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12 Mar 2014

Turchia, folla ai funerali del ragazzo martire di piazza Taksim
di Nicola Mirenzi

Berkin Elvan aveva quindici anni, ed è morto ieri dopo 269 giorni di coma

Berkin Elvan aveva quindici anni, ed è morto ieri dopo 269 giorni di coma. Un lacrimogeno sparato dalla polizia lo aveva colpito alla testa nel pieno degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine di giugno dell’anno scorso per la difesa del parco Gezi e contro il governo Erdogan. Berkin però non stava assaltando una camionetta della polizia, né lanciando pietre contro i poliziotti. Stava andando a comprare il pane per la sua famiglia.

Per la sua totale innocenza è diventato subito un simbolo della protesta e della brutalità adottata dal governo per reprimerla. Così la sua morte, ieri, ha riacceso la rabbia che covava sotto cenere: cortei e manifestazioni sono ripartiti nelle più grandi città della Turchia e scontri ci sono stati nella notte ad Ankara (la capitale) e Istanbul (il più grande dei centri).

Ai suoi funerali oggi a Istanbul sono accorse decine di migliaia di persone, al coro di «Tayyip assassino» e «Berkin è ovunque, dovunque c’è resistenza» hanno accompagnato il feretro, ricoperto di un telo rosso e cosparso di fiori, per le strade del suo quartiere – un quartiere proletario –  per arrivare infine in una delle moschee Alevi.

Gli Alevi sono una delle minoranze dell’islam più numerose in Turchia. A lungo perseguitate dalla maggioranza sunnita, hanno una tradizione di apertura, liberalismo e laicità (e anche per questo sono guardate con sospetto).

I funerali di Berkin – eletto martire della ribellione anti-Erdogan – possono riaccendere le proteste in un momento delicatissimo per la Turchia, con il governo nella bufera per un clamoroso scandalo corruzione e le elezioni locali alle porte.

Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan si è scagliato contro i manifestanti, dicendo che «cercare di mettere a ferro e fuoco le strade diciotto giorni prima delle elezioni non è un atto democratico».

«Mi appello – ha dichirato erdogan – agli impiegati delle organizzazioni, ai sindacati e alle organizzazioni non governative che stanno provocando incidenti di mostrare responsabilità. Chiunque abbia problemi dovrebbe risolverli il 30 marzo alle urne».

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