http://www.huffingtonpost.it Palestina: la scuola di gomme e il diritto al gioco negato
Pochi giorni fa in Palestina è avvenuto l'ennesimo fatto di estrema gravità quando, sotto gli sguardi stupiti ed impauriti di oltre un centinaio di bambine e bambini, l'altalena e lo scivolo regalati dal Governo italiano alla famosa "scuola di gomme" del campo beduino di Khan Al Ahmar sono stati confiscati dalle autorità israeliane. Tutto questo perché l'installazione delle attrezzature da gioco non era stata autorizzata dall'Amministrazione Civile israeliana. La "scuola di gomme" è uno dei più importanti simboli dell'impegno italiano in Palestina: progettata in architettura bioclimatica da "Arcò - Architettura e cooperazione" in collaborazione con la ong "Vento di Terra", si tratta di un istituto scolastico costruito nel 2009 in autocostruzione dagli abitanti del villaggio utilizzando, oltre duemila pneumatici, lamiere sandwich e travi in lamellare. Una scuola elementare che ha permesso a circa 128 ragazzine e ragazzini, in maggioranza bambine tra i 6 ed i 13 anni, di riprendere gli studi, dotata di impianti fotovoltaici ed in grado di offrire ai minori un luogo di recupero e di formazione caldo d'inverno e fresco d'estate. La sua realizzazione è stata possibile grazie ai finanziamenti europei ed al fondamentale ruolo della cooperazione italiana. In un territorio così difficile come quello dell'area C dei territori occupati palestinesi, ed in particolare in una zona dove si è stabilita parte della comunità Jahalin, espulsa dal Negev nel 1950, a soli due chilometri dall'insediamento di Kfar Adumim, una realtà così bella ed importante dovrebbe rappresentare un esempio, e invece no. Ancora una volta la politica israeliana dei nuovi insediamenti rischia di far pagare un prezzo altissimo a degli innocenti. Come per tutte le altre comunità beduine tra Gerusalemme Est e Gerico, infatti, l'Amministrazione Civile si rifiuta di permettere ai residenti di Khan Al Ahmar di costruire e connettere le infrastrutture, perché l'area non ha un piano approvato, e di conseguenza i beduini, circondati dalle colonie ed esclusi persino dai servizi di base, vivono in condizioni di estrema marginalità, tanto che molti bambini, prima della costruzione della "scuola di gomme", avevano abbandonato gli studi. Il mancato rilascio di permessi di costruzione ha costretto la "scuola di gomme" ad essere costruita come struttura "non permanente", ma ciononostante l'Amministrazione Civile israeliana ha emesso ordini di demolizione contro di essa e decine di altre strutture; i residenti di Kfar Adumim hanno presentato per tre volte petizioni all'Alta Corte di Giustizia, chiedendo che gli ordini di demolizione non vengano effettuati, ma le prime due petizioni hanno ricevuto risposta negativa, e si attende di conoscere l'esito del terzo ricorso. Chiedo alla Ministra Mogherini, una donna che conosce molto bene i risvolti umanitari del conflitto mediorientale, di interessarsi immediatamente alla questione, sostenendo l'operato dei rappresentanti del Consolato italiano. È doveroso per l'Italia prendere posizione presso le autorità israeliane per garantire la sopravvivenza della "scuola di gomme" e la possibilità di reinstallare le attrezzature ricreative regalate dal Governo italiano. A pagare non possono essere ancora una volta bambine e bambini, privati del diritto ad un'adeguata istruzione e del diritto al gioco: dobbiamo intervenire, e farlo subito.
|
|