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https://www.middleeastmonitor.com La battaglia di Gerusalemme Non è chiaro se il ritratto fatto dal primo ministro israeliano delle ultime violenze, come la battaglia di Gerusalemme, sia una descrizione di ciò che sta accadendo o un desiderio elettorale. In ogni caso, i risultati della "battaglia di Gerusalemme", se è di questo che si tratta, saranno certamente diversi da quello che gli israeliani prevedono. Una delle prime indicazioni che Gerusalemme è diversa è la personalizzazione delle vittime. Ognuna ha un nome ed i nomi vengono evidenziati. Più di 2.000 palestinesi sono stati uccisi nella guerra israeliana su Gaza, ma sappiamo molto poco su di loro. A Gerusalemme, invece, i nomi di palestinesi e israeliani che vengono uccisi viene data molta più importanza, nella copertura dei media e nelle discussioni pubbliche. Mohammad Abu Khudair che è stato brutalmente ucciso da coloni ebrei, e Yusuf Hasan Al Ramuni, l'autista palestinese che guidava un bus israeliano e si dice che si sia impiccato, sono diventati nomi familiari. Gli israeliani che sono stati uccisi durante l'attacco alla sinagoga inoltre sono stati chiamati: Rabbi Moshe Twersky, Rabbi Avraham Shmuel Goldberg, Rabbi Kalman Levine e Aryeh Kupinsky. Allo stesso modo, la stampa ha dato i nomi dei due cugini palestinesi, Ghassan Abu Jamal e Uday, del quartiere di Gerusalemme di At Tur. Questa alta visibilità delle varie vittime della violenza a Gerusalemme, è certo in grado di aumentare la temperatura emotiva e politica in una città che è vicina al punto di ebollizione fin dall'estate. Le punizioni previste da Israele per il popolo di Gerusalemme faranno ben poco per disinnescare le tensioni, ma contribuiranno certamente al loro ampliamento. Mentre il primo ministro di Israele, e altri ministri e politici accusano rapidamente la leadership palestinese a Ramallah e Gaza per quello che è successo, i capi della sicurezza di Israele, tra cui il capo dello Shin Bet (sicurezza interna), contraddice pubblicamente i suoi leader politici incolpando delle violenze la visita dei membri della Knesset alla moschea di Al Aqsa e l'uccisione di Abu Khudair, piuttosto che altro. Il fatto è che, a differenza di altre aree nei territori occupati, Israele ha il pieno controllo su Gerusalemme Est e ha creato un muro che separa Gerusalemme dal resto dei territori palestinesi. Israele usa mezzi legali e amministrativi per isolare ulteriormente i leader palestinesi. Una volta, Israele ha usato la sua legge d'emergenza per impedire il festival di marionette per bambini al teatro Hakawati di Gerusalemme perché era finanziato dal governo norvegese tramite il governo palestinese con sede a Ramallah. L'ossessione di Israele di tagliar fuori Gerusalemme Est dal resto della Palestina ha fatto sì che la leadership palestinese abbia perso ogni influenza su altri palestinesi. Il risultato è che 300.000 abitanti della città sono orfani politici senza leader che agiscono come lupi solitari, e non sono né influenzati né diretti da qualsiasi direzione visibile. La temperatura politica di Gerusalemme s’infiamma anche quando una parte cerca di scuotere le forti credenze religiose degli altri. Avere la sicurezza di Israele che indossan gli stivali calpestando la terza moschea più sacra dell’Islam, come hanno fatto il 29 ottobre, è visto dai musulmani di tutto il mondo come una violazione della loro religione e del luogo sacro. Questo non giustifica l'uccisione di fedeli ebrei in una sinagoga, ma dimostra che ciò che è accaduto a causa della Moschea di Al Aqsa ha lasciato una profonda cicatrice sulla popolazione. Notizie di stampa hanno detto che tra i quattro fedeli ebrei uccisi Martedì erano ebrei con doppia cittadinanza. Sono stati uccisi tre americani e un britannico. Un soldato druso che è corso in loro soccorso, Zeidan Seif, è morto per le ferite durante lo scambio di fuoco. Gli aggressori erano palestinesi musulmani da Gerusalemme. Questa molteplicità di nazionalità ed etnie evidenzia l'importanza di questo conflitto, in particolare a Gerusalemme. Si dovrebbe rimuovere dalla politica del giorno per giorno ed essere presa in maggiore considerazione da parte della comunità internazionale. La comunità internazionale, insieme con i leader arabi e musulmani, deve agire con saggezza e convinzione per trovare soluzioni a lungo termine a questo conflitto ed istituire politiche che garantiscono la libertà di culto e la tutela di tutti i luoghi santi di Gerusalemme. Lasciando un problema volatile come Gerusalemme nelle mani dei coloni israeliani che gestiscono il governo del premier Benjamin Netanyahu porterà solo a più disastri. E' tempo che la comunità internazionale agisca in modo decisivo e metta fine a questo circolo vizioso di violenza. La città di Gerusalemme non ha bisogno di una guerra. Ha bisogno di essere lasciata come città aperta a tutti i fedeli per poter adorare liberamente. Rendere l'attuale violenza una battaglia per Gerusalemme significa versareo olio sul fuoco per aumentare la violenza. Per molte persone in città e in tutto il mondo, quando si tratta di Gerusalemme, tutto diventa molto personale.
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The battle of Jerusalem It is not clear whether Israeli prime minister's portrayal of the latest violence as the battle of Jerusalem was a description of what was happening or an electoral wish. Whatever the case, the results of the "battle of Jerusalem", if it is that, will certainly be different from what Israelis predict. One of the first indications that Jerusalem is different is the personalization of the victims Everyone has a name and the names are given prominence. More than 2,000 Palestinians were killed in the Israeli war on Gaza, but we know very little about them. In Jerusalem, however, the names of both Palestinians and Israelis who are killed are given much more prominence in media coverage and public discussions. Mohammad Abu Khudair who was brutally killed by Jewish settlers, and Yusuf Hasan Al Ramuni, the Palestinian driver who operated an Israeli bus and was said to have hanged himself, have become household names. The Israelis who were killed in the attack on the synagogue also have been named: Rabbi Moshe Twersky, Rabbi Avraham Shmuel Goldberg, Rabbi Kalman Levine and Aryeh Kupinsky. Similarly, the press gave the names of the two Palestinian cousins, Ghassan and Uday Abu Jamal, from the Jerusalem neighbourhood of At Tur. This high visibility of the various victims of the violence in Jerusalem is certain to raise the emotional and political temperature in a city that has been near boiling point since summer. Israel's planned punishments for the people of Jerusalem will do little to de-escalate the tensions, but will certainly contribute to widening them. While Israel's prime minister and other ministers and politicians quickly accused the Palestinian leadership in Ramallah and Gaza for what happened, Israel's security chiefs, including the head of Shin Bet (internal security), publicly contradicted their political leaders and blamed the violence on the visit by members of the Knesset to Al Aqsa Mosque and the killing of Abu Khudair, rather than anything else. The fact is that, unlike other areas in the occupied territories, Israel has full control over East Jerusalem and has created a wall separating Jerusalem from the rest of the Palestinian territories. Israel uses legal and administrative means to further isolate Palestinian leaders. Once, Israel used its emergency law to prevent a children's puppet festival in Jerusalem's Hakawati theatre because it was funded by the Norwegian government via the Ramallah-based Palestinian government. Israel's obsession to cut off East Jerusalem from the rest of Palestine has meant that the Palestinian leadership has no leverage on fellow Palestinians. The result is that the city's 300,000 residents are leaderless political orphans who act as lone wolves that are neither influenced nor directed by any visible leadership. The political temperature of Jerusalem is also raised when any side tries to shake the strong religious beliefs of the other. Having Israeli security enter the third holiest mosque wearing their boots, as they did on October 29, is seen by Muslims around the world as a violation of their sacred religion and holy places. This does not justify killing Jewish worshipers in a synagogue, but it goes to show that what has been happening on the grounds of Al Aqsa Mosque left a deep scar on the population. Press reports said that the four Jewish worshipers killed Tuesday included dual citizens. Three Americans and Briton were killed. A Druze soldier who came to their rescue, Zeidan Seif, also died from wounds in the exchange of fire. The attackers were Muslim Palestinians from Jerusalem. This multiplicity of nationalities and ethnicities attacked points to the importance of this conflict, especially the Jerusalem part of it. It should be removed from day-to-day politics and be given higher attention by the international community. The international community along with Arab and Muslim leaders, must act with wisdom and conviction to find long-term solutions to this conflict and to institute policies that guarantee the freedom of worship and the protection of all holy places in Jerusalem. Leaving an issue as volatile as Jerusalem in the hands of the Israeli settlers who run Premier Benjamin Netanyahu's government will only lead to more disasters. It is time that the international community act in a decisive way and put an end to this vicious cycle of violence. The city of Jerusalem does not need to be fought for. It needs to be left as an open city for all the faithful to be able to worship freely. Making the current violence a battle for Jerusalem is pouring oil on fire and will escalate the violence. For many people in the city and around the world, when it comes to Jerusalem, it is very personal. Daoud Kuttab is a former Ferris Professor of Journalism at Princeton University, and the Director General of Jordan's Community Media Network.
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