Al-Hayat Quali strade può percorrere l'Islam in un momento così buio? L’aumento delle azioni terroristiche ha segnato anche la necessità di sottoporre l’Islam a una riforma radicale. Molte personalità, infatti, tra cui il Segretario di Stato americano John Kerry, hanno espressamente richiesto ai membri dell’Associazione degli Accademici Musulmani di confermare che “l’Islam non è così”. Se non così, com’è allora l’Islam? o quale programma intellettuale e idealogico dovrebbe avere? Dopo l’11 settembre, molti centri di ricerca americani hanno pubblicato studi che considerano la violenza come il cancro di questa religione. Nei Paesi arabi, invece, l’attenzione è stata maggiormente rivolta alle forze moderate islamiche. Da allora, oggi, il mondo è tornato a parlare della necessità di una riforma religiosa. Tuttavia, che cosa bisogna riformare nello specifico? Quali istituzioni sono chiamate a promuovere questo percorso? E poi, quali forze, politiche e sociali, ne trarranno beneficio? Finora, tuttavia sono state prodotte soprattutto delle tesi verbali e qualunquiste, e quindi, prive di un qualsiasi significato e di una possibile applicazione effettiva. Nella maggior parte dei casi, esse hanno prodotto solo dei discorsi incoerenti, generali e ancora più vuoti. Comunque, ritornando alla riforma religiosa, ci sono due questioni da risolvere. In primo luogo, non è possibile sottoporre l’Islam a una riforma ad hoc in conformità all’idea dei non musulmani solo per garantire loro che questa religione sia in verità tollerante e aperta all’alterità. Queste richieste, infatti, continueranno a produrre degli scontri culturali finché la narrativa islamica ufficiale resterà al di fuori di una lettura autocritica. Per quanto riguarda la seconda questione, il processo di riforma riguarda una richiesta della società, come sostenne il giurista Mohammad Adbuh, che scaturisce dal degrado culturale. Oggi, a noi musulmani mancano degli uomini di fede che abbiano abbastanza coraggio da affermare che l’Islam ha bisogno di rinnovarsi, superando l’utilizzo della fatwa come strumento di riforma, in cui si cela la mera volontà delle autorità politiche.
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