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“Desiderio di Piazza Taksim” Interviste a Arzu Çerkezoglu e a Kivanç Eliaçık, rispettivamente Segretaria Generale e responsabile relazione con l’estero della DISK, Confederazione dei sindacati rivoluzionari, dopo le manifestazioni del Primo Maggio e la repressione della polizia di Erdogan Cosa ha significato il primo maggio? Il primo maggio di quest’anno assumeva un’importanza particolare: essendo il primo dopo le proteste di Gezi Park, rappresentava l’occasione per scendere in piazza in tantissimi e tornare ad alzare la voce contro questo Governo; per questo motivo la giornata di oggi era molto temuta dal premier Recep Tayyp Erdogan: Piazza Taksim è stata negata perché permettere di raggiungerla avrebbe significato centinaia di migliaia di persone in manifestazione contro di lui; avrebbe potuto essere l’inizio di una nuova ondata di protesta. Credi che i sindacati oggi siano riusciti a dare un segnale a questo governo? Possiamo dire di si; molte persone oggi erano piazza nonostante i divieti e le difficoltà : le cariche delle forze di polizia sui concentramenti sono iniziate dalla mattina presto, i manifestanti hanno resistito fino al pomeriggio mostrando una determinazione molto forte: Qual è il prossimo passo per i sindacati? Noi sentiamo che nella società c’è ancora un “desiderio di Piazza Taksim” molto forte, in relazione al primo Maggio ma non solo; per questo motivo noi ci sentiamo incoraggiati a continuare a lottare oltre che per migliori condizioni di lavoro, per riconquistare un luogo importantissimo. L’impressione è quella che il Governo abbia deciso interdire tutta l’area di Taksim alle manifestazioni in maniera definitiva…. Si è cosi; difatti il punto non è la piazza, ma la storia di questo paese: negare Piazza Taksim significa tornare indietro anziché fare dei passi avanti in termini di democrazia. Non sono i Governi a decidere dove i lavoratori devono manifestare, ma i lavoratori stessi. Noi non demordiamo, e oggi stesso abbiamo annunciato che il 31 di Maggio, giorno dell’anniversario di Gezi Park, torneremo a manifestare a Piazza Taksim. Intervista a Kivanç Eliaçık, responsabile relazione con l’estero della DISK Partiamo da alcune considerazioni sulla giornata di oggi, da quello che è successo e dal suo significato Questa MayDay era la prima dopo le proteste di Gezi Park e quindi portava con se molte cose; da Gezi Park in poi noi abbiamo imparato molte cose, abbiamo migliorato le nostre capacità, anche in termini di resistenza agli attacchi della polizia, abbiamo dovuto imparare a resistere ai gas lacrimogeni, ai cannoni idranti, alle pallottole, per poter manifestare. Manifestare è un diritto e questa è la discussione che i sindacati hanno portato avanti fino a questa mattina con il Governo: è un diritto costituzionale organizzare una manifestazione pacifica a Piazza Taksim o il Governo ha il diritto di decidere dove e quando si fanno le manifestazioni? La risposta sta in quello che è successo oggi. Quando una volta radunati nella zona di Sisli dove ci siamo dati appuntamento con l’altra confederazione sindacale, il Kesk e con alcuni partiti dell’opposizione, siamo stati subito fermati, e dopo poco ci hanno inondato di lacrimogeni e investito con i getti dei cannoni idranti; ci hanno attaccato fisicamente, e questo è avvenuto nonostante nelle prime file si trovassero oltre ai rappresentanti sindacali anche diversi esponenti dei partiti di opposizione come il CHP e l’HDP. Per farti capire, hanno attaccato addirittura una deputata del CHP che ha delle disabilità, porta delle protesi: una deputata donna disabile ! Ho visto delle foto, la scuotevano, lei è caduta e loro le stavano sopra! Quindi la Polizia ha mostrato nuovamente la sua potenza e la sua brutalità, ma ciononostante i dimostranti l’hanno sfidato a lungo, hanno continuato a provare ad andare a Piazza Taksim. Inoltre il trasporto oggi era completamente bloccato, i traghetti erano fermi, la metropolitana chiusa, le linee principlai degli autobus cancellate; questo ha significato che molte persone oggi non hanno potuto raggiungere il proprio posto di lavoro; molte persone oggi non hanno potuto lavorare, più che in uno sciopero sindacale; oggi il Governo li ha costretti a una vacanza forzata. Per lo stesso motivo tantissime persone che oggi avrebbero voluto manifestare non hanno potuto farlo,era molto complicato raggiungere i concentramenti, e anche gli autobus su cui viaggiavano i manifestanti organizzati dai sindacati sono stati fermati. Sei soddisfatto della giornata di oggi? No non sono soddisfatto ovviamente: stavamo organizzando una grande giornata di protesta con centinaia di migliaia di persone , con concerti e comizi; volevamo far arrivare dei messaggi a questo Governo e non ci è stato permesso. Con la giornata di oggi abbiamo capito che questo Governo ha paura della gente, ha paura dei lavoratori: cosa sarebbe potuto succedere se avesse concesso di manifestare a Piazza Taksim come è avvenuto nel 2010, nel 2011 e nel 2012? Questo Primo Ministro si fregia di essere un democratico, di aver messo il nostro paese sulla strada della democrazia, di aver concesso più diritti che mai, in realtà lui non vuole permettere alla gente di protestare contro di lui, l’utilizzo estremo della repressione lo dimostra, questa giornata ci rappresenta le condizioni della Turchia in maniera simbolica. La sede della DISK è stato attaccato come l’anno scorso durante le cariche di dispersione? No non è avvenuto un attacco diretto, però lo hai visto anche tu, è stata lanciata una quantità enorme di gas nella strada dove si trova l’ingresso dell’edifico, che è diventata impraticabile, e molti di noi eravamo rifugiati li dentro; la sede stessa è diventata un ospedale per assistere i feriti e gli intossicati, abbiamo messo a disposizione medicinali e ci siamo improvvisati infermieri. Quali sono le prossime mosse? In questo stesso momento stiamo discutendo se riconvocarci a Piaza Taksim questa sera stessa; vorremo andare la’ e tenere una conferenza stampa, la cui conclusione sarebbe che anche il prossimo 1 maggio noi vogliamo andare a Piazza Taksim. Conosci lo slogan “ ogni luogo è Taksim, ogni luogo è resistenza”. Ecco nello spirito di Gezi, di cui la May Day è una delle sue radici, noi diciamo anche di voler continuare ad essere “çapulcu” e che il Primo Maggio è sempre ed ovunque. Nena News
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