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27/10/2014

La politica di segregazione israeliana continua a dominare a Gerusalemme Est e in Cisgiordania

Secondo quanto affermato da fonti israeliane, il parlamento della Knesset dovrebbe decidere il mese prossimo un nuovo progetto di legge per imporre la divisione sia temporale che spaziale del complesso della moschea di Al-Aqsa tra musulmani ed ebrei. Sulle colline a sud di Hebron, le forze israeliane continuano a negare ai palestinesi l’accesso alla loro terra, mentre permettono illegalmente ai coloni di costruirci.

Secondo una corrispondenza dell’agenzia di stampa palestinese WAFA, la legge darà agli ebrei la possibilità di pregare nella moschea di al-Aqsa, nell’ambito di una proposta di mozione per i pari diritti di culto tra musulmani ed ebrei. Tale legge, comunque, ha come obiettivo la definizione di orari e luoghi specifici in cui gli ebrei possono recitare preghiere ed eseguire rituali talmudici.

La legge prevede inoltre la repressione delle proteste contro l’entrata degli ebrei nel complesso e l’imposizione di sanzioni a chiunque organizzi tali moti o vi prenda parte.

Intanto le forze israeliane continuano la loro politica di negazione dell’accesso dei palestinesi alla loro terra sulle colline a sud di Hebron, di attacco ai proprietari e agli attivisti e di autorizzazione illegale per i coloni israeliani ad accedere e costruire strutture sui territori posseduti dai palestinesi, secondo quanto riportato dal comunicato stampa dell’Operazione Colomba.

Ai palestinesi della regione è stato negato l’accesso alla loro terra a partire dal 2001 e le forze armate dichiarano ripetutamente che l’area è “zona militare chiusa”.

In segno di solidarietà con la comunità, gli attivisti ebrei ed internazionali si sono uniti ai palestinesi nelle dimostrazioni non violente per protestare contro le misure israeliane illegali.

Queste dimostrazioni vengono regolarmente represse e le forze israeliane attaccano e rapiscono i protestanti pacifici con il pretesto di entrare nelle “zone riservate”.

È stato riportato che il 18 ottobre scorso le forze israeliane hanno violentemente represso due movimenti non-violenti organizzati dal comitato popolare delle colline a sud di Hebron.

Il primo di questi scontri è avvenuto nell’area di Umm al-Arayes, situata vicino all’avamposto israeliano illegale di Mitzpe Yair, mentre il secondo ha avuto luogo nel villaggio di Susiya, vicino alla comunità di Suseya.

Tali proteste sono state organizzate con l’obiettivo di ottenere il diritto di accesso dei palestinesi alla loro terra, la quale è sotto costante minaccia di esproprio a vantaggio esclusivo dell’espansione degli insediamenti.

Ad Umm al-Arayes, i proprietari terrieri palestinesi, accompagnati da attivisti israeliani e da volontari internazionali, si sono uniti per reclamare il diritto di accesso alla loro terra. Le forze armate hanno bloccato i protestanti dichiarando che l’area è zona militare chiusa ed arrestando due attivisti palestinesi e quattro israeliani.

Sabato 18 ottobre, durante un episodio simile, attivisti israeliani sono stati brutalmente attaccati da coloni della comunità ‘Mitzpe Yair’, come si può vedere dal video che segue:

Inoltre, a Susiya, i proprietari terrieri palestinesi, accompagnati anch’essi da attivisti israeliani e da volontari internazionali, hanno marciato sulla loro terra in segno di protesta contro la continua espansione degli insediamenti.

La WAFA riporta che, per il terzo sabato consecutivo, i palestinesi hanno smantellato una tenda montata illegalmente dai coloni israeliani nel luogo in cui si riunivano tutti i pomeriggi nel tentativo di impedire ai proprietari l’accesso alle loro terre e l’utilizzo del pozzo per l’acqua potabile.

L’esercito israeliano ha dichiarato la zona come ‘militarmente chiusa’ ed ha respinto con violenza i palestinesi e gli attivisti a seguito della loro resistenza pacifica all’evacuazione della regione, in presenza di coloni israeliani.

I palestinesi delle colline a sud di Hebron continuano a lottare risolutamente per la giustizia, per porre fine alla costante confisca delle loro terre.

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