Al-Quds al-Arabi Il presidente diventa vittima di quel "complotto universale" che egli stesso ha favorito Non vi è ombra di dubbio che quel “complotto universale” di cui parlava il presidente Bashar al-Assad dinanzi al Consiglio del Popolo alcune settimane dopo lo scoppio della rivolta abbia avuto inizio sin dai primi attacchi rivoluzionazri contro il regime in carica. Allo stesso modo, non vi è dubbio che la repressione operata dal governo siriano abbia ricevuto il consenso internazionale: in primis, il supporto dell’Iran e della Russia per paura di perdere rispettivamente un cliente e un alleato strategico nella regione; poi, forse, il sostegno di Israele, America, Occidente nel suo insieme e di altri Paesi arabi. Vi invito a diffidare da quei menzogneri, come il presidente americano, Barack Obama, che gridano supporto al popolo in rivolta e accusano il regime di aver perso legittimità. Tanto in Oriente quanto in Occidente, nessuno ammette che la Siria possa divenire uno stato democratico e civile o un modello da seguire; al contrario, tutti mirano al suo indebolimento e annientamento. Ecco che la rivolta siriana può diventare lezione tragica e dolorosa per qualsiasi altro ribelle nella regione che cerchi di sfidare il sistema dall’interno. Assad non avrebbe raggiunto tale violenza senza una forte copertura internazionale e un lasciapassare che gli ha permesso di indossare le vesti di uno dei dittatori più spietati e brutali che la storia abbia mai conosciuto. Il problema dei siriani quindi non è circoscritto esclusivamente al governo; al contrario, essi si ribellano contro tutti quegli Stati vicini o lontani, che hanno agito da doppi giochisti. Il colpevole è da ricercare nella Russia o nell’Iran, nella regione araba o nell’Occidente ipocrita che ha finto di affiancare i ribelli ma ha operato come tutti gli altri, rafforzando il potere del tiranno per appagare i propri desideri. Bashar al-Asad oggi si presenta come un assassino in affitto: egli mette in pratica una richiesta internazionale. Tuttavia, se da una parte i siriani non lo perdoneranno, dall’altra, i suoi alleati o fautori del male gli volteranno le spalle e non lo lasceranno al potere a lungo. Il regime allora era sincero quando parlava di “complotto universale”, ma non lo era quando affermava che tale “complotto” fosse contro la sua persona. Esso, infatti, era e continua ad essere un complotto contro il popolo siriano, mentre il regime era e continua ad essere uno dei suoi più importanti strumenti di esecuzione.
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