www.asianews.it Arabia Saudita, 10 anni di prigione e mille frustate per il blogger liberale La sentenza è stata emessa dal tribunale di Gedda. Raif Badawi aveva fondato il sito internet insieme ad un altro attivista, Suad Al-Shammari. Chiedevano di porre fine al dominio della religione sulla vita pubblica del regno. Una sentenza "scandalosa". Gedda (AsiaNews/Agenzie) - Il tribunale di Gedda ha condannato Raif Badawi, blogger e attivista, a 10 anni di prigione, mille frustate e una multa pari a 193 mila euro. Il reato è quello di aver creato un blog "liberale" e di aver "insultato l'Islam". Badawi era stato arrestato lo scorso giugno e condannato a sette anni di prigione e 600 frustate, ma la corte d'appello ha annullato la sentenza e ordinato un nuovo processo. Inoltre lo stesso tribunale, lo scorso 15 aprile, aveva ordinato la chiusura definitiva del sito. (http://www.asianews.it/notizie-it/Tribunale-Saudita-stabilisce-la-chiusura-di-un-forum-liberale-30837.html) Raif aveva fondato il blog insieme a un'altra attivista, Suad Al-Shammari, i quali il 7 maggio 2012 avevano chiesto di porre fine al dominio della religione sulla vita pubblica del regno. "Il sito web della rete aveva criticato alcuni esponenti religiosi, la Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (polizia religiosa), e alcune delle fatwa considerate dannose per l'Islam" afferma Shammari, aggiungendo: "le autorità religiose hanno intentato una causa contro di lui. Il governo cerca di placarli, il tutto a nostre spese". Amnesty International ha definito la sentenza di mercoledì "scandalosa". Phillip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord, afferma: "Egli [Badawi] è un prigioniero di coscienza, che è colpevole solamente di avere avuto il coraggio di creare un forum pubblico di discussione, e di esercitare pacificamente il diritto alla libertà di espressione. Raif Badawi è l'ultima vittima della campagna spietata per mettere a tacere gli attivisti pacifici in Arabia Saudita. Le autorità sembrano decise a schiacciare ogni forma di dissenso attraverso tutti i mezzi a loro disposizione, tra cui pene detentive severe e punizioni corporali".
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