Gonews - 21 settembre 2014 - Un minuto di silenzio per la pace e decine di aeroplanini di carta lanciati dal palco per dire No agli F35. A piazzale Michelangelo a Firenze, Rete della pace, Rete italiana per il disarmo, sbilanciamoci e Tavolo interventi civili di pace hanno organizzato il presidio ‘Facciamo insieme un passo di pace’. Sulla piazza con vista Firenze è stata stesa anche una bandiera arcobaleno di 15 metri per 30. Alcune migliaia di persone 5 mila secondo gli organizzatori si sono alternate in piazzale Michelangelo durante la manifestazione, iniziata alle 11 e terminata alle 16. Fra gli ospiti, il leader della Cgil Susanna Camusso e il segretario di Sel Nichi Vendola, oltre ai parlamentari del tavolo interparlamentare della pace: Giulio Marcon, Alessia Petraglia, Marisa Nicchi di Sel, Roberto Cotti del Movimento 5 stelle, Filippo Fossati e Paolo Beni del Pd. Per tutta la giornata, sul palco si sono alternati gli interventi, fra gli altri, di Alex Zanotelli, dell’ambasciatrice palestinese in Italia Mai Al Kaila e di Cecilia Strada, oltre a testimonianze video da Palestina, Afghanistan, Israele, Siria, Iraq, Libia, Congo. Repubblica - 20 settembre 2014 - L’appuntamento di Firenze è in continuità con l’Arena di Pace e Disarmo tenutasi a Verona lo scorso 25 aprile. “La risposta della comunità internazionale non può continuare ad essere solo ed esclusivamente l’intervento militare, visto il fallimento di tutti i tentativi di soluzione dei conflitti attraverso il ricorso alle armi” Famiglia cristiana - 20/09/2014 - «Riportare al centro la società civile». Parte da qui l'iniziativa "Un passo di pace", organizzata da un network di organizzazioni, che comprende Rete della pace, Sbilanciamoci, Controllarmi (Rete italiana per il disarmo), Interventi civili di pace … «Vogliamo così riconnetterci attraverso un'ipotesi di lavoro comune tra organizzazioni e movimenti pacifisti che finora hanno agito separatamente», spiega Grazia Naletto, co-portavoce della campagna Sbilanciamoci … Perché vogliamo dare la parola alle persone direttamente coinvolte nei conflitti. Se questo cambio di politiche non si realizzasse, sappiamo bene cosa ci aspetta, è sotto gli occhi di tutti: 2.000 morti a Gaza, il carcere a cielo aperto per 1,8 milioni di palestinesi, i 47 anni di colonizzazione e occupazione israeliana della Palestina, una vita sotto minaccia per il popolo israeliano, i prodromi della pulizia etnica, la violazione dell'autodeterminazione dei popoli, le infiltrazioni mafiose in ogni conflitto, l'uso del terrorismo anche da parte degli Stati, la tortura, il fondamentalismo, le esecuzioni di massa …. Vogliamo dare indicazioni per attuare delle politiche alternative a quella delle armi. E rafforzare il ruolo della società civile, che vuole la pace … Ma anche indurre a rivedere le politiche migratorie. Perché si tende a dimenticare che c'è uno stretto legame tra la proliferazione di conflitti e l'aumento del numero di persone costrette ad abbandonare i propri Paesi. Noi vogliamo che sia garantito il diritto d'asilo … Certo. Riteniamo fortemente sbagliata la scelta di inviare armi. Pensiamo che quei soldi debbano essere destinati agli aiuti umanitari, e a investire nella ricerca, nell'educazione, nell'ambiente, nell'economia e nel lavoro, nella giustizia sociale, nella democrazia, nella cultura, nel dialogo, nella cooperazione. La nostra iniziativa è frutto di una riflessione importante e precedente agli ultimi fatti …. Noi pensiamo che si debba puntare sulla promozione della difesa civile non armata e non violenta, con persone appositamente formate. A questo proposito, a breve proporremo una raccolta di firme specifica. C'è anche qualche segnale positivo. Per esempio, la Regione Sardegna ha supportato i movimenti che si battono contro la presenza militare e questo ci conforta. Significa che la cultura di pace può farsi spazio tra le istituzioni».
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