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02/04/2014

Allarme malnutrizione tra i bambini siriani del Libano
di Anna Clementi

Bambini magri, dai corpi scheletrici e dai visi scavati. Anziani accasciati per strada, distesi in un letto, con le ossa sporgenti sul petto. Uomini privi di vita, uccisi dalla fame, dalla mancanza di alimenti di prima necessità. Queste le immagini della popolazione del campo profughi di Yarmouk, nella periferia di Damasco, che, all’inizio del 2014, avevano scosso l’opinione pubblica di tutto il mondo. A confermare la tragica situazione all’interno del campo è il rapporto di Amnesty International pubblicato il 10 marzo 2014, secondo il quale l’assedio di Yarmouk, che ha provocato più di 120 morti per fame e mancanza di cure, è un crimine contro l’umanità da denunciare alla Corte Penale Internazionale.

Se la situazione all’interno della Siria si sta facendo sempre più drammatica, non meno preoccupante è la condizione dei profughi siriani che hanno lasciato il paese. A lanciare un nuovo allarme sul tragico stato in cui sono costretti a vivere i rifugiati del Libano è l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.

“La malnutrizione è la nuova e silenziosa minaccia tra i rifugiati in Libano, a causa delle precarie condizioni sanitarie, della contaminazione dell’acqua, delle malattie, della mancanza di immunizzazione e delle pratiche alimentari scorrette tra i bambini” ha dichiarato la rappresentante dell’UNICEF Annamaria Laurini.

A seguito di un’indagine condotta nei mesi di ottobre e novembre 2013 da alcune organizzazioni internazionali, è risultato che tra il 2012 e il 2013 la diffusione di una forma di malnutrizione acuta nella parte settentrionale del Libano e nella Valle della Bekaa è più che raddoppiata: più di 2000 bambini rifugiati al di sotto dei cinque anni sono in pericolo di vita.

Una minaccia che non esisteva prima dell’inizio della crisi siriana nel 2011 e che, fino al 2013, non è mai stata considerata come un serio problema sanitario. Ora invece essa rappresenta uno dei principali pericoli per i più piccoli: se non si prendono azioni immediate, la situazione potrebbe precipitare e provocare ulteriori morti. Proprio per evitare un aggravarsi della crisi, in questi giorni le Nazioni Unite stanno creando un nuovo gruppo di lavoro sulla malnutrizione che vede una cooperazione tra le agenzie ONU e varie Ong che lavorano in Libano.

Tuttavia la situazione è già drammatica. Con l’aumento dei prezzi del cibo e con la costante crescita del numero di profughi siriani che cercano rifugio in Libano – secondo le ultime stime dell’Alto Commissariato per i Rifugiati (Acnur) sono quasi 960.000 – la crisi alimentare e sanitaria è destinata a peggiorare. I campi profughi e gli accampamenti informali dislocati nella Valle della Bekaa e nel Libano settentrionale si stanno facendo sempre più affollati e le condizioni igieniche sono già precarie e si prevede un peggioramento con l’arrivo della stagione calda.

Inoltre, come ha spiegato Linda Shaker Barberi, rappresentante paese per il Libano del gruppo International Orthodox Christian Churches (IOCC), una delle principali cause della malnutrizione nei bambini è legata al fatto che non vengono allattati al seno. Pertanto, non solo non ricevono le sostanze nutritive e gli anticorpi essenziali per la loro crescita, ma per di più sono costretti a bere l’acqua corrente che, molte volte, è contaminata e può provocare vomito, diarrea e infezioni intestinali. Malattie che possono mettere a rischio la vita stessa dei più piccoli.

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