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ott 5th, 2014

La Svezia riconosce la Palestina. Convocato l’ambasciatore, ma per Netanyahu il problema è la maggioranza
di Enrico Oliari

Alcuni giorni fa il premier svedese Stefan Loefven aveva annunciato l’intenzione del suo governo di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina, dopo che Israele aveva reso nota l’ennesima decisione di costruire case nei Territori palestinesi, per la precisione 2.160 nuovi alloggi a Gerusalemme Est, nel quartiere Givat Hamatos, occupato ed annesso unilateralmente.
Nonostante l’enfasi di parlare di “primo paese europeo” a compiere tale atto, in realtà la Palestina è riconosciuta, fra i paesi dell’Unione europea, già da Norvegia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Malta, Polonia e Romania, ma poi ancora da Albania, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Russia, Serbia, Georgia e Islanda.
Fatto sta che oggi il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha convocato l’ambasciatore svedese a Tel Aviv, Carl Magnus Nesser, per far sapere le proprie rimostranze e per affermare ufficialmente che Loefven “non ha compreso che chi ha costituito negli ultimi venti anni un ostacolo tra gli israeliani e i palestinesi sono proprio questi ultimi”.
E’ un po’ la storia di sempre, basti pensare che, poco prima della recente crisi di Gaza (2.200 morti), il ministro per l’Edilizia Uri Ariel aveva annunciato la costruzione di 5.500 alloggi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, mandando di conseguenza all’aria i colloqui caparbiamente voluti dal Segretario di Stato Usa, John Kerry, e spingendo Hamas ad allearsi con al-Fatah nella guida dell’Autorità nazionale palestinese.
Anche allora, come per i molti casi precedenti, la comunità internazionale (compresi gli Usa) aveva risposto con disappunto alla politica di conquista graduale ma mai fermata dei Territori palestinesi, tuttavia è un errore pensare che il governo israeliano sia monolitico in questa strategia politica volta a mantenere alta la tensione giusto per non arrivare mai ad un accordo. Basti pensare che nel novembre 2013 il premier Benjamin Netanyahu aveva ordinato ad Uri Ariel “di riconsiderare tutte le misure riguardanti la progettazione” delle 20mila unità abitative ideate in Cisgiordania, “adottate senza previo coordinamento”. “Questa iniziativa non favorisce la colonizzazione – aveva continuato il premier israeliano – al contrario è sbagliata. E’ un gesto inutile, dal punto di vista legale e pratico, è un’azione che innesca uno scontro inutile con la comunità internazionale nel momento in cui stiamo tentando di convincere i membri della stessa comunità a raggiungere un accordo migliore con l’Iran”.
La solita altalena di sempre, insomma, Dovuta al fatto che il governo Netanyahu, per quanto intelligentemente venga fatto apparire all’esterno come unitario e compatto, in realtà deve fare i conti con spaccature dovute alla turbolenta presenza al proprio interno di partiti della destra radicale, sostenuti proprio dai coloni, come il Beitenu (“Focolare ebraico”) cui fanno parte proprio il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman e il ministro per l’Edilizia Uri Ariel.
Impossibile pensare alla pace facendo di tutto per fare la guerra.
Da qualche tempo l’Unione europea ha chiuso le relazioni con le organizzazioni e le aziende israeliane che operano nei territori occupati: le prime sono state le banche danesi, olandesi e la Deutsche Bank, le quali hanno rotto i rapporti con la Hapoiliam Bank israeliana. Ed ogni qualvolta viene annunciata la costruzione di una nuova serie di unità abitative sulla terra degli altri, si assiste ad uno stracciarsi di vesti a catena dei vari capi della diplomazia europea. Chiacchiere, insomma. Mentre il premier svedese ha voluto dimostrare concretezza, ribadendo qualche giorno fa che “Una soluzione a due stati suppone un riconoscimento reciproco e la volontà di una coesistenza pacifica. Ecco perché la Svezia riconoscerà lo Stato della Palestina”.
Una posizione apprezzata dall’israeliana Zahava Gal-On, presidente del partito di sinistra Meretz, secondo la quale la l’iniziativa di Stoccolma potrebbe generare “un effetto a catena che porti il resto degli Stati dell’Unione europea a riconoscere lo Stato palestinese”.
“Invece di convocare l’ambasciatore svedese in Israele per un rimprovero – ha detto Gal-On – , sarebbe meglio per il governo lasciar perdere le proprio ossessioni e acconsentire al riconoscimento di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite”: “Israele potrebbe tenere un tipo diverso di negoziati, tra governo e governo, atto a raggiungere una soluzione comprensiva”.

Stati che hanno riconosciuto unilateralmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967 (Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est:

Lega araba
Algeria – Bahrain – Comore – Gibuti – Egitto – Iraq – Giordania – Kuwait – Libano – Libia – Mauritania – Marocco – Oman – Qatar – Arabia Saudita – Somalia – Sudan – Tunisia – Emirati Arabi Uniti – Yemen

Altri stati dell’Africa
Angola – Benin – Botswana – Burkina Faso – Burundi – Camerun – Capo Verde – Repubblica Centrafricana – Ciad – Repubblica del Congo – Repubblica Democratica del Congo – Guinea Equatoriale – Etiopia – Gabon – Gambia – Ghana – Guinea – Guinea-Bissau – Madagascar – Mali – Mauritius – Mozambico – Namibia – Niger – Nigeria – Ruanda – São Tomé e Príncipe – Senegal – Seychelles – Sierra Leone – Swaziland – Tanzania – Togo – Uganda – Zambia – Zimbabwe

Altri stati dell’Asia
Afghanistan – Bangladesh – Bhutan – Brunei – Cambogia – Repubblica Popolare Cinese – India – Indonesia – Iran – Laos – Malaysia – Maldive – Mongolia – Nepal – Corea del Nord – Pakistan – Filippine – Sri Lanka – Vietnam – Thailandia – Burma – Kazakistan – Uzbekistan – Kirghisistan – Turkmenistan – Tagikistan

Americhe
Cile – Costa Rica – Cuba – Ecuador – Guyana – Nicaragua – Brasile – Argentina – Bolivia – Uruguay – Perù – Paraguay – Salvador – Venezuela – Saint Vincent e Grenadine – Repubblica Domenicana – Honduras

Oceania
Papua Nuova Guinea – Vanuatu

Stati che riconoscono uno status speciale alle rappresentanze palestinesi:
Delegazione diplomatica palestinese: Francia, Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, Austria;
Delegazione speciale Palestinese: Messico;
Delegazione generale palestinese: Irlanda, Australia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Città del Vaticano, Stati Uniti;
Rappresentanza dell’OLP: Svizzera:
Dipartimento dell’OLP: Israele (relazioni ufficialmente sospese nel 2001)

Dal 2012 la Palestina è ufficialmente annoverata dalle Nazioni Unite come Stato osservatore; il voto favorevole all’assemblea generale ha riguardato anche molti paesi che non riconoscono ancora formalmente lo Stato di Palestina.

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