Ufficio Stampa Ufficiale Associazione NOGM
21 luglio 2014

Finalmente ripristinata in Friuli Venezia Giulia la legalità del divieto di coltivazione di mais ogm
di Nadia Gagliardi Coja
WPI Word Press International

Decisive le denunce dell’associazione nogm che ora  lancia un appello a tutti gli agricoltori, compresa la minoranza che sostiene gli ogm

Sabato 19 Luglio, a Colloredo di Monte Albano, in provincia di Udine, ad opera del Corpo Forestale dello Stato  e su ordinanza della Procura della Repubblica di Udine, è avvenuta la distruzione del campo coltivato a mais OGM dall’agricoltore Giorgio Fidenato. Grande la soddisfazione di tutte le associazioni del “Fronte Anti OGM”, che tanto si sono impegnate in questi mesi nel denunciare l’inaccettabile volontà di voler coltivare illegalmente un mais ogm vietato, sia da leggi regionali che nazionali,  per motivi di rischio contaminazione e danni alla biodiversità. Ora che la legalità è ripristinata, secondo l'Associazione NOGM, è il momento di passare “dalla protesta alla proposta” coinvolgendo in un confronto costruttivo anche la minoranza di agricoltori illusi dalle false promesse delle multinazionali ogm. L’idea, già avanzata, in precedenza, dal Dr.Franco Trinca, biologo nutrizionista clinico e Presidente dell'Associazione NOGM, al biologo Leandro Taboga che collabora con Giorgio Fidenato, nonchè a quest’ultimo, è quella di attivare un tavolo di confronto e di  impegno comune tra i protagonisti e gli operatori del settore, al fine di delineare una nuova politica agro-alimentare per il FVG e su scala nazionale, che sia al contempo eco-sostenibile e remunerativa per gli agricoltori e che, soprattutto, produca un cibo sano e salubre per i cittadini. A tal fine il Presidente dell’Associazione NOGM  ha pubblicato una lettera aperta a tutti gli agricoltori, pro e anti ogm, del Friuli Venezia Giulia, spiegando le ragioni della necessità di una nuova consapevolezza che superi il modello di produzione agricola basato sulla chimica e sugli ogm, modello che si sta sempre più rivelando fallimentare e pericoloso in tutto il mondo, e a dirlo non è il solo fronte nogm, ma un voluminoso  rapporto scientifico ed economico-sociale dell'ONU (Trade and Environment Review 2013). Un appello accorato in cui si richiede di intervenire anche al Governo della regione FVG, con la destinazione di una piccola parte degli ingenti finanziamenti rivolti all’agricoltura a favore della sperimentazione di varietà di sementi di mais (e di altre piante) adattate all’ecosistema locale, attraverso tecniche di coltivazione eco sostenibili, agro ecologiche e biodinamiche e della riconversione a tali tecniche di agricoltura dolce, da parte di quegli agricoltori, oggi in serie difficoltà di bilancio economico, illusi che gli OGM potessero costituire l’alternativa agli enormi problemi derivanti dalle mancate promesse dell'agricoltura chimica e intensiva, pesantemente condizionata dall’uso di pesticidi e altri fitofarmaci, responsabili di aver distrutto l’humus e la fertilità del suolo. Un modello di agricoltura che, sotto le camuffate spoglie della cosiddetta "rivoluzione verde", già più di quarant'anni fa, creava le premesse nefaste della disfatta odierna di migliaia di agricoltori e che, a suo tempo, fu proposta e imposta dalle stesse multinazionali che, oggi, replicando l’inganno, propongono gli ogm quale nuova soluzione ai danni creati dall’agrochimica. Oltre all’impegno dell’Amministrazione regionale e di tutte le forze politiche presenti in Consiglio, nonché delle Associazioni e dei professionisti esperti di agricoltura eco compatibile in grado di elaborare e guidare progetti operativi di sperimentazione e riconversione agricola, saranno necessari anche il coraggio e la fiducia degli agricoltori affinchè compiano una scelta di qualità, sulla strada della riconversione biologica delle loro aziende agricole, unico futuro possibile per il FVG e per l’Italia intera, caratterizzata dalla vocazione a produrre eccellenze agro-alimentari attraverso un processo di valorizzazione delle identità territoriali,  piuttosto che intraprendere una vacua competizione con le produzioni intensive e omologate dell’agricoltura d’oltre oceano.

 

top