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8 gennaio 2014

La crisi di Erdogan

Il 7 gennaio in Turchia 350 agenti e dirigenti di polizia di Ankara e i prefetti di 16 città sono stati rimossi dal loro incarico per decreto del governo. Si occupavano di reati finanziari, contrabbando e crimine organizzato e ora molti di loro sono stati riassegnati al traffico e a compiti minori. Lo stesso giorno almeno 25 persone tra uomini d’affari e funzionari pubblici sono state arrestate con l’accusa di frode e corruzione in cinque città turche, nell’ambito dell’indagine aperta nel dicembre del 2013 che ha coinvolto le persone più vicine al governo di Recep Tayyip Erdogan.

Il 17 dicembre l’indagine aveva portato all’arresto di 52 persone, tra cui anche i figli di tre ministri (che poi hanno dato le dimissioni). Subito dopo, il premier turco aveva accusato la polizia e la magistratura turca di condurre “una sporca operazione” per danneggiare il governo e colpire il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp).

Così, in seguito agli arresti, funzionari e dipendenti che il governo include nel “complotto” ai suoi danni sono stati rimossi dal loro incarico. Il 19 dicembre il capo della polizia di Istanbul, Hüseyin Çapkın, è stato licenziato e altri dirigenti delle forze dell’ordine della città sono stati trasferiti, insieme a nove ufficiali, ad Ankara. Secondo un comunicato diffuso dalla Direzione generale della polizia gli agenti sono stati rimossi per “questioni amministrative”, ma anche per “aver fatto un uso improprio del loro ruolo” nel corso delle indagini, ha riportato l’agenzia turca Anadolu.

“Per legge il governo non può rimuovere giudici o magistrati e quindi se la prende con la polizia, che invece ricade sotto la sua autorità”, ha detto un giornalista del quotidiano turco Milliyet in un’intervista al New York Times. Secondo il quotidiano turco in lingua inglese Hürriyet Daily, a Istanbul e Ankara i dipendenti delle forze dell’ordine rimossi dal loro incarico dallo scoppio dello scandalo legato all’inchiesta sono 1.700.

Una crisi politica.

Sono sempre di più quelli che credono che gli arresti e le conseguenti sostituzioni riflettano una lotta interna all’Akp tra i sostenitori di Erdogan e quelli di Fethullah Gülen, uno studioso islamico che vive in esilio volontario negli Stati Uniti e che ha ispirato il movimento Hizmet. Gülen può contare sull’appoggio di milioni di persone nel mondo e sembra abbia una grande influenza sull’apparato burocratico, le forze dell’ordine e le istituzioni giudiziarie in Turchia. Per anni il movimento ha sostenuto Erdog˘an, consentendogli di vincere tre elezioni, ma nell’ultimo periodo le due parti si sono allontanate.

L’Unione europea ha chiesto alla Turchia, che spera di entrare nella Ue, di non interferire nelle indagini. In estate i turchi dovranno scegliere il loro nuovo presidente. Erdoğan, primo ministro da undici anni, si è proposto come candidato ma gli scandali recenti potrebbero costringerlo a rinunciare.

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