http://comune-info.net L’esecuzione selettiva dei giovani brasiliani Uno dei coordinatori nazionali del Movimento dei Lavoratori Senza Tetto definisce le sistematiche esecuzioni di giovani neri e poveri delle periferie urbane del Brasile uno sterminio. In questi nefasti giorni di massacri mediorientali, la defnizione potrebbe sembrare inopportuna ed esagerata. Non lo è. Nel solo stato di Rio de Janeiro in dieci anni la polizia militare ha ucciso almeno 10.700 persone, 6000 i desaparecidos in appena due anni. Oltre seicento “esecuzioni” nei primi sei mesi dell’anno soltanto a Rio e São Paulo. Questo raccontano le cifre ufficiali. Lo sterminio è selettivo, viene consentito proprio perché un’ampia parte della società, il Brasile resta uno dei campioni mondiali delle disuguaglianze, considera necessaria all’ordine una certa “pulizia sociale”. Non è un caso che i due agenti denunciati da un ragazzo fintosi morto sapevano di essere filmati nell’auto che portava le vittime in collina ma erano certi dell’impunità perché l’intero corpo delle polizia militare (e non solo) approva. “Meno due“, questo è stato il commento di un poliziotto militare di Rio de Janeiro al suo collega dopo aver “giustiziato” due ragazzi, M. di 15 anni e Matheus Alves dos Santos, di 14, l’11 giugno di quest’anno. In realtà, M. è sopravvissuto anche se colpito dal proiettile di un fucile e così la storia è venuta alla luce. I ragazzi, neri e abitanti della favela di Maré, camminavano per il centro di Rio de Janeiro, quando sono stati abbordati dalla polizia militare e portati dai poliziotti sulla collina di Sumaré, luogo dell’esecuzione. Altro che “Meno Due”! Almeno 612, soltanto nel primo semestre di quest’anno. Questo è il numero di persone uccise dalla polizia militare in servizio a Rio de Janeiro e São Paulo, da gennaio a giugno 2014. Lungi dall’essere una pratica isolata di alcuni psicopatici in uniforme, lo sterminio poliziesco è di routine in Brasile. A Rio de Janeiro, che ha la polizia più letale del paese, 10.700 omicidi sono stati commessi dalla polizia in un decennio, dal 2001 al 2011. Contando solo le registrazioni di morti in seguito a intervento della polizia, cioè, quelle dichiarate dai poliziotti. Nei primi sei mesi di quest’anno sono stati 295 gli omicidi in questa categoria. Ma il numero reale è probabilmente molto più alto. Se il giovane M., fatto raro, non fosse sopravvissuto al colpo di fucile, Matheus rientrerebbe nelle statistiche come “desaparecido” , e non come morte causata dalla Polizia Militare. Sempre nel primo semestre di quest’anno, sono stati 3.185 i “desaparecidos” nello Stato di Rio de Janeiro, secondo l’Istituto di Pubblica Sicurezza (RJ/ ISP). Vale a dire, i numeri, già allarmanti in sé, potrebbero ancora essere molto sottostimati. A São Paulo la realtà non è così diversa. La letalità della polizia è relativamente minore di quella di Rio, ma sta crescendo. Quest’anno la crescita degli omicidi da parte della polizia dello Stato ha fatto notizia in tutto il mondo. Da gennaio a giugno sono stati 317 gli assassinati da poliziotti in servizio, con un incremento del 111% rispetto al primo semestre del 2013. 111%, più del doppio! Questo significa cinque omicidi ogni due giorni. Solo il mese scorso sono stati due i casi che hanno ottenuto grande eco. Il massacro di Carapicuíba il 13 e il 26 luglio, per la vendetta della polizia dopo l’uccisione di un poliziotto militare in città, che ha provocato dodici morti tra cui una donna incinta. E poi i due giovani “freddati” il 31 luglio, dopo essere stati sorpresi dalla polizia mentre graffitavano un edificio abbandonato nella zona Est della capitale. Ma “stavano facendo graffiti, quindi erano banditi!”, ribatterebbe lo “spirito conservatore” paulistano così bene evidenziato in un recente articolo di Antonio Prata. Già, non risulta che il fare graffiti o commettere qualsiasi altro crimine comporti nel codice penale brasiliano la pena di morte. Per inciso, pena di morte eseguita vigliaccamente, senza diritto di difesa, giudizio o condanna legale. In pratica la pena di morte esiste in Brasile. I dati di Amnesty International mostrano che solo la polizia di São Paulo e Rio de Janeiro ha ucciso il 42 per cento di persone in più che in tutti i paesi in cui la pena di morte esiste legalmente. La polizia degli Stati Uniti, un paese così apprezzato da quelli “dallo spirito conservatore”, uccide tra 200 e 400 persone l’anno, data una popolazione complessiva di oltre 300 milioni di persone. Solo la polizia di São Paulo, Stato che ha poco più di un decimo di questa popolazione, ne ha già uccise 317 solo nel primo semestre di quest’anno. Ma questa pena di morte extragiudiziale è selettiva. I loro obiettivi sono ben definiti. Hanno colore, età e indirizzo. Sono quasi sempre giovani e neri. E sono sempre poveri e residenti delle periferie. La mappa realizzata dal sito Ponte.org non lascia dubbi al riguardo. Ed è proprio per questo che la pena di morte brasiliana è tollerata e addirittura incoraggiata da un settore della società. È vista nell’immaginario fascista di una parte della borghesia brasiliana come una necessaria pulizia sociale. Dopo tutto, come si usa dire in Brasile: “Bandito buono è il bandito morto!” . I diritti umani sono per gli umani diritti. Vale a dire, non è stato il caporale della Polizia Militare di Rio che ha inventato il “Meno due”. Ha espresso solo, con un sadismo nudo e crudo, il culto della barbarie e dello sterminio dei più poveri che è difeso da persone molto più importanti di lui, nei circoli sociali, nei media e nei governi. Quando il governatore Geraldo Alckmin dice che “chi non ha reagito è ancora vivo” nel mezzo dell’ondata di esecuzioni commesse dalla polizia nel 2012 a San Paolo, quale messaggio invia alle truppe? Se si considera che oltre il 90% degli omicidi commessi dalla polizia di Rio de Janeiro vede la sua indagine archiviata in meno di tre anni da parte della magistratura, senza alcuna punizione, che cosa i giudici ed i pubblici ministeri stanno dicendo a questi poliziotti militari? Uccidere neri e poveri nelle periferie è consentito, questo è il messaggio. Un vero e proprio sigillo ufficiale. Non c’è da meravigliarsi se i numeri crescono. Fino a quando la struttura della sicurezza pubblica non verrà smilitarizzata (proposta che staziona nel Congresso, la PEC 51) e fino a quando i governi e la magistratura continueranno a tollerare e stimolare lo sterminio poliziesco nelle periferie, questa tendenza non si invertirà. Noi continueremo a testimoniare quotidianamente la mattanza di nuovi Amarildo, Claudia, Douglas, Matheus e tanti altri senza nome che hanno avuto la vita falciata dalla vigliaccheria ingiustificabile di un’esecuzione compiuta in nome dell’ordine. pubblicato il 14/08/14 sul sito Folha de São Paulo traduzione di Carlinho Utopia, che ringraziamo per il prezioso lavoro svolto prima, durante e dopo la Coppa del Mondo Il Brasile che non vi raccontano. Articoli, reportages, video e film raccolti in ordine sparso e tradotti in italiano Il Resto del Carlinho Utopia La pagina facebook *Guilherme Boulos, 32 anni, laureato in filosofia alla USP (Università di San Paolo), professore di psicoanalisi e membro del Coordinamento Nazionale del MTST Movimento dos Trabalhadores Sem Teto (Movimento dei Lavoratori Senza Tetto). È attivo anche nel Frente de Resistência Urbana (Fronte di Resistenza Urbana) ed è autore del libro “Perché noi occupiamo: una introduzione alla lotta dei senzatetto” I giustizieri sapevano di essere filmati Andato in onda domenica 20.07 in tarda serata, all’interno del programma “Fantastico” della Globo, il video riprende due poliziotti militari di Rio de Janeiro mentre arrestano e poi conducono su una collina due adolescenti di 14 e 15 anni per “giustiziarli”.Il più giovane, Matheus Alves dos Santos, è stato ritrovato morto 5 giorni dopo, grazie alla coraggiosissima testimonianza del secondo ragazzo, di 15 anni, che è sopravvissuto (fingendosi morto dopo il secondo degli spari che lo hanno raggiunto) ed ha denunciato l’accaduto.I due poliziotti sapevano di essere filmati dalle telecamere piazzate sulla loro auto, ma erano così sicuri della loro (abituale) impunità che non se ne sono minimamente preoccupati. Desaparecidos Desaparecidos e dimenticati. Il caso del muratore Amarildo, fermato per un controllo dai poliziotti militari della UPP (Unità di Polizia Pacificatrice) della favela Rocinha, torturato e poi fatto sparire è uno dei pochi investigati tra i più di 6000 “desaparecidos” (scomparsi) nello Stato di Rio de Janeiro tra il 2012 ed il 2013.
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