http://nena-news.it Mezzo milione di foto per non dimenticare In corso la digitalizzazione dell’archivio fotografico realizzato dall’ONU dal ’48 in poi, che si è meritato il riconoscimento dell’Unesco per l’alto valore storico. Ma la “catastrofe” non è mai finita. Gerusalemme, 17 maggio 2014, Nena News Sessantasei anni di esilio, cominciati nel 1948 e mai realmente terminati. A documentare la catastrofe del popolo palestinese, la Nakba, per evitare che la deportazione di massa e la pulizia etnica di un intero popolo venga dimenticata, ci hanno pensato le Nazioni Unite: 525mila fotografie che raccontano il dramma terribile di 800mila persone, da un giorno all’altro diventate la popolazione rifugiata più ampia del mondo. Fotografie tanto crude e amare che anche il quotidiano israeliano Haaretz non ha potuto fare a meno di pubblicare sul proprio sito giovedì, anniversario della Nakba palestinese. Il corposo archivio fotografico è stato da poco digitalizzato per evitare di perdere la testimonianza visiva di quanto accadde nel 1948: famiglie intere in fuga dai propri villaggi e dalle proprie terre, camioncini e bus strapieni di valige, di donne e bambini, le lacrime delle madri, i primi campi profughi fatti di tende e gestiti dalle Nazioni Unite e diventati pochi anni dopo strutture permanenti, con case di cemento abbarbicate una sull’altra tra gli stretti vicoli dei 58 campi sparsi in tutto il Medio Oriente. L’UNRWA, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi creata subito dopo quell’esodo di massa, ha raccolto il materiale che narrasse l’esilio: oltre 430mila pellicole, 10mila foto stampate, 85mila slide, 75 film, 730 videocassette. Un archivio tanto vasto da meritare cinque anni fa l’iscrizione nella Lista della Memoria del Mondo, gestita dall’Unesco, e un milione di dollari di donazioni da Danimarca, Francia e privati palestinesi per realizzare la necessaria digitalizzazione. Ad oggi sono duemila le immagini già digitalizzate e 50 stampe stanno girando da Gerusalemme alla Giordania, dalla Cisgiordania a Beirut nell’ambito della mostra “The Long Journey”. Un viaggio lungo, che non pare voler terminare presto: Israele non ha alcuna intenzione di mettere sul tavolo del negoziato la questione calda e centrale dei rifugiati palestinesi, che in sei decenni e mezzo hanno superato i sette milioni. Accettare il diritto al ritorno basilare nella lotta di liberazione della Palestina significherebbe abbandonare il sogno di creare uno Stato ebraico, in cui la maggioranza della popolazione abbia origini ebree. La fine del sionismo, ad oggi inaccettabile per qualsiasi formazione politica israeliana. E la Nakba continua: ieri, le manifestazioni organizzate in tutta la Palestina storica si sono nuovamente bagnate di sangue. Due giovani palestinesi, Muhammad Audah Abu al-Thahir, di 22 anni, e Nadim Siyam Nuwarah, di 17, sono stati uccisi davanti al carcere di Ofer dal fuoco israeliano, colpiti al petto mentre manifestavano in solidarietà con i prigionieri politici in sciopero della fame. Nena News
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