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30 mag 2014

Turchia, un anno vissuto pericolosamente
di Serena Tarabini

Gezi Park è stato chiuso e in tutte le città turche è dispiegata in forze la polizia in attesa del primo anniversario delle proteste che hanno mostrato al mondo il volto ribelle del Paese

Istanbul, 30 maggio 2014, Nena News

Il 31 maggio 2013 fu il giorno in cui dopo due sgomberi feroci ai danni degli attivisti che difendevano 600 alberi  destinati allo sradicamento, un moto di indignazione percorse la Turchia e centinaia  di migliaia di persone  scesero  improvvisamente e spontaneamente nelle strade di Istanbul e di altre città per protestare contro la violenza e l’autoritarismo del governo di Erdoǧan. Il giorno dopo i “çapulcu”, i vandali, come li definì lo stesso Erdoǧan  fornendo  involontariamente un’identità  a quel fronte straordinariamente eterogeno, costrinsero alla ritirata le forse di Polizia e si ripresero Piazza Taksim e Gezi Park , che per due settimane si trasformarono in uno straordinario esperimento di libertà, convivenza e resistenza

La lista delle manifestazioni  previste in tutto il Paese per l’anniversario di Gezi è lunga: da Istanbul ad Ankara, da ovest a est, dalla costa del Mar Nero a quella sud, decine di città si apprestano a celebrare  il giorno in cui la Turchia ha mostrato al mondo il suo volto ribelle.

Per Istanbul l’appuntamento è uno: ore 19, Piazza Taksim: ma non sarà semplice anche solo provare a raggiungerla. Gezi Park è già stato chiuso  ieri in maniera preventiva, il Prefetto di Istanbul ha annunciato  che l’accesso alla Piazza non sarà permesso, il dipartimento di sicurezza ha organizzato il dispiegamento in città di 25mila poliziotti, più della metà di quelli utilizzati per blindare Istanbul il 1 maggio, e di 50 mezzi speciali fra   elicotteri e blindati muniti di cannoni  ad acqua. Fermi traghetti, metropolitana, autobus.

Non è difficile immaginare quello che succederà: chiunque vorrà manifestare  verrà  attaccato, soffocato dai gas, spazzato via dai getti degli idranti, malmenato, arrestato. Un rituale  che si ripete da più di un anno a questa parte. Più difficile prevedere in quanti, sebbene provati  da questa repressione  durissima e con il ricordo fresco delle sue vittime,  vorranno ancora correre questo rischio. Nena News

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