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09/07/2014

Migranti, il piano italiano per il semestre europeo
di Stefano Arduini

Le sei azioni su cui punterà Roma non toccheranno nè il budget previsto nè le norme in essere a partire dal regolamento di Dublino.

Saranno sei i punti qualificanti dell’azione italiana sull’immigrazione che connoteranno i sei mesi di presidenza italiana della Ue. A metterli a punto il Consiglio informale Giustizia e Affari interni in corso proprio a Milano, a cui fra gli altri per l’Italia ha partecipato Francesco Fabio Marzano, viceprefetto Ufficio Affari Internazionali del ministero degli Interni. Con il quale Vita.it ha potuto dialogare a latere di un convegno organizzato dalla Rappresentanza della Commissione europea (con il contributo di Fondazione Cariplo) proprio a Milano.

Vediamo dunque quale sarà l’approccio dell’Italia nel consesso europeo. Con tre premesse che Marzano vuole subito mettere in chiaro. La prima: «A livello europeo c’è un consenso generalizzato che non occorrano nuove piani o nuove strategie, ma rendere efficienti ed efficaci gli strumenti già in essere». Secondo: «Il tema della migrazioni è un tema di settore che riguarda qualche Stato membro o qualche area specifica delle istituzioni continentali, è un problema strutturale e non emergenziale che necessità risposte di sistema». Terzo: «In questo momento non c’è il consenso necessario per modificare le regole e i budget (si può però accedere ad altri canali di finanziamento già approvati che oggi non impattano direttamente sul tema immigrazione), questo perché fra gli Stati membri le sensibilità sono molto diverse, l’Italia quindi intende avere un approccio molto pragmatico».

Ciò detto ecco i punti fondamentali messi sul piatto da Roma:

1.   Occorre distinguere con nettezza fra la migrazione legale e quella illegale. Questo perché la confusione crea una sorta di effetto boomerang con conseguenze nocive sulla disponibilità dell’opinione pubblica a discutere di questi argomenti. L’Italia quindi punterà ad allargare le maglie degli ingressi per ragioni di ricerca e studio con l’obiettivo di attrarre i migliori cervelli provenienti dalla aree di immigrazione. D’altro canto però l’Europa dovrà aumentare la capacità di controllo sulle frontiere anche con dispositivi tecnologici (“smart borders”) e combattere le organizzazioni criminali dedite alla tratta degli esseri umani.

2.    Occorre rafforzare le sinergie fra le agenzie europee, prima fra tutte Fontex ed Europol in modo da creare un sistema di early warning efficace.

3.    Occorre incentiva e favorire la capacità dei singoli stati membri nel sottoscrivere accordi direttamente con i Paesi di provenienza e quelli di transito. In particolare l’Italia si propone di replicare il modello degli accordi di Rabat ai Paesi del Corno d’Africa.

4.     L’Europa dovrà proporre campagne di sensibilizzazione direttamente nei Paesi di provenienza in modo da illustrare i rischi della migrazione illegale e le opportunità di quella legale.

5.      Occorre rafforzare i programmi regionali di Resettlemet dei richiedenti asilo in collaborazione con l’agenzia dell’Onu per i rifugiati.

6. Il regime di asilo deve essere organizzato in un’ottica europea, questo significa una maggiore efficacia a livello di identificazione degli Stati di approdo ma anche una maggiore disponibilità ad accogliere da parte degli Stati meno “assediati” dagli arrivi. Insomma l’allocazione dei migranti dovrà essere riorganizzata in base alle disponibilità effettive. Per questo è urgente che ogni Stato provveda a una ricognizione sulle presenze di immigrati e sulla capacità di accoglienza.   

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