Asharq al-Awsat L’Arabia Saudita non è l’unica a doversi preoccupare di risolvere la crisi yemenita: anche l’Occidente ha le sue responsabilità Dal 21 settembre scorso, dopo la firma dell’accordo di “pace e per la riconciliazione nazionale” tra gli houthi e il presidente yemenita Abd Rabbuh Mansur Hadi, gli sguardi sono puntati verso il grande vicino saudita. Come può accettare il potere degli houthi? L’Iran circonda l’Arabia Saudita. Perché quest’ultima non interviene? Giorno dopo giorno queste ed altre domande aumentano, come se l’Arabia Saudita fosse l’unica responsabile della salvezza dello Yemen. La visione politica e le strategie di Riyad sono totalmente differenti da quelle di Teheran. La politica estera iraniana si basa soprattutto sul principio della diffusione della rivoluzione islamica e comporta una forte interferenza negli affari degli altri Paesi. Supponiamo che Riyad, alla luce dell’attuale crisi, faccia un’azione intrusiva in Yemen. Sarebbe giustificato visto che, secondo alcuni, si tratta di una situazione che gli stessi yemeniti hanno scelto? Il pericolo generato dalla crisi da a Riyad un “visto d’entrata” in Yemen per fare ciò che vuole, perseguendo politiche del tutto ingiustificate, come fa Teheran? Sicuramente no. Ma questo non significa che l’Arabia Saudita voglia completamente lavarsene le mani o che non ci siano pericoli per la sicurezza del Regno e di tutta la regione del Golfo a causa della crisi. D’altro canto, lo Yemen avrà sempre bisogno dell’Arabia Saudita, a dispetto del potere politico e militare che guadagneranno gli houthi. Se Riyad ponesse fine ai suoi aiuti economici al Paese, lo Yemen intero scenderebbe in strada per cacciare gli houthi. Negli ultimi anni, Riyad ha sostenuto l’economia yemenita fornendo sovvenzioni per petrolio e beni di prima necessità. Per non menzionare il miliardo depositato da Riyadh nella banca centrale yemenita dall’inizio della crisi nel 2011. Gli houthi sono preparati alle conseguenze di un taglio repentino degli aiuti e Teheran, per esempio, sarebbe in grado di sostituire questi aiuti? L’Arabia Saudita è seria per quanto riguarda la protezione della sua sicurezza nazionale ed è preoccupata dalla minaccia rappresentata da un gruppo come quello degli houthi, che controlla totalmente un intero Paese, le sue istituzioni e persino il suo esercito. L’Arabia Saudita è anche seria quando parla di un pericolo che riguarda non solo il regno, ma l’intera regione. Un pericolo le cui fiamme potranno estendersi al di là della regione stessa, fino in Occidente, se quest’ultimo rimane a guardare. È triste che la situazione in Yemen sia stata lasciata deteriorare fino allo stato attuale: con gli houthi da una parte e Al-Qaeda nella Penisola Arabica dall’altra. E poi c’è Daish (conosciuto in Occidente come ISIS), un altro predatore in agguato nell’ombra, che aspetta il momento giusto per balzare sulla sua preda. E il mondo resta a guardare, coma fa con la Siria e con l’Iraq. La voce del popolo yemenita è ben udibile nei versi del famoso poeta abbaside Abu Nawas: “Ti stupisci della mia malattia, quando è la mia salute ad essere causa di stupore!”
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