http://comune-info.net A Castel Volturno si spara ancora Si spara con metodi e atteggiamenti camorristici, con cieca arroganza e ignoranza. Si spara per determinare la legge del più forte, per fare capire chi comanda e chi in silenzio deve solo ubbidire. Si spara per ribadire il terrore, per vedere negli occhi dell’altro la paura e la rassegnazione. Non è la prima volta che succede un fatto del genere. Già diversi mesi fa la Vigilanza privata ha usato armi contro i migramti (e per questo fatto c’è una denuncia in corso). Quello che è successo domenica ha del paradossale. I fatti sono oramai chiari. Dietro il ferimento dei due immigrati non c’è nessun furto. Uno dei ragazzi feriti era in bicicletta a Pescopagano quando è stato fermato da uno dei due Cipriano, il figlio, mentre stava trasportando una bombola di gas. Subito è stato accusato di averla rubata ma il ragazzo si è difeso dicendo che la bombola era di sua proprietà ed è stato aggredito. A quel punto è intervenuto un connazionale che passava di lì e lo ha soccorso. C’è stato un litigio, sono volati degli schiaffi poi però la cosa sembrava finita lì. Invece dopo pochi minuti il giovane è tornato insieme al padre con una pistola e hanno fatto fuoco. Da qui è partita la reazione di una parte della comunità immigrata di Pescopagano. Quello che colpisce di tutta questa vicenda sono diversi elementi. Primo tra tutti, la rabbia che brucia per le strade di Castel Volturno. Una rabbia che non ha colore e che mette allo scoperto la devastazione di questo territorio. Non puoi non essere arrabbiato se cresci e vivi a Pescopagano o a Destra Volturno. Non puoi non essere arrabbiato se vedi ogni mattina cumoli di spazzatura sulle strade, se non hai il trasporto scolastico per mandare a scuola tuo figlio. Non puoi non essere arrabbiato se non hai uno straccio di lavoro o se vieni sfruttato per meno di 20 euro al giorno. Non puoi non essere arrabbiato se non puoi condurre una vita normale, se non puoi uscire la sera perché non hai la macchina e questo paese non ti offre niente. Non poi non essere arrabbiato se non hai un quartiere dove non ci sono luoghi di aggregazione, se non ci sono biblioteche, se non ci sono luoghi dove poter fare sport, se non hai uno spazio dove fare musica con i tuoi amici. Questo degrado non ha colore. Questa bomba su cui siamo seduti si chiama degrado e il degrado non può che generare violenza. Questa rabbia sta generando una guerra tra disperati: è la stessa vecchia storia dove bisogna trovare chi è più povero di te, chi è più disperato di te e addossargli tutta la colpa della situazione. Nel degrado si ricercano carnefici e questi carnefici sono sempre quelli più poveri di te. Si fa fatica a comprendere che chi è ancora più povero e disperato di te ha ancora meno possibilità è ancora più sfruttato e ancora più in balia di ricatti e soprusi. Ci colpisce certa stampa che sta soffiando sul fuoco. Non è questo il momento, non è questo il metodo. Chi vuole scrivere su questi fatti dovrebbe fare lo sforzo dello studio, dell’inchiesta e della ricerca. Non ricercate solo “mi piace” su facebook. Sono anni che lavoriamo con i bambini e ci colpisce ogni giorno di più lo sforzo che dobbiamo fare per fare capire che Castel Volturno non è un paese normale. I bambini non si stupiscono più del degrado, per loro sta diventando una cosa del tutto normale. Questo ci fa tremare le gambe e ci da una grossa responsabilità. Non possiamo più rimandare questa responsabilità è ora di invertire la tendenza. I fatti di Pescopagano ci fanno sempre più pensare che sia giunto il momento di costruire ponti tra gli oppressi per trasformare questo territorio in un luogo vivibile. Il degrado ci sta già ammazzando tutti.
La Casa del Bambino di Castel Volturno è un Centro Territoriale Educativo che svolge attività di doposcuola e laboratoriali. Rifacendosi al metodo della Scuola Attiva, uno degli obiettivi principali del Centro è la trasformazione del territorio. La Casa del Bambino, nota anche per la sua straordinaria esperienza sociale della squadra (di bambini e bambine) di rugby “I Pirati”, ha aderito a Ribellarsi facendo (qui con le parole e le foto di Filippo Mondini: I pirati di Castel Volturno).
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