L’Orient-Le Jour
22/10/2014

Evoluzione inquietante in Yemen
di Anthony Samrani
Traduzione e sintesi di Francesca Passi.

A cosa si deve un tale deterioramento politico?

Nel tentativo di comprendere le questioni regionali presenti e future del mondo arabo, l’attuale evoluzione della situazione politica nello Yemen risulta tanto interessante quanto inquietante sotto diversi aspetti. Interessante perché rappresenta un caso atipico, in quanto gli Houthi, facenti parte della minoranza Zaidi di orientamento sciita, hanno preso il controllo di Sanaa, la capitale di un Paese a maggioranza sunnita shafi’ita. Interessante anche perché la situazione socio-politica attuale ha portato a un intreccio delle strategie tribali con quelle locali e regionali, un processo che implica il coinvolgimento di ciascuno dei tre attori allo stesso tempo. Infine, interessante perché propone un confronto dottrinale e militare tra i due tipi di Islam, quello sunnita e l’altro sciita.

Ma la situazione risulta al contempo inquietante perché la reazione della società yemenita alle tensioni generali è stata drammatica e si è ben presto tradotta in atti di estrema violenza, terrorismo e anarchia. Gli attentati suicidi vengono ormai commessi ogni giorno, come fosse la sorte che spetta a ogni cittadino yemenita.

Come può essere spiegato un tale deterioramento in un Paese che era riuscito, pertanto, a intraprendere una logica di transizione politica e di dialogo nazionale in seguito alla deposizione del regime di Ali Abdullah Saleh, rimasto al potere per 33 anni?

Mentre la maggior parte degli analisti cita in questione l’Iran, il quale starebbe cercando di sfruttare la situazione per migliorare le proprie relazioni con l’Arabia Saudita, in risposta all’avanzata dei jihadisti di Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) in l’Iraq, sembra che la situazione sia ben più complessa.

In un’intervista rilasciata a L’Orient-Le Jour, Sami Dorlian, insegnante presso l’Inalco e specialista dello Yemen, ha proposto un’attenta analisi delle turbolenze aventi luogo nel Paese. Secondo il professore, l’avanzata degli Houthi è stata dovuta principalmente alla divisione dell’esercito nel 2011, a seguito delle lotte politiche tra Ali Mohsen e Ali Abdullah Saleh e la successiva decisione di abbandonare la regione di Saada, non a caso attuale roccaforte Houthi. Inoltre, egli ritiene che la minaccia Houthi possa essere interpretata come una mossa dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh per tornare sulla scena politica. Lo specialista yemenita ha infatti dichiarato: “Sembra impossibile che gli Houthi siano riusciti ad entrate nella capitale senza l’aiuto strategico dell’entourage dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh”. D’altronde, il confronto tra al-Qaeda e gli Houthi sta generando una situazione di disordine tale da poter favorire il ritorno di Saleh al potere.

Quanto al coinvolgimento delle due potenze rivali, l’Arabia Saudita e l’Iran, il professor Dorlian ha spiegato: “Il legame geopolitico tra gli Houthi e l’Iran è diventato evidente nel corso del tempo, ma dottrinalmente gli Houthi rimangono molto attaccati alla propria indipendenza. Per quanto riguarda l’Arabia Saudita, invece, la sua prima preoccupazione è di monopolizzare la scena sunnita e di prevalere sugli attori concorrenti (Fratelli Musulmani e jihadisti). Pertanto, la presenza di Al-Qaeda appare altrettanto minacciosa che quella degli Houthi”.

Anthony Samrani è un giornalista specializzato in relazioni internazionali di L’Orient-Le Jour.

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