Foto: http://popular-resistance.blogspot.com.br/2013/03/easter-resurrection-of-palestine.html |
Ma’an Atallah Hanna: Israele ostacola l’accesso dei Cristiani al Santo Sepolcro Gerusalemme. Giovedì 10 aprile, l’arcivescovo ortodosso Atallah Hanna ha espresso condanna per le autorità israeliane che ostacolano l’accesso dei Cristiani alla Basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, per celebrare le imminenti feste della Pasqua cristiana. “Raggiungere la Basilica del Santo Sepolcro, senza dover affrontare ostacoli o impedimenti, è un diritto di tutti i cristiani”, ha affermato Hanna in una dichiarazione. “I pretesti di sicurezza d’Israele sono inaccettabili”, ha aggiunto, invitando le istituzioni ortodosse e cristiane a facilitare l’entrata dei cristiani nei siti sacri. “Invitiamo i nostri figli, chiese e fedeli a continuare ad esercitare questo diritto nazionale e religioso, e a rifiutare lo status quo imposto dalle autorità d’occupazione”, ha affermato l’arcivescovo. La sua dichiarazione arriva alcuni giorni dopo che gruppi cristiani palestinesi a Gerusalemme hanno denunciato le restrizioni israeliane sui loro diritti di pregare nella città, chiedendo la fine della discriminazione contro cristiani e musulmani nella Città Santa. Una dichiarazione firmata “Organizzazione Palestinese Cristiana nella Gerusalemme occupata dell’est” ha affermato che “le misure restrittive costituiscono una grave violazione della libertà di preghiera, essendo una forma di discriminazione contro i cristiani, perché le autorità d’occupazione vogliono negare la presenza cristiana nella città e crearvi un senso pienamente ebraico”. Sia cristiani che musulmani sono spesso “impossibilitati di pregare liberamente e di essere con i loro familiari ed amici” durante le vacanze religiose, a causa delle azioni d’Israele, ha aggiunto la dichiarazione. La scorsa Pasqua, Gerusalemme è stata teatro di violenze, quando le forze israeliane montarono dei check-point attorno alla Città Santa, e assalirono i pellegrini che stavano affollando l’area. Più tardi, una dichiarazione firmata dai capi di tutte le Chiese riconosciute in Terra santa denunciò le “scene terrificanti del trattamento brutale riservato a clerici, pellegrini e gente comune, a Gerusalemme, durante il sabato santo”, lamentando che gli ecclesiastici e la gente “era stata picchiata brutalmente e indiscriminatamente, avendo l’accesso alle loro chiese negato, sotto il pretesto di mantenere l’ordine”. Israele si è ufficialmente scusata con l’Egitto dopo che la polizia israeliana aveva attaccato diplomatici egiziani, in una chiesa di Gerusalemme, durante la Pasqua ortodossa. In un articolo pubblicato nel 2012, il Dipartimento di Stato USA aveva fatto osservazioni simili, dichiarando: “Le chiusure severe e i coprifuochi imposti dal governo israeliano hanno influito negativamente sulla possibilità dei residenti di praticare la propria religione nei luoghi santi, incluse la Basilica del Santo Sepolcro e la moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, così come la Basilica della Natività a Betlemme”. “La barriera di separazione impedisce significativamente ai cristiani dell’area di Betlemme di raggiungere la Basilica del Santo Sepolcro e rende difficili le visite ai siti sacri a Betania (al-Eizariya) e Gerusalemme per i palestinesi cristiani che vivono sul lato di Gerusalemme della barriera”. La Gerusalemme dell’est, inclusa la Città Vecchia, fu occupata dalle forze israeliane nel 1967 e dopo annessa in una mossa non riconosciuta dalla comunità internazionale. Ci sono circa 200 mila palestinesi cristiani che vivono nella Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e in Israele, mentre centinaia di migliaia vivono all’estero.
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