Originale: IPS La nonviolenza e il messaggio perduto di Gesù BELFAST Ho visitato di recente Assisi, la città natale di San Francesco e Santa Chiara, due grandi spiriti, le cui vite hanno ispirato noi e milioni di persone in tutto il mondo. San Francesco, un uomo di pace, e Santa Chiara, una donna di preghiera, il cui messaggio di amore, compassione, cura per gli esseri umani, gli animali e l’ambiente ci arriva attraverso la storia per parlarci in un modo molto importante e stimolante. Oggi, nel 21°secolo, mentre noi della famiglia umana affrontiamo la violenza crescente, siamo sfidati ad ammettere che siamo sul sentiero sbagliato e che dobbiamo trovare nuovi modi di pensare e di fare le cose in base a una prospettiva globale. La pace è un bel dono da avere nella vita ed è particolarmente apprezzato da coloro che hanno conosciuto conflitti violenti, guerra, carestia, malattia e povertà. Credo che la Pace sia un diritto umano fondamentale per ogni individuo e per tutte le persone. L’amore per gli altri e il rispetto per i loro diritti e per la loro dignità umana, indipendentemente da chi e che cosa sono, non importa di quale religione o di nessuna che scelgono di seguire, porterà un vero cambiamento e metterà in moto rapporti appropriati. Con queste relazioni, costruite sull’uguaglianza e la fiducia, possiamo occuparci insieme di molte delle minacce alla nostra comune umanità. “Per i primi trecento anni dopo Cristo, le comunità cristiane vivevano con dedizione totale alla non-violenza di Gesù. Purtroppo, nei successivi 1700 anni, le prime chiese cristiane tradizionali non hanno creduto , insegnato o vissuto il semplice messaggio di Gesù: amate i vostri nemici, non uccidete”. La povertà è una di queste minacce e Papa Francesco ci sfida a prenderci cura dei poveri, e ha dichiarato il suo desiderio che la Chiesa Cattolica sia la chiesa dei poveri e per i poveri. Per rispondere a questa sfida, possiamo chiederci: ‘In che modo aiuterà i poveri quello che faccio adesso’? Papa Francesco ha anche parlato della necessità di costruire la fraternità tra le nazioni. E’ una cosa importante, perché costruire la fiducia tra i popoli e le nazioni contribuirà a portare la pace al nostro mondo interdipendente e interconnesso. La violenza genera violenza, fatto di cui siamo testimoni ogni giorno sui nostri schermi televisivi, quindi la scelta tra violenza e non violenza dipende da ognuno di noi. Tuttavia, se non insegniamo la non-violenza nei nostri sistemi educativi e nelle nostre istituzioni religiose, come possiamo fare quella scelta? Credo che tutte le tradizioni di fede e le società laiche debbano lavorare insieme e insegnare la strada della non-violenza come modo di vita, anche come scienza politica e mezzi per apportare un cambiamento sociale e politico dovunque viviamo. Una grave responsabilità spetta alle diverse tradizioni religiose di dare una guida spirituale e un messaggio chiaro, specialmente per le questioni di ingiustizia economica, di ‘resistenza armata’, di armi, di militarismo e di guerra. In quanto cristiana che vive in un violento conflitto etnico e politico nell’Irlanda del Nord, e che mi trovo tra la violenza dell’Esercito britannico e quella dell’Esercito repubblicano irlandese, sono stata costretta a confrontarmi con le domande: “Uccidi mai?’ e ‘C’è una cosa come una guerra giusta?’ Durante il mio viaggio spirituale sono arrivata alla conclusione assoluta che uccidere è sbagliato e che la teoria della guerra giusta è, nelle parole del defunto Padre gesuita John L. McKenzie, “ un falso esempio di moralità”. Sono diventata una pacifista perché credo che la vita umana sia sacra e che non abbiamo il diritto di ucciderci a vicenda. Quando intensifichiamo il nostro amore e la pietà per tutti i nostri fratelli e sorelle, non è possibile torturare o uccidere nessuno, non importa chi siano o che cosa facciano. Credo anche che Gesù fosse un pacifista e sono d’accordo con Padre McKenzie quando scrive: “Se non possiamo sapere dal Nuovo Testamento che Gesù ha assolutamente rifiutato la violenza, non possiamo sapere nulla della persona e del messaggio di Gesù. E’ il più chiaro dei temi.” Per i primi 300 anni dopo Cristo, le prime comunità cristiane vivevano nella totale dedizione alla non-violenza di Gesù. Purtroppo, nei successivi 1700 anni le prime chiese cristiane tradizionali non hanno creduto , insegnato o vissuto il semplice messaggio di Gesù: amate i vostri nemici, non uccidete. Durante gli ultimi 1700 anni, i Cristiani si sono tanto allontanati dall’esempio di vita di Cristo della non-violenza, che ci troviamo di fronte al terribile dilemma di condannare un tipo di omicidio e di violenza mentre la paghiamo, partecipando attivamente o sostenendo la violenza omicida e la guerra in una misura di gran lunga maggiore di quella che condanniamo in altri. C’è davvero una rifiuto di lunga data nella nostra teologia. Per avere un aiuto a uscire da questo dilemma abbiamo bisogno di ascoltare tutto il messaggio evangelico dai nostri leader cristiani. uando QQ Dobbiamo rifiutare la teologia della ‘guerra giusta’ e sviluppare una teologia che continui con la non-violenza di Gesù. Alcuni cristiani credono che si possa applicare la teoria della ‘guerra giusta’ e che essi possano usare violenza cioè ‘lotta armata/resistenza armata’ o che questa possa essere adottata dai governi per giustificare la guerra continua. E’ proprio a causa di questa ‘cattiva’ teologia che abbiamo bisogno, da parte dei nostri leader spirituali o religiosi, di un messaggio chiaro e un annuncio chiaro che la violenza non è il modo di Gesù, la violenza non è il modo del Cristianesimo, e che gli armamenti, le armi nucleari, il militarismo e la guerra devono essere abolite e sostituite con un modo più umano e morale di risolvere i nostri problemi senza ucciderci a vicenda. Da: Z Net Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/non-violence-and-the-lost-message-of-jesus |