http://nena-news.it
18 ottobre 2014

Yemen nel caos, ne approfitta al Qaeda
di Sonia Grieco

AQPA mobilita i mujahedeen di tutto il mondo al fianco dello Stato islamico, mentre nel Paese affronta i ribelli sciiti Houthi. Scontri e attentati con decine di vittime negli ultimi giorni. C’è chi teme che si torni alla divisione in due stati, a vantaggio dei qaedisti che spadroneggiano nelle aree meridionali

Roma, 18 ottobre 2014, Nena News

Mentre ieri si contavano le vittime, una ventina, degli ultimi scontri tra i ribelli sciiti Houthi e i qaedisti nella provincia sud-occidentale yemenita di Ibb, al Qaeda nella Penisola arabica (Aqap) lanciava il suo appello ai musulmani di tutto il mondo a unirsi alla battaglia dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis).

Una chiamata all’unità tra mujahedeen contro gli infedeli (cristiani e sciiti), che apre a una riconciliazione all’interno del fronte dell’islam sunnita radicale, dopo le divergenze e le lotte di potere che in Siria e in Iraq avevano portato alla rottura tra l’Isis di Abu Bakr al-Baghdadi da una parte e il leader di al Qaeda, Ayman Zawahri, dall’altra, seguito dalla declinazione siriana della Base, il Fronte al Nusra di Abu Mohammad al-Golani.

In Siria è stato proprio al Nusra a fare il primo passo qualche settimana fa. Prima ha preso le distanze dall’autoproclamato Stato islamico, poi, preso di mira dai raid della coalizione anti-Stato islamico capeggiata dagli Stati Uniti, ha optato per l’unità contro il comune nemico che – ha detto in una nota- ha dichiarato una “guerra contro l’islam”. Adesso hanno imboccato la stessa strada i qaedisti della Penisola arabica, che spadroneggiano nelle zone meridionali del povero e instabile Yemen e da giorni si scontrano con i combattenti sciiti Houthi. Una lotta per il potere tra i due islam, su un terreno di battaglia fragile come quello yemenita, al centro degli interessi delle due potenze che competono per il controllo della regione: l’Iran sciita e l’Arabia Saudita, baluardo dei sunniti. Alcuni analisti temono che il Paese si spacchi e si torni alla situazione pre-1990: uno Yemen del Nord e uno Yemen del Sud nelle mani di al Qaeda.

È dall’estate che si combatte e si manifesta. Gli Houthi hanno lasciato le roccaforti settentrionali e sono arrivati fino alla capitale Sana’a, per chiedere le dimissioni del governo, accusato di corruzione e incapacità. L’hanno occupata dal 21 settembre e la scorsa settimana è stato finalmente designato un primo ministro  a loro gradito, ma “la rivolta non è finita”, ha detto il leader sciita Khaled al-Madani, “adesso dobbiamo sradicare la corruzione nell’amministrazione”. Secondo la stampa locale, i ribelli giovedì scorso hanno rafforzato i posti blocco e il dispiegamento di combattenti a Sana’a, nel timore di nuovi attacchi qaedisti.

La “calata” dal nord non ha incontrato una strenua resistenza, ma spingendosi verso sud le cose sono cambiate. A Ibb sono finiti sotto il fuoco dell’artiglieria di al Qaeda, affiancata dai miliziani delle tribù. Il vicegovernatore di Ibb, Ali al Zanam, ha riferito che i ribelli sciiti gli hanno comunicato di essere entrati in città per stanare i qaedisti e colmare il deficit di sicurezza. Una dichiarazione che sembra quasi una legittimazione della loro presenza. Nella notte è stata la provincia di Baida a fare da sfondo ad aspri combattimenti con decine di vittime, secondo fonti tribali. Giovedì scorso un kamikaze ha colpito un raduno di Houthi in un’area tra le province di Dhamar e Baida. Si preparavano a partire per Rada, bella provincia di Baida, per combattere al Qaeda. Inoltre, sono sempre forti le spinte secessionistiche dal Sud.

Gli Houthi stanno guadagnando terreno e potere in Yemen, un Paese instabile in cui non si è chiuso il processo di transizione seguito alle rivolte del 2011, che hanno cacciato dal potere, dopo oltre trenta anni, l’ex presidente Ali Abdullah Saleh. La rivolta yemenita, che al pari di quella bahreinita ha messo in allerta Riad, si è conclusa con un patto d’elité (opera del Consiglio di cooperazione del Golfo, dominato dai Saud) che ha spianato l’ingresso ai vertici del potere al partito sunnita Islah, consentendogli di accarezzare l’idea di arrivare alla guida del Paese. Ma l’islam politico fa fatica ad affermarsi anche in Yemen e poi Islah ha perso il sostegno della monarchia wahabita, che prima lo ha usato in chiave anti-Houthi al confine e in seguito lo ha messo nella sua lista nera per i rapporti troppo stretti con la Fratellanza.

Adesso il Paese è di nuovo teatro dello scontro tra sunniti e sciiti. La battaglia degli Houthi, più che contro il governo, sembra essere contro la potente fazione sunnita Islah e adesso contro al Qaeda. Il movimento sciita sta diventando un attore politico e, secondo alcuni osservatori, la sua avanzata è stata possibile anche grazie alla complicità del presidente Hadi che, se non ha sostenuto, ha per lo meno lasciato fare, sperando in un indebolimento di Islah che adesso è in effetti alle strette. Da gennaio il movimento Houthi ha intessuto alleanze con le tribù, o le ha comprate, e ha guadagnato terreno al Nord, rompendo ripetutamente le tregue, senza peraltro subire grosse ripercussioni da parte delle Forze armate yemenite.

L’ascesa degli Houthi minaccia al Qaeda che in Yemen ha costruito una base forte. C’è chi pensa che se il Paese ripiombasse in un conflitto o arrivasse a dividersi, il sud rischierebbe di diventare il paradiso dei qaedisti. Nena News

top