Focus on Syria Voci di bambini siriani “Quando la strada sarà aperta e l’assedio sarà finito, non vorrò partire dal campo, vorrò soltanto che qualcuno mi dia da mangiare.” Questa frase di un ragazzino siriano in un quartiere assediato della periferia di Damasco illustra la realtà quotidiana di molti bambini in Siria. Secondo un rapporto pubblicato dall’ONG War Child Holland nel gennaio 2014, i bambini della Siria vogliono semplicemente vivere la loro infanzia e la loro innocenza. Vogliono avere a disposizione “più spazi sicuri… in cui possano giocare senza paura di essere feriti, di morire o di perdere le loro case” Le citazioni di questo rapporto sono state raccolte in Siria da un gruppo di ricercatori che ha documentato le storie di quasi 400 bambini. Il rapporto mette in evidenza i sentimenti e i timori condivisi dai bambini ed è stato strutturato secondo i cinque diritti fondamentali che gli dovrebbero essere garantiti (e che sono difesi dalla Convenzione dell’ONU per i Diritti dei Bambini. Secondo il rapporto di War Child Holland, i principali timori dei bambini siriani sono la mancanza di sicurezza, di accesso all’educazione, di servizi sanitari, di cibo, e di possibilità di giocare. Le organizzazioni umanitarie parlano spesso delle difficoltà nel distribuire aiuti in Siria ma non citano l’impatto quotidiano di questa situazione sui bambini. Molti di loro vivono in quartieri dove il pane non si trova più da mesi, dove gli abitanti bruciano le porte delle loro case per scaldarsi, e dove la gente cammina dietro file di coperte appese in strada per nascondersi dai cecchini. Ogni giorno che questi bambini trascorrono ad aspettare che l’accesso al loro quartiere sia aperto e che il cibo e le medicine arrivino, è un nuovo incubo vissuto. Secondo le Nazioni Unite, circa 245,000 persone in Siria vivono in zone di difficile accesso o sotto completo stato di assedio. Dopo aver già sopravvissuto a diversi anni di conflitto, i bambini e le loro famiglie nelle zone sotto assedio sono obbligati ad arrangiarsi con le scarse risorse disponibili. Il mondo che i bambini conoscono attorno a loro diventa più piccolo, si restringe: le strade in cui possono giocare liberamente diminuiscono, e le razioni di cibo diventano più piccole e meno frequenti. I bambini siriani si ricordano delle loro vite prima della guerra. Vogliono ritornare alle loro vite passate, alle loro vecchie case; vogliono ritrovare i loro amici e sentirsi liberi dalla paura. Le storie e le citazioni dei bambini rivelano che la paura schiacciante e l’ansietà gli impediscono di andare a scuola o nei centri sanitari, anche quando questi servizi sono disponibili. Le bambine rimangono a casa e non vanno a scuola più spesso dei bambini, perché i loro genitori hanno paura di farle uscire di casa. “Le scuole sono gli unici luoghi con un cortile per giocare. Ma questi spazi sono esposti al tiro di proiettili, soprattutto al perimetro del terreno delle scuole. A volte, le scuole diventano il bersaglio di tiri di mortaio o di rapine.” Le voci dei bambini in Siria devono essere ascoltate e, soprattutto, devono trovare una risposta. Per assicurare che le preoccupazioni dei bambini siano tenuti in considerazione, il rapporto di War Child Holland include anche delle raccomandazioni per le organizzazioni umanitarie. Ad esempio, gli adulti dovrebbero “sforzarsi per diminuire la probabilità che i bambini assistano alle azioni dei combattenti, implicandoli in attività che occupino il loro tempo, mantenendo la loro attenzione altrove e rinforzando le loro capacità e la loro consapevolezza.” I programmi di aiuto umanitario in Siria dovrebbero rispondere ai bisogni dei bambini con la creazione di spazi sicuri che gli permettano di riunirsi e di avere accesso ai servizi di assistenza in maniera equa. Il rapporto raccomanda di dare priorità ai partenariati e alle collaborazioni con le associazioni della società civile già presenti. I bambini sia residenti del posto, sia sfollati e rifugiati dovrebbero essere integrati e implicati. Un bambino della provincia di Damasco ha detto: “Nessun luogo è sicuro. Anche i posti in cui ci sentiamo felici non sono sicuri.” Per approfondire, leggi il testo integrale del rapporto (in inglese).
|
|