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set 22nd, 2014

La Turchia rifiuta di combattere lo Stato islamico
di Shorsh Surme

La Turchia, membro della Nato che d’anni cerca di entrare a far parte dell’Unione Europea, non parteciperà alla coalizione internazionale per combattere i jihadisti dello Stato islamico (Isis) e non concederà l’utilizzo delle proprie basi di Incirlik e Batman, nel Kurdistan della Turchia, come punto di partenza dei raid contro gli estremisti dell’Isis.
Questo rifiuto di Ankara, è stato motivato strumentalmente dalla necessità di non compromettere la sicurezza di 49 dei suoi cittadini (poi rilasciati) ostaggi dell’Isis da quando i miliziani hanno assunto il controllo della città di Mosul nel giugno scorso; se da Ankara vi fosse stato un atteggiamento di fermezza, certamente i prigionieri sarebbero stati uccisi.
In realtà da più parti le autorità turche vengono accusate di aver addestrato e poi inviato diversi membri dell’Isis prima in Siria e poi in Iraq in funzione anti al-Assad, come pure di combattere i curdi del Kurdistan della Siria.
Inoltre il governo Turco è contrario e ha criticato la fornitura di armi ai combattenti curdi iracheni (i Peshmerga), cosa che alcuni paesi dell’Unione Europea hanno già hanno fatto, tra cui la Francia.
Il timore della Turchia è infatti quello che un giorno queste armi possano cadere nella mani del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, meglio conosciuto come PKK, il quale è in lotta armata contro lo Stato turco dal 1980, per la libertà del popolo curdo; da poco è entrato in vigore un fragile processo di pace con Ankara.
Le autorità turche, pur sapendo che i loro imprenditori stanno in questo guadagnando momento milioni di dollari proprio dagli investimenti del Governo regionale curdo per la ricostruzione del Kurdistan irq, non si sono dette disposte ad aiutare lo stesso a respingere l’attacco dell’Isis.
La Regione autonoma del Kurdistan irq. sta rivedendo la propria posizione nei confronti del governo Turco: Nechirvan Barzani, primo ministro del governo regionale, in un’intervista rilasciata al giornale Hawler ha manifestato la sua delusione nei confronti della Turchia, la quale non sta fornendo alcun sostegno militare ad Erbil. E ha detto che “Ci aspettavamo un sostegno più preciso della Turchia”.
La verità è che Ankara è coinvolta sia nell’addestramento dei membri dell’Isis, sia dei miliziani di Jabhat al-Nusra: sono oltre 900 i cittadini turchi nella fila di questi due organizzazioni fondamentaliste.
Questa tesi viene confermata sia del video trasmesso dalla Bbc che mostra come vengono trasferiti i jihadisti con lo scopo di massacrare la popolazione curdo-siriana, sia dalla dichiarazione del nuovo ministro degli Esteri della Turchia, Mevlut Cavusoglu, il quale in un incontro con il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier a Berlino ha detto che “La Turchia è determinata nel voler interrompere il flusso di persone provenienti dall’Europa e che usano il nostro territorio per aderire allo Stato islamico dell’Iraq e del Lavante (Isis)” e ha indicato che il governo Turco è già in possesso di una lista di 6mila persone non grate, che sta cercando di rimpatriare.
La domanda lecita è: perchè queste persone hanno scelto proprio la Turchia per passare nella fila dei terroristi dell’Isis? Esiste forse un valico segreto super-blindato dell’esercito turco?

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