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http://www.slate.fr/
06.10.2014

La tomba di Suleiman Shah concentra le tensioni
di Ariane Bonzon

Questo luogo simbolico nella storia turca potrebbe essere il bersaglio dell’organizzazione jihadista dello Stato Islamico, soprattutto da quando la Turchia ha annunciato di aver autorizzato il suo esercito a condurre operazioni contro di essi. La Turchia potrebbe allora appellarsi alla solidarietà dei paesi membri della NATO.

Sono solo poche centinaia di metri quadrati all'aperto nel deserto siriano con al centro una tomba ottomana. L'enclave è sorvegliata da soldati turchi. Questo luogo santo e la piccola guarnigione che custodisce la tomba potrebbe essere oggetto di ritorsioni da parte dei jihadisti da quando, Giovedi 2 ottobre, il parlamento turco ha autorizzato l'esercito a condurre operazioni contro la Siria e l’Iraq.

Qui riposa il nonno del fondatore dell'impero ottomano

Dall'Asia centrale, le tribù turche non si sono immediatamente installate in Turchia, ma sono circolate per quasi cinque secoli tra Iran, Iraq e Siria.

Suleyman Shah è il capo di una di queste tribù. Fuggendo dai Mongoli, sarebbe, secondo la leggenda, annegato nell’Eufrate nel 1236 prima di essere sepolto in loco. E’ Osman, suo nipote che, lasciata la Siria, va verso nord e pone le basi per quello che sarebbe diventato l'Impero Ottomano.

Nel XIX secolo, il sultano Abdulhamid II vuole onorare il suo antenato. Egli regna ancora sulla Siria, e quindi fa costruire una fortezza nel luogo in cui Suleyman Shah è sepolto.

Con la prima guerra mondiale e il crollo dell'impero ottomano, la Siria viene separata dalla Turchia insieme alla tomba di Suleyman Shah, che rimane sotto l’allora amministrazione del protettorato francese. Il nuovo leader della Turchia, Mustafa Kemal, vuole porre fine all'eredità ottomana.

"Ma, dice il politologo Soner Cagatay in un articolo su questa tomba, il richiamo di Suleyman Shah si rivela troppo potente anche per Ataturk. Questa sarà l'unica volta che per il passato ottomano, egli insistette sul fatto che la Turchia mantenesse la proprietà della tomba di Suleyman Shah. La Francia accettò e concesse la sovranità territoriale della Turchia all'enclave con un trattato del 1921"

Nel 1946, la Siria divenne indipendente. La tomba di Suleyman Shah rimase di proprietà di Ankara.

Storicamente e simbolicamente, il luogo assume un senso per i turchi che ne hanno scoperto l'esistenza, ma spesso molto di recente, in occasione della tensione al confine turco-siriano negli ultimi mesi. Di solito non è risaputo, per esempio, che la tomba attuale non ha nulla a che fare con l'originale.

Infatti, nel 1973, durante la costruzione di una diga sull'Eufrate, si è deciso di spostare i resti di Suleyman Shah alla fonte, nel governatorato di Aleppo, in modo che la tomba non venisse coperta dall’allagamento causato della diga.

Una visita all’enclave è stata una esperienza surreale, ha detto nel 2012 il politologo Soner Cagaptay. Si entra in territorio sotto sovranità turca, e avete bisogno di un passaporto per visitarlo mentre la tomba non è più grande di un gruppi di case. L'enclave è sorvegliata da undici soldati che stanno sull'attenti sotto una bandiera turca (...) nel bel mezzo del deserto siriano senza altri abitanti".

Nella primavera del 2014, l'esercito turco ha effettuato il cambio della guardia. Come ciò sia stato possibile, vale a dire senza problemi, mentre il territorio e sotto il controllo dello Stato islamico, è un indicatore delle complesse relazioni, anche contraddittorie, tra la Turchia e l’IS, secondo Romain Caillet ricercatore con sede a Beirut.

Protetto dalle truppe d'elite Turchia cade

Negli ultimi mesi, la protezione della tomba di Suleyman Shah è stata rafforzata e assegnata ad unità d'elite con berretti rossi bordeaux, che sono tra i soldati migliori, nonostante questo, non possiamo escludere che essi vengano sopraffatti dalla massiccia espansione dello Stato islamico in Iraq e in Libano, concludono i ricercatori F. Doruk Can Ergun e Kasapoglu nel loro studio impegnato nella difesa della tomba di Suleyman Shah per il think tank turco Edam.

Ma dal momento che Giovedi 2 ottobre il parlamento turco ha autorizzato l'esercito a intervenire in Siria e in Iraq contro l'organizzazione di IS. Quando i primi attacchi turchi avraanno luogo, non possiamo escludere rappresaglie dell’IS. La ottomana sarebbe un obiettivo primario per questi jihadisti che si presentano come soldati del Califfato.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha detto più volte, e anche il 1° ottobre che ogni attacco alla tomba sarebbe consideratioda Ankara come un attacco contro la Turchia. La difesa di questo luogo santo accarezza la fibra nazionalista di un’opinione pubblica turca, molto irrequieta per qualsiasi coinvolgimento militare del suo paese in Siria.

Infatti, nei primi mesi del 2014, alcuni dei più alti funzionari del Ministero degli Affari Esteri, l'esercito e l'intelligence turca aveva tenuto un incontro segreto per discutere la possibilità di inviare agenti provocatori la cui azione intorno alla tomba di Suleyman Shah avrebbe giustificato l'accettazione di un maggiore intervento armato in Siria. La protezione della tomba, in realtà sarebbe servita come pretesto. La registrazione on-line di questo incontro segreto su YouTube ha fatto fallire l'operazione ammesso che avesse una reale possibilità di essere realizzato.

Tuttavia, se lo stato islamico conducesse un'offensiva contro la tomba dell’antenato del fondatore dell'impero ottomano, la Turchia potrebbe appellarsi alla solidarietà degli altri paesi membri della NATO invocando l'articolo V della Carta dell'Alleanza che, quando l'integrità territoriale di un membro è minacciata, anche se il territorio attaccato sarebbe di poche centinaia di metri quadrati, perso nel deserto siriano, gli alleati dovrebbero in qualche modo provvedere alla di difesa reciproca. (anche se l'articolo non è vincolante)

La Francia, che ha detto che non voleva un intervento militare in Siria avrebbe allora dovuto sostenere in un modo o nell'altro la Turchia per un pezzo di terra e una tomba che gli ha ceduto quasi un secolo fa. Come se, ancora una volta, la sua storia coloniale la stia raggiungendo ...


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06.10.2014

La tombe de Suleiman Shah concentre les tensions
par Ariane Bonzon

Ce lieu symbolique de l'histoire turque pourrait être la cible des djihadistes de l'organisation Etat islamique, surtout depuis que la Turquie a annoncé qu'elle autorisait son armée à mener des opérations contre elle. Et la Turquie pourrait alors en appeler à la solidarité des Etats membres de l'Otan.

Ce ne sont que quelques centaines de mètres carré en plein désert syrien avec au centre une  tombe ottomane. L’enclave est gardée par des soldats turcs (vous pouvez voir des photos sur Google Map et des photos d'archives d'Associated Press). Ce lieu saint et la petite garnison qui veille sur la tombe pourraient être l’objet de représailles de la part des djihadistes depuis que, jeudi 2 octobre, le parlement turc a autorisé l’armée à mener des opérations contre l’EI en Syrie et en Irak.

Ci-gît le grand-père du fondateur de l’empire ottoman

Venant d’Asie centrale, les tribus turques ne se sont pas tout de suite installées en Turquie. Elles ont circulé pendant près de cinq siècles entre l’Iran, l’Irak et la Syrie. 

Suleyman Shah est le chef de l’une de ces tribus. Fuyant les Mongols, il se serait, selon une légende, noyé dans l’Euphrate en 1236 avant d’être enterré sur place. C’est Osman, son petit-fils qui, quittant la Syrie, remonte vers le nord et jette les bases de ce qui va devenir l’empire ottoman.

Au XIXe siècle, le sultan Abdülhamid II veut rendre hommage à son ancêtre. Il règne toujours sur la Syrie et fait donc ériger un turbe là où Suleyman Shah est enterré.      

Avec la Première Guerre mondiale et la dislocation de l’empire ottoman, la Syrie –tombe de Suleyman Shah comprise– est sous administration puis sous protectorat français. Le nouvel homme fort de la Turquie, Mustafa Kemal, veut en finir avec l’héritage ottoman.

«Mais, raconte le politiste Soner Cagatay dans un article consacré à cette tombe, l’attrait de Suleyman Shah se révèle trop puissant pour que même Ataturk y résiste. Ce sera l’unique fois où il adoptera le passé ottoman: il insistera pour que la Turquie conserve la propriété de la tombe de Suleyman Shah. La France acquiesce et accorde à la Turquie la souveraineté territoriale sur cette enclave par un traité en date de 1921.» 

En 1946, la Syrie devient indépendante. Le turbe de Suleyman Shah reste propriété d’Ankara.   

Historiquement et symboliquement, le lieu revêt un certain sens pour les Turcs qui n’en ont pourtant souvent découvert l’existence que très récemment, à l’occasion de la tension turco-syrienne de ces derniers mois. Ils ne savent en général pas, par exemple, que la tombe actuelle n’a rien à voir avec l’originelle.

En effet, en 1973, lors de la construction d’un barrage sur l’Euphrate, il a été décidé de déplacer la dépouille de Suleyman Shah en amont dans le gouvernorat d’Alep, afin que la tombe ne soit pas recouverte par la montée des eaux due au barrage.

La visite de cette enclave est une «expérience surréaliste», racontait en 2012 le politiste Soner Cagaptay. Vous entrez en «territoire sous souveraineté turque, et vous avez besoin d’un passeport pour la visiter alors qu’elle n’est pas plus grande qu’un pâté de maisons. L’enclave est gardée par onze soldats, qui se tiennent au garde-à-vous sous un drapeau turc (…) au milieu du désert syrien sans aucun autre habitant».  

Au printemps 2014, l’armée turque a procédé à la relève de la garde du turbe. La façon dont cela s’est réalisé, c’est-à-dire «sans encombres» alors que le territoire était tenu par l’organisation de l’Etat islamique (EI), est un indicateur des «relations compliquées voire contradictoires entre la Turquie et l’EI», selon Romain Caillet, chercheur basé à Beyrouth.

Une tombe protégée par les troupes d’élites turques

Depuis quelques mois, la  protection du turbe de Suleyman Shah a été renforcée et confiée à des unités d’élites. «Certes, les “bérets rouge bordeaux” sont parmi les meilleurs soldats, malgré cela, on ne peut exclure qu’ils soient dépassés par l’expansion massive des membres de l’Etat islamique en Irak et au Liban», analysent les chercheurs F. Doruk Ergun et Can Kasapoğlu dans l’étude qu’ils consacrent à la défense de la tombe de Suleyman Shah pour le think thank turc Edam.  

Or, depuis jeudi 2 octobre, le parlement turc a autorisé l’armée à intervenir en Syrie et en Irak contre l’organisation de l’EI. Lorsque les premières frappes turques auront lieu, on  ne peut exclure des représailles de la part de l’EI. Le turbe ottoman serait une cible de choix pour ces djihadistes qui se présentent comme les «soldats du califat».

Le président Recep Tayyip Erdogan a déclaré plusieurs fois, et encore le 1er octobre, que toute attaque de la tombe serait considérée par Ankara comme une attaque contre la Turquie. Invoquer la défense de ce lieu saint, c’est caresser la fibre nationaliste d’une opinion publique turque très rétive à toute implication militaire de son pays en Syrie.

D’ailleurs, début 2014, certains des plus hauts responsables du ministère des Affaires étrangères, de l’armée et des renseignements turcs avaient tenu une réunion secrète pour évoquer la possibilité d’envoyer des agents provocateurs dont l’action autour de la tombe de Suleyman Shah aurait permis de  justifier et de mieux faire accepter par l’opinion publique une intervention armée en Syrie. La protection du turbe aurait servi de prétexte, en somme. La mise en ligne de l’enregistrement de cette réunion secrète sur YouTube a fait capoter cette opération pour autant qu’elle ait eu de vraies chances de se réaliser.

En revanche, si l’organisation de l’Etat islamique devait mener une offensive contre la tombe de l’ancêtre du fondateur de l’empire ottoman, la Turquie pourrait alors en appeler à la solidarité des autres pays membres de l’Otan en invoquant l’article V de la Charte de l’Alliance selon lequel lorsque l’intégralité territoriale de l’un des membres est mise en danger, et même si le territoire attaqué ne représente que quelques centaines de mètres carrés perdus dans le désert syrien, les alliés se doivent dans une certaine mesure (l’article n’est pas contraignant) défense mutuelle.

La France qui a dit qu’elle ne souhaitait pas intervenir militairement en Syrie pourrait alors avoir à soutenir d’une manière ou d’une autre la Turquie pour un bout de terre et une tombe qu’elle lui a cédés il y a presqu’un siècle. Comme si, une fois encore,  son histoire coloniale la rattrapait...

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