Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite respinge la risoluzione per lo stato di Palestina
La Presidenza palestinese deve ritirare il suo progetto |
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english version below AFP Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite respinge la risoluzione per lo stato di Palestina Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ad adottare una risoluzione su uno stato palestinese che è stato fortemente osteggiato dagli Stati Uniti Martedì. Cina, Francia e Russia sono tra gli otto paesi che hanno votato a favore del testo, ma la risoluzione non ha raccolto i nove voti "sì" necessari per l'adozione nel consiglio di 15 membri. Australia e Stati Uniti hanno votato contro, e altri cinque paesi si sono astenuti, tra cui la Gran Bretagna. La risoluzione redatta dai palestinesi e sostenuta dai paesi arabi avrebbe aperto la strada a uno stato palestinese con Gerusalemme Est come capitale. Essa fissava un termine di 12 mesi per raggiungere un accordo di pace definitivo di Israele con i palestinesi e chiedeva un ritiro totale di Israele dai territori palestinesi entro la fine del 2017. La Giordania, membro del Consiglio di Sicurezza ha chiesto la votazione nonostante l'opposizione degli Stati Uniti, che sosteneva che la risoluzione non affrontasse i problemi di sicurezza di Israele e poneva delle scadenze arbitrarie. "Questa risoluzione pone le basi per ulteriori divisioni, non per un compromesso", ha detto l'ambasciatore Usa Samantha Power al Consiglio. "Questo testo affronta le preoccupazioni di una sola parte." La Power ha difeso la posizione degli Stati Uniti a favore di colloqui diretti, dicendo "la pace verrà da scelte difficili e compromessi che devono essere fatti al tavolo dei negoziati." Il Segretario di Stato americano John Kerry aveva fatto pressioni nei giorni precedenti al voto, chiamando i 13 ministri degli Esteri per spiegare l'opposizione americana. Washington non è stata, però, costretta a ricorrere al suo potere di veto per bloccare il provvedimento, una mossa che avrebbe potuto compromettere i rapporti statunitensi con il mondo arabo. Un veto statunitense rischiava di irritare i principali alleati arabi, compresi i partner della coalizione guidata dagli Stati Uniti che svolgono attacchi aerei contro il gruppo Stato islamico in Siria e Iraq. Argentina, Ciad, Cile, Giordania e il Lussemburgo hanno aderito, con la Cina, la Francia e la Russia nel sostenere la risoluzione. Lituania, Nigeria, Ruanda e Corea del Sud si sono astenuti, insieme con la Gran Bretagna. Fonti diplomatiche hanno detto che era previsto la Nigeria sostenesse la risoluzione, ma ha cambiato la sua posizione all'ultimo minuto. La Francia ha votato sì L'inviato francese ha detto di aver sostenuto la risoluzione a causa di un "bisogno urgente di agire" e ha promesso di continuare a premere per un ruolo delle Nazioni Unite nel far rivivere i colloqui di pace israelo-palestinesi. "I nostri sforzi non deve fermarsi quì. E' nostra la responsabilità di provare di nuovo, prima che sia troppo tardi", ha detto Francois Delattre. L’allarme internazionale è in crescita per le violenze in corso e il fallimento nel riprendere i negoziati che lo scorso mese di aprile si sono bloccati, quando Kerry ha portato una spinta per la pace. Il capo della politica estera dell'Unione europea Federica Mogherini ha detto che il voto ha sottolineato l’urgenza per Israele e i palestinesi a riprendere urgentemente i negoziati di pace. "L'Unione europea promuoverà e sosterrà, ora più che mai, gli sforzi per raggiungere una pace duratura sulla base di questa visione dei due stati insieme con i partner internazionali, nella regione", ha detto. Martedì scorso, un adolescente palestinese è stato gravemente ferito dal fuoco israeliano nel sud della West Bank, secondo i membri della famiglia. L'esercito ha detto che aveva gettato un sospetto ordigno esplosivo contro le truppe. L'incidente è avvenuto il giorno dopo che le forze israeliane hanno sparato e ucciso un giovane nel nord della Cisgiordania, finora quest'anno, sono 2335 i palestinesi uccisi da Israele. La votazione ha coronato una campagna di tre mesi da parte dei palestinesi alle Nazioni Unite per ottenere il sostegno per una risoluzione che stabilisca un calendario per la fine dell'occupazione israeliana. L'inviato palestinese Riyad Mansour ha accusato il consiglio di non assumersi le sue responsabilità e ha promesso di cercare altri luoghi per ottenere il riconoscimento. "Il popolo palestinese e il mondo non possono più aspettare. Il messaggio, nonostante il risultato deplorevole di oggi, è particolarmente evidente", ha detto al consiglio. Mansour ha detto che la leadership palestinese si riunirà Mercoledì per decidere i prossimi passi. I palestinesi sono pronti ad aderire al Tribunale penale internazionale per lanciare azioni legali contro Israele e utilizzare altre sedi internazionali per spingere il loro caso, se la risoluzione non riescisse. Israele, rappresentata dal tre Israele Nitzan, ha consegnato un laconico indirizzo di quattro frasi al Consiglio. "Abbiamo una notizia per i palestinesi, non si può agitare e provocare la strada per uno stato, esortiamo il consiglio di smettere di indulgere con i palestinesi e di porre fine alla loro marcia della follia." AFP UN Security Council rejects Palestine statehood resolution The UN Security Council failed to adopt a resolution on Palestinian statehood that was strongly opposed by the United States on Tuesday. China, France and Russia were among the eight countries that voted in favor of the text, but the resolution fell short of winning the nine "yes" votes necessary for adoption in the 15-member council. Australia and the United States voted against, and five other countries abstained, including Britain. The resolution drafted by the Palestinians and backed by Arab countries would have paved the way to a Palestinian state with East Jerusalem as its capital. It set a 12-month deadline for Israel to reach a final peace deal with the Palestinians and called for a full Israeli withdrawal from the Palestinian territories by the end of 2017. Security Council member Jordan had requested the vote despite opposition from the United States, which argued that the resolution did not address Israel's security concerns and set arbitrary deadlines. "This resolution sets the stage for more division, not for compromise," US Ambassador Samantha Power told the council. "This text addresses the concerns of just one side." Power defended the US position in favor of direct talks, saying "peace will come from hard choices and compromises that must be made at the negotiating table." US Secretary of State John Kerry had lobbied in the days leading up to the vote, calling 13 foreign ministers to explain the American opposition. Washington was not, however, compelled to resort to its veto power to block the measure -- a move that could have undermined US standing in the Arab world. A US veto risked angering key Arab allies, including partners in the US-led coalition carrying out air strikes against the Islamic State group in Syria and Iraq. Argentina, Chad, Chile, Jordan and Luxembourg joined China, France and Russia in supporting the resolution. Lithuania, Nigeria, Rwanda and South Korea abstained, along with Britain. Diplomatic sources said Nigeria had been expected to support the resolution and changed its stance at the last minute. France votes 'yes' France's envoy said he backed the resolution because of an "urgent need to act" and vowed to continue pressing for a UN role in reviving Israeli-Palestinian peace talks. "Our efforts must not stop here. It is our responsibility to try again, before it's too late," said Francois Delattre. International alarm is growing over the ongoing violence and the failure to restart negotiations that last broke down in April, when Kerry led a push for peace. European Union foreign policy chief Federica Mogherini said the vote underlined the "urgency" for Israel and the Palestinians to urgently resume peace negotiations. "The European Union will promote and support now more than ever efforts to achieve a lasting peace based on this two-state vision together with international partners, including in the region," she said. On Tuesday, a Palestinian teenager was seriously wounded by Israeli gunfire in the southern West Bank, according to family members. The army said he had thrown a suspected explosive device at troops. The incident came a day after Israeli forces shot and killed a young man in the northern West Bank, the 2,335th Palestinians to be killed by Israel so far this year. The vote capped a three-month campaign by the Palestinians at the United Nations to win support for a resolution that sets a timeframe for ending the Israeli occupation. Palestinian envoy Riyad Mansour accused the council of failing to shoulder its responsibilities and vowed to seek other venues to gain recognition. "The Palestinian people and the world can no longer wait. That message, despite the regrettable outcome today, is especially clear," he told the council. Mansour said the Palestinian leadership will meet Wednesday to decide on the next steps. The Palestinians have said they are prepared to join the International Criminal Court to launch legal action against Israel and use other international fora to press their case if the resolution fails. Israel -- represented by the mission's number three Israel Nitzan -- delivered a terse, four-sentence address to the council. "I have news for the Palestinians -- you cannot agitate and provoke your way to a state," he said. "I urge the council to stop indulging the Palestinians and put an end to their march of folly." |
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english version below fonte: Al-Araby Al-Jadid, 23 December, 2014 La Presidenza palestinese deve ritirare il suo progetto Anche così, non è abbastanza per impedire ai palestinesi di stabilire uno stato palestinese o per consentire loro di stabilire la parvenza di un'entità semi-sovrana e geograficamente frammentata composta da Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est. Mentre i nuovi emendamenti propongono ora l’idea di scambi territoriali e ignorano completamente la natura illegittima degli insediamenti israeliani Se l'obiettivo dietro la promozione di un progetto di risoluzione per il riconoscimento di uno Stato palestinese è quello di riconoscere la Palestina sul terreno e minare la legittimità di espansione degli insediamenti, le clausole di questa risoluzione, soprattutto perché sono state modificate in seguito alle pressioni Usa, rafforzeranno l'occupazione israeliana e impediranno qualsiasi resistenza politica, culturale o armata palestinese. Il progetto originale della risoluzione era già problematico anche senza emendamenti. La ragione di questo è che richiede il riconoscimento di uno Stato palestinese sulla base delle frontiere del 1967 e questo ignora il cuore dei diritti dei palestinesi, in particolare il diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi, tra le altre esigenze storiche e legittime. Mentre il progetto iniziale non fa alcun riferimento a compromettere i diritti dei palestinesi, ma anche non fa alcun riferimento esplicito al diritto al ritorno dei palestinesi se non per dire che la situazione dei profughi deve essere risolta come è stato delineato nella risoluzione ONU 194. Tale affermazione non aderisce alla piena attuazione della risoluzione, ma si riferisce semplicemente come un riferimento non negoziabile, che è francamente il problema in sé. La formulazione vaga della risoluzione 194 delle Nazioni Unite è così ambigua che presenta una sorta di scappatoia che dà ai funzionari la possibilità di ignorare completamente il diritto dei profughi palestinesi a tornare alle loro case. E tuttavia, come se l'ambiguità di questa risoluzione non fosse sufficiente, gli Stati Uniti hanno anche insistito aggiungendo emendamenti che forzano il popolo palestinese a rinunciare alle loro richieste originali per il ritorno allo Stato palestinese originale rinunciando così alla pretesa di tutta la Palestina storica e del diritto al ritorno. E' anche sbagliato pensare che la portata delle ingiustizie si fermerebbe a costringere i palestinesi a rinunciare al loro diritto sulla Palestina storica in cambio della creazione di uno stato palestinese su meno del 20 per cento della terra d'origine, con Gerusalemme Est come capitale sovrana e indipendente della Palestina. I nuovi emendamenti delineano che Gerusalemme sarà la capitale congiunta tra entrambe le parti, un suggerimento che dichiara infine che gli israeliani hanno tutti i diritti su Gerusalemme, che risale al suggerimento di Israele che l'Autorità palestinese possa estendere il suo mandato oltre Abu Dis e i quartieri circostanti che si trovano appena fuori di Gerusalemme. Tali modifiche non solo ignorano del tutto i tentativi delle Nazioni Unite di salvare i resti dello stato palestinese, geopardizzato, ma si ritagliano anche grandi blocchi di terra in quanto costituiti dagli insediamenti israeliani e dall'annessione della Valle del Giordano tra le altre sacche di terra volute da Israele. Al fine di evitare che il popolo palestinese possa praticare il diritto di determinare il proprio destino, sono stati introdotti due nuovi emendamenti e uno di questi vieta ad entrambe le parti di prendere qualsiasi decisione unilaterale tra cui la confisca di terre e lo sfollamento dei proprietari terrieri, bombardamenti israeliani, impedirebbero ai palestinesi l'accesso a canali diplomatici e forum internazionali, minando tutti i tentativi di resistenza palestinese contro l'occupazione. Tutte queste misure alla fine minano tutte le ex risoluzioni internazionali, tra cui la quarta Convenzione di Ginevra e la Carta delle Nazioni Unite. Inoltre, l'amministrazione palestinese è, come sempre; desiderosa di chiudere tutti gli spazi in sospeso e costruire un muro impenetrabile che conferma le condizioni di Israele e prospettive sul conflitto, che potrebbe essere così complesso come prevenire tentativi di resistenza palestinese o semplice come prevenire ogni informazioni sulla storia della rivoluzione palestinese in onda sui media israeliani perché confermerebbe la pretesa storica e la presenza che i palestinesi hanno sulla loro terra. Infine, l'attenzione che è stata posta a garantire la sicurezza di Israele serve come un pre-requisito per ogni passo avanti con o senza il veto degli Stati Uniti. Quello che fa è in definitiva ostacolare ogni progresso e, soprattutto, rende il veto del tutto irrilevante, mentre le modifiche di cui sopra mettono al sicuro gli interessi di Israele. L'amministrazione presidenziale palestinese deve ritirare immediatamente la presente risoluzione. source: Al-Araby Al-Jadid, 23 December, 2014 https://middleeastmonitor.com Wednesday, 24 December 2014 The Palestinian presidency must withdraw its project Thus, it is also not enough to prevent the Palestinians from establishing a Palestinian state or to allow them to establish some semblance of a semi-sovereign and geographically fragmented entity composed of the West Bank, Gaza and East Jerusalem as the new amendments now propose the idea of land swaps and completely ignore the illegitimate nature of Israeli settlements If the aim behind promoting a draft resolution for the recognition of a Palestinian state is to recognise the Palestinian-ness of the land and undermine the legitimacy of settlement expansion, then the clauses [of this resolution], especially as they have been amended under US pressure, seek to reinforce the Israeli occupation and prevent any Palestinian political, cultural or armed resistance. The original draft of the resolution was already problematic to begin with without any amendments. The reason for this is that it demands the recognition of a Palestinian state based on 1967 borders and this ignores the very core of Palestinian rights, most notably the right of return for Palestinian refugees among other historical and legitimate demands. While the original draft makes no reference to compromising on Palestinian rights, it also does not make any explicit reference to the Palestinian right of return except to say that the plight of the refugees should be solved as it was outlined in UN Resolution 194. This claim does not adhere to the full implementation of the resolution but simply refers to it as a non-negotiable reference, which quite frankly is the problem in itself. The vague wording of UN Resolution 194 is so ambiguous that it presents a sort of loophole that gives officials the opportunity to fully ignore the right of Palestinian refugees to return to their homes. And yet, as if the ambiguity of this resolution was not enough for the United States, they also insisted on adding amendments that would force the Palestinian people to give up their original demands for the return of the original Palestinian state thereby giving up their claim to all of historic Palestine and the right of return. It is also wrong to assume that the extent of the injustices would stop at forcing the Palestinians to give up their right to historic Palestine in exchange for the establishment of a Palestinian state on less than 20 per cent of the original land with East Jerusalem as the sovereign and independent capital of Palestine. The new amendments outline that Jerusalem will be the joint capital among both sides, a suggestion that ultimately declares that the Israelis have the right to all of Jerusalem, which goes back to the Israeli suggestion that the Palestinian Authority can extend its mandate over Abu Dis and the surrounding neighbourhoods located just outside of Jerusalem. Thus, it is also not enough to prevent the Palestinians from establishing a Palestinian state or to allow them to establish some semblance of a semi-sovereign and geographically fragmented entity composed of the West Bank, Gaza and East Jerusalem as the new amendments now propose the idea of land swaps and completely ignore the illegitimate nature of Israeli settlements. These amendments not only wholly ignore the UN's patchy attempts to salvage the remnants of the Palestinian state, but it also carves out large blocs of land as they are constituted by Israeli settlements and the annexation of the Jordan Valley among other pockets of land desired by Israel. In order to prevent the Palestinian people from practicing their right to determine their fate, two new amendments have been introduced and one of them prohibits both sides from making any unilateral decisions including land confiscations and the displacement of land owners, Israeli bombardments, preventing Palestinians from ascending to and accessing diplomatic channels and international forums, undermining all attempts at Palestinian resistance (to the occupation). All of these measures ultimately undermine all former international resolutions including the fourth Geneva Convention and the UN charter. Moreover, the Palestinian administration is, as always; keen to close all the outstanding gaps and build an impenetrable wall that confirms Israel's conditions and outlook on the conflict, which could be as complex as preventing attempts at Palestinian resistance or as simple as preventing any information on the history of the Palestinian revolution from being broadcast on Israeli media because it confirms the historical claim and presence that the Palestinians have to the land. Finally, the emphasis that has been placed on ensuring Israeli security serves as a pre-requisite to any step forward with our without the US veto. What this ultimately does is hinder all progress and more importantly, renders the veto completely irrelevant as the amendments mentioned above secure Israeli interests. The Palestinian presidential administration must withdraw this resolution immediately. |
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version originale ici dessus http://www.palestine-solidarite.org Comunicato stampa Movimento per il Jihad Islamico in Palestina Il progetto di risoluzione arabo-palestinese presentato al Consiglio di Sicurezza è una libera offerta per la soluzione della questione palestinese Abbiamo constatato ancora una volta che quello che viene chiamato "scelta di regolamento e negoziazione" è piuttosto una scelta di resa e di abbandono dei diritti, dei santuari e delle costanti della nostra gente e della nostra nazione nella nostra patria Palestina. Ancora una volta la leadership dell'OLP e dell'Autorità palestinese dimostra la sua insistenza a continuare con la serie di drop-out e di scommettere sulle forze sioniste nemiche e colonialiste, che gli hanno dato i natali. Essa ci mostra che l'atto di andare al Consiglio di Sicurezza per il riconoscimento di uno Stato palestinese sulla base delle briciole della nostra terra sarebbe una grande vittoria e una chiara conquista! Un progetto, quello che viene definito la risoluzione palestinese, presentato al Consiglio di Sicurezza, con una copertura araba che, modificato o no, è in realtà una offerta gratuita di liquidazione della causa palestinese, lo scopo per il quale sono stati progettati regolamento e accordi di Oslo. Questo progetto di risoluzione, nella sua essenza e nella sua formulazione, non biasima gli Stati Uniti e soddisfa Israele. E’ esplicito in: 1 - la rinuncia in anticipo a tutte le risoluzioni emesse dall'agenzia delle Nazioni Unite, che si trasformano per l'Autorità in arbitrato, e tutto ciò che la nostra posizione e le nostre riserve su queste risoluzioni, decadono (!) spingendo verso il basso la rivendicazione palestinese, è la prova lampante del livello di disabilità e di abbandono. 2 L’Autorità non richiede uno stato palestinese sulla linea di giugno entro I confini del 1967, ma parla di trattative sulla base di questi confini, che aprono la porta allo scambio di territori in modo che "lo stato dei coloni" o "il secondo Israele" vengano mantenuti in Cisgiordania e lo scambio delle popolazione si sbarazzerà del nostro popolo, radicato nella sua terra occupata dal 1948. 3 - La risoluzione menziona al-Quds come la "capitale per due popoli", che significa rispettare le politiche e le ambizioni di "Israele", che rivendica per sé "la capitale eterna unificata Gerusalemme", il che significa che non ci sarà "al-Quds a Oriente" per noi, saranno indicati alcuni quartieri palestinesi vicini ad al-Quds come "al-Quds", e prenderanno il posto del presunto Stato Capitale! 4 - La risoluzione collega il "diritto al ritorno" dei profughi palestinesi e delle loro proprietà "all’iniziativa araba", che parla di "soluzione negoziata" del problema dei rifugiati ... il che significa che il "diritto al ritorno" è legato a previa approvazione di "Israele", che può essere raggiunta solo con l'accattonaggio o la sottomissione. 5 - il progetto di risoluzione concede l'occupazione fino al 2017, il che significa in realtà che "Israele" prenderà il suo tempo per finire d’inghiottire la Cisgiordania e al-Quds, e completare la giudaizzazione per celebrare il cinquantesimo anniversario della sua occupazione! Di fronte a questa parodia, diciamo che la Palestina è perso a causa di una decisione del Consiglio di Sicurezza, e non è una decisione dello stesso consiglio che ce larestituirà, la Palestina è una vittima della più crudele delle invasioni coloniali, che la nazione ha sofferto per tutta la sua storia. Per il movimento della Jihad islamica, e sulla base della nostra posizione di rifiuto della scelta di insediamento e di negoziati, affermiamo che l'atto di andare al Consiglio di Sicurezza non è il percorso che ci restituisce la nostra terra e i nostri diritti o soddisfa il popolo palestinese. Questa azione è inutile, essa continua a scommettere su uno "stato illusorio" e la serie di concessioni ci allontana sempre di più dal modo corretto ... Il modo richiesto dalla nostra gente è quello di proclamare la fine del coordinamento della sicurezza con il nemico, di essere franchi con lui, proclamando il fallimento dei negoziati, ricostruire l'unità palestinese, l'azione per togliere l'assedio e la ricostruzione nella Striscia di Gaza, la fine della colonizzazione e della giudaizzazione in Cisgiordania e al-Quds, attraverso la lotta e la resistenza, e rivendicare presso tutti gli stati e governi, le forze e le organizzazioni arabo-islamiche ad assumersi la loro responsabilità storica e morale verso la causa palestinese. Quali che siano le preoccupazioni dei popoli della regione che prendono le distanze dalla Palestina, la Palestina, tutta la Palestina, rimane la "causa prima" e la bussola del reale conflitto in questa regione, fino a quando non viene il suo popolo rilasciato al ritorno con dignità e orgoglio, con il permesso di Allah. http://www.palestine-solidarite.org Communiqué de presse du mouvement du Jihad islamique en Palestine Le projet de résolution palestino-arabe présenté au conseil de sécurité est une offre gratuite de liquidation de la question palestinienne Nous avons la confirmation une fois de plus que ce qui est dénommé le choix « du règlement et de la négociation » est plutôt le choix de la capitulation et de l’abandon des droits, des lieux saints et des constantes de notre peuple et de notre nation, dans notre patrie la Palestine. Une fois de plus la direction de l’OLP et de l’Autorité palestinienne prouve son insistance à poursuivre la série des abandons et à parier sur l’ennemi sioniste et les forces colonialistes qui lui donné naissance. Elle nous présente que le fait d’aller au conseil de sécurité pour obtenir la reconnaissance d’un Etat palestinien fondé sur des miettes de notre terre serait une grande victoire et une conquête manifeste ! Ce qui est dénommé résolution palestinienne présentée au conseil de sécurité, avec une couverture arabe, qu’elle ait été modifiée ou non, est en réalité une offre gratuite de liquidation de la cause palestinienne, le but même pour lequel ont été conçus le projet de règlement et les accords d’Oslo. Ce projet/résolution s’appui, dans son essence et sa formulation, sur ce qui ne fâche pas les Etats-Unis et satisfait « Israël ». Cela est explicite dans: 1 le renoncement par avance à toutes les résolutions émises par l’institution de l’ONU, vers laquelle se tourne l’Autorité pour arbitrage ( !), et quelles que soient notre position et notre réserve à propos de ces résolutions, la chute du plafond de la revendication du droit palestinien vers le bas est la preuve criante du niveau de déficience et d’abandon. 2 l’Autorité ne réclame pas un Etat palestinien sur la ligne des frontières de juin 1967 mais parle de négociations basées sur ces frontières, ce qui ouvre la porte à l’échange de territoires, afin que « l’Etat des colons » ou « le second Israël » soient maintenus en Cisjordanie, et à l’échange de population afin de se débarrasser de notre peuple enraciné dans sa terre occupée en 1948. 3 La résolution évoque al-Quds comme « capitale pour deux peuples » ce qui signifie se plier à la politique et aux ambitions d’ « Israël » qui revendique pour lui-même « Jérusalem capitale éternelle et unifiée », ce qui signifie qu’il n’y aura pas de « al-Quds-Est » pour nous, quelques quartiers palestiniens limitrophes d’al-Quds seront dénommés « al-Quds » et tiendront lieu de capitale du prétendu Etat! 4 La résolution rattache « le droit au retour » des réfugiés palestiniens et de leurs propriétés à l’ « Initiative arabe » qui parle de « solution négociée » de la question des réfugiés.. ce qui signifie que le « droit au retour » est rattaché et soumis à l’agrément d’ « Israël », ce qui ne peut être réalisé en le suppliant ou en s’y soumettant. 5 ce projet de résolution accorde à l’occupation un délai jusqu’en 2017, ce qui signifie en réalité qu’ « Israël » prendra son temps pour achever d’avaler la Cisjordanie et de judaïser al-Quds pour célébrer le cinquantenaire de son occupation! Devant cette parodie, nous disons que la Palestine a été perdue par une décision du conseil de sécurité, et ce n’est pas une décision du même conseil qui nous la rendra, la Palestine a été victime de la plus cruelle des invasions colonialistes que la nation a subi tout au long de son histoire. Pour le mouvement du Jihad islamique, et en nous appuyant sur notre position de refus du choix du règlement et des négociations, nous affirmons que le fait d’aller au conseil de sécurité n’est pas la voie qui nous ramène notre terre et nos droits, ou ce qu’en attend le peuple palestinien. Cette action est inutile, elle poursuit le pari sur un « Etat illusoire » et la série de concessions qui nous éloigne de plus en plus de la voie correcte… La voie que réclame notre peuple consiste à proclamer la fin de la coordination sécuritaire avec l’ennemi, à être franc avec lui en proclamant l’échec du choix des négociations et son aboutissement à une impassse, reconstruire la cohésion palestinienne, agir pour lever le siège et la reconstruction dans la bande de Gaza, affronter la colonisation et la judaïsation en Cisjordanie et al-Quds, par la lutte et la résistance, et réclamer de tous les Etats et gouvernements, des forces et organisations arabo-islamiques d’assumer leurs responsabilités historiques et morales envers la cause palestinienne. Quelles que soient les préoccupations des peuples de la région qui l’en détournent, la Palestine, toute la Palestine, reste la « cause première » et la boussole du conflit véritable dans cette région, jusqu’à ce qu’elle soit libérée et que revienne son peuple dans la dignité et la fierté, avec la permission d’ Allah. Mouvement du Jihad islamique en Palestine |
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english version below https://middleeastmonitor.com Gli Usa accolgono con soddisfazione il ritardo palestinese del voto delle Nazioni Unite per porre fine all’occupazione Israeliana. Fonti informate, a Washington, hanno riferito degli sforzi del Segretario di Stato americano John Kerry per evitare che l'Autorità Palestinese (PA) chieda al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di porre fine all'occupazione israeliana. Secondo il quotidiano palestinese Al-Quds, Kerry ha esercitando molte pressioni, la settimana scorsa, per sopprimere il voto delle Nazioni Unite sulla richiesta palestinese, temendo che tale misura influenzasse negativamente le prossime elezioni israeliane e potese portare gli estremisti, come Naftali Bennett al governo. La Giordania ha presentato l'offerta per il voto delle Nazioni Unite lo scorso Mercoledì. Il voto sarebbe dovuto avvenire nelle 24 ore dopo la presentazione; tuttavia, non è successo niente, il che suggerisce che gli sforzi degli Stati Uniti per ritardare la votazione sono stati fruttuosi. Nel frattempo, la PA ha rifiutato le richieste di rinviare il voto a dopo le elezioni israeliane a marzo 2015. Il ministro degli Esteri PA Riyad al-Maliki ha detto che il voto del Consiglio di Sicurezza in merito all'offerta palestinese influenzerebbe positivamente le elezioni israeliane. Al-Maliki ha anche detto che la PA aveva accettato la richiesta di Kerry di ritardare il voto perché non aveva chiesto all'occupazione israeliana di fermare la costruzione degli insediamenti fino a dopo le elezioni. I decisori di Washington stanno spingendo per rimandare tale voto perché hanno paura che i palestinesi potrebbero avviare una terza intifada a causa del deterioramento della situazione della sicurezza nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme. Parlando del rilancio del negoziato, il segretario di Stato americano ha detto che: "Se tutte le persone lavoreranno insieme per raggiungere interessi comuni, sono sicuro che il popolo israeliano e I palestinesi, in Cisgiordania e l'intera regione saranno pronto per fare la pace." Egli ha osservato che al momento attuale non è opportuno proporre idee e progetti in materia di pace perché, egli crede, che negazioni dirette tra le due parti non giocherebbero a favore della ripresa dei negoziati nel prossimo futuro. Il presidente Mahmoud Abbas ha iniziato un tour arabo e internazionale per mobilitare il sostegno per l'offerta palestinese alle Nazioni Unite. Tuttavia, alcune fazioni palestinesi, tra cui importanti leader di sinistra e anche di Fatah, hanno espresso la loro opposizione alla richiesta palestinese. Il segretario generale dell'Iniziativa Palestinese, Mustafa Al-Barghouti, ha detto che l'offerta non gode del consenso nazionale, mentre il leader di Fatah e membro del PLC, Marwan Al-Barghouti, che è in un carcere israeliane dall'inizio dello scorso decennio, ha avvertito il rischio dello scambio dei territori e delle concessioni dei diritti. Il Movimento islamico palestinese Hamas ha avvertito che l'offerta mina i diritti dei palestinesi e ha detto che non avrebbe accettato alcun risultato che conceda alcuno dei diritti e dei principi del popolo palestinese, in particolare per quanto riguarda Gerusalemme e il diritto al ritorno. https://middleeastmonitor.com US welcomes Palestinian delay on UN vote to end Israeli occupation The efforts of the US Secretary of State John Kerry to suppress Palestinian Authority (PA) attempts to ask the UN Security Council to end the Israeli occupation did not go in vain. Informed sources in Washington have said that efforts of the US Secretary of State John Kerry to suppress Palestinian Authority (PA) attempts to ask the UN Security Council to end the Israeli occupation did not go in vain. According to Palestinian newspaper Al-Quds, Kerry had been exerting much effort last week to suppress the UN vote on the Palestinian bid, fearing such a step would negatively affect the upcoming Israeli elections and might bring extremists such as Naftali Bennett to the government. Jordan submitted the bid to the UN vote last Wednesday. Voting should have taken place 24 hours following the submission; however, nothing happened, which suggests that US efforts to delay the vote have been fruitful. Meanwhile, the PA has refused demands to postpone the vote until after the Israeli elections in March 2015. PA Foreign Minister Riyad al-Maliki said that he told Kerry that the Security Council vote on the Palestinian bid would positively affect the Israeli elections. Al-Maliki also said that the PA had accepted Kerry's request to delay the vote because he had not asked the Israeli occupation to stop settlement construction until after the elections. Decision makers in Washington are pushing towards putting off such a vote because they are afraid that Palestinians might start a third intifada due to the deteriorating security situation in the occupied West Bank and Jerusalem. Speaking about the revival of negotiations, the US Secretary of State said that: "If all people worked together in order to reach common interests, I am sure that the Israeli people and the Palestinians, in the West Bank and the whole region will be ready to make peace." He noted that the present time is not appropriate to propose ideas and plans regarding peace because, he believes, that direct negations between both sides would not resume in the near future. PA President Mahmoud Abbas has started an Arab and international tour to mobilise support for the Palestinian UN bid. However, some Palestinian factions, including prominent leftist and even Fatah leaders, expressed their objection to the Palestinian bid. The secretary general of the Palestinian Initiative, Mustafa Al-Barghouti, said that the bid does not enjoy national consensus, while Fatah leader and PLC member, Marwan Al-Barghouti, who has been in Israeli jails since the beginning of last decade, warned of land swap and rights concessions. Palestinian Islamist movement Hamas warned that the bid undermines Palestinian rights and said it would not accept any results that might concede any of the rights and principles of the Palestinian people, mainly regarding Jerusalem and the right of return.
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