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http://znetitaly.altervista.org In memoria del Dottor Martin Luther King King ha pronunciato il suo ultimo discorso “Sono stato sulla cima della montagna” il 3 aprile 1968. Il 4 aprile saranno 46 ani che il Dottor Martin Luther King è stato ucciso su un balcone a Memphis. L’America Nera e le persone di buona volontà nella nazione e nel mondo sono stati affranti dal dolore, dalla frustrazione dalla rabbia per l’assassinio di questo grande uomo di giustizia e di pace. Infatti sono esplose ribellioni nei centri urbani in tutta la nazione di di persone che non riuscivano a capire come un uomo di non violenza poteva essere abbattuto così brutalmente e violentemente. Era chiaro che l’America era di nuovo a un altro bivio sulla via della ricerca per raggiungere la giustizia razziale, economica, e sociale. Malgrado costanti minacce di morte, il Dr King non è mai indietreggiato dalla sua determinazione che questa nazione doveva essere fatta in modo tale da vivere all’altezza della sua fede. La sera prima di essere ucciso è salito con riluttanza sul palco nella chiesa del tempio del Vescovo Mason, a Memphis per esortare ancora una volta la sua moltitudine di seguaci a rimanere fiduciosi, leali e pieni di coraggio. Sembrava avere la premonizione della sua scomparsa, e tuttavia ha guardato la morte in faccia e ha proclamato che non aveva paura. Nella parte più memorabile del suo discorso ha portato il pubblico con lui sulla “cima della montagna” e ha dichiarato che aveva “visto la Terra Promessa.” Sentendo che si sarebbe messo presto fine alla sua vita, ha detto: Forse non arriverò là con voi, ma voglio che stasera sappiate che noi, come popolo, arriveremo alla Terra Promessa.” Quando riflettiamo sul coraggio e l’ottimismo di King, all’ombra della morte, la domanda è: possiamo farcela ad arrivare alla Terra Promessa? Chiaramente il Dottor King parlava ai figli e alle figlie di Africa e di America che soffrivano da molto tempo, quando parlava di “noi come popolo,” ma, data la sua fede fervente nella promessa della Dichiarazione dell’Indipendenza e nella Costituzione, ci sono pochi dubbi che credesse anche che un giorno l’America come nazione dovesse arrivare alla Terra Promessa. King sapeva anche che affinché la “promessa” venisse realizzata, le persone di colore e le persone di buona volontà della “amata comunità” avrebbero dovuto lottare per ottenerne il raggiungimento. Ci sarebbero state prove e tribolazioni perché c’erano forze profondamente impegnate a limitare la democrazia economica e politica ai “pochi” di un’elite con l’esclusione dei “molti” in questa società. Quando King ha sbirciato sulla Terra Promessa, ha visto una nazione che abbracciava il suo concetto di una Carta economica dei diritti modellata in base alle “Quattro libertà” dove ogni essere umano avrebbe avuto un livello decente di vita: una terra dove a nessuno sarebbe mancato un lavoro con un salario minimo o un reddito annuale garantiti, un alloggio a buon mercato ma di qualità, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Ma, per arrivare alla Terra Promessa, King stava preparando una Campagna dei Poveri per stimolare i “molti” a lottare per una Carta economica dei diritti anche di fronte a una resistenza feroce dei “pochi” che sono ai vertici del capitale e della finanza. King ha anche avvertito che per arrivare alla Terra Promessa le persone, quelle che aspiravano a creare il cambiamento, devono loro stesse a subire un cambiamento, un “rivoluzione” personale che si tradurrebbe nella creazione di una società giusta e umana. Ha quindi proclamato : “Sono convinto che se dobbiamo continuare lungo il lato giusto della rivoluzione del mondo, noi, in quanto nazione, dobbiamo subire una rivoluzione radicale dei valori. Dobbiamo rapidamente iniziare a spostarci da una società “orientata verso le cose” a una società “orientata verso le persone”. Quando le macchine e i computer, le ragioni del profitto e i diritti di proprietà sono considerati più importanti delle persone, le gigantesche terzine di razzismo, materialismo e militarismo non possono essere sconfitte.” Le persone devono creare un “movimento morale” per arrivare alla Terra Promessa e quel movimento non può permettere un sistema incompatibile con valori “orientati alle persone”. Perciò, coloro che vogliono arrivar alla Terra Promessa, devono sfidare e cambiare i sistemi di oppressione e di sfruttamento; devono portare avanti una politica di trasformazione sociale. Come si è espresso King: “La vera compassione è di più che gettare una moneta a un mendicante; deve riuscire a vedere che l’edificio che produce mendicanti ha bisogno di essere ristrutturato.” Quando siamo testimoni dell’assalto calcolato, fatto con spirito meschino, alla classe operaia, alle persone di colore, alle donne, e ai poveri e ai lavoratori da parte degli estremisti di destra, della carcerazione massiccia nell’ambito del complesso carcerario-industriale e della sempre crescente concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi, dobbiamo continuare a essere motivati da ciò che ha visto King dalla cima della montagna. Le persone di colore in particolare devono dedicarsi a guidare noi stessi e gli oppressi/esclusi verso la Terra Promessa. Il Movimento del Lunedì Morale guidato dal Reverendo William Barber, presidente della NAACP (Associazione Nazionale per il progresso delle persone di colore) nella Carolina del Nord, incarna lo spirito della visione del Dottor Martin Luther King della Terra Promessa e della strada che dobbiamo percorrere per arrivarci. Se King è riuscito a guardare negli occhi la morte e a continuare ancora a tenere il suo sguardo sul premio, allora profaniamo la sua memoria e violiamo il suo spirito se ci ritiriamo davanti ai blocchi attuali e agli ostacoli che troviamo sulla strada per la Terra Promessa. Troppi dei nostri antenati hanno sofferto, lottato, sparso il loro sangue, trionfato e passato il testimone, perché questa generazione soccomba alla disperazione, all’apatia e alla indifferenza in questo Stato di Emergenza nei “ghetti scuri” d’America, e all’assalto immorale degli estremisti contro i poveri e i lavoratori. Mentre rievochiamo la vita del Dottor Martin Luther King, ricordiamolo sulla cima della montagna, mentre guarda la Terra Promessa, sapendo che non vi sarebbe arrivato, e mentre però coraggiosamente ci esorta e ci i stimola a continuare il viaggio arduo ma fondamentalmente gratificante viaggio verso la libertà completa. Forse non ci arriveremo nella nostra esistenza, ma il messaggio di King dalla cima della montagna era/è un fervido appello a una lotta intergenerazionale per “un’unione più perfetta per la creazione della Terra Promessa. La nostra gente e la “amata comunità” un giorno vinceranno! Il Dottor Ron Daniels è Presidente dell’istituto del Black World del 21° secolo e Distinguished Lecturer al College York dell’Università della Città di New York. I suoi articoli e i suoi saggi appaiono anche sul sito web dell’IBW, www.ibw21.org e su www.northstarnews.com.Per mandargli un messaggio, organizzare interviste per i media, o per invitarlo a conferenze, il Dottor Daniels si può contattare per email all’indirizzo: info@ibw21.org Da: Z Net Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://www.zcom.org/in-memoria-of-dr-martin-luther-king Originale: non indicato |