english synthesis below
http://dissidentvoice.org Chi sono i musulmani arrabbiati e perché "Fratello, credi che ci sia speranza per la Ummah musulmana?" Lui chiedeva del futuro di una nazione in cui credeva e alla quale appartenevamo indiscutibilmente, attese con ansia, come se la mia risposta potesse avere alcun peso, e potesse mettere le sue evidenti preoccupazioni a proprio agio. Nonostante i grandi tumulti storici, il Califfato è rimasto in vita regolarmente, fin dai tempi dei Califfi Rashidun, i califfi ben guidati, che iniziano con Abu Bakr nel 632 dC, in seguito alla morte del Profeta Maometto. La domanda del giovane convoca tanta storia e una moltitudine di significati. "Ummah" nella sua domanda non significa esattamente nazione, nel senso nazionalistico moderno. I musulmani non sono una razza, ma vengono da tutte le razze; essi non condividono un colore della pelle, o uno stile di vita, di per sé, o una lingua comune, anche se l'arabo è la lingua originale del Corano. Ummah è una nazione che si basa su di un insieme di valori morali senza età, che trovano origine nel Corano, sintetizzato attraverso gli insegnamenti e la lega, o meglio, la Sunnah del Profeta Maometto, e guidata da Ijtihad, diligenza, spiegata dal ragionamento indipendente di studiosi musulmani, in arabo Ulama, che si basano sul Corano e sulla Sunnah. Ciò che era più consequenziale rispetto alla ripartizione geografica della Ummah è stato il crollo del tessuto stesso della società, la disintegrazione delle leggi che regolavano ogni relazione individuale o collettiva, tutte le transazioni commerciali, le norme in materia di ambiente, la carità, la legge di guerra, e così via. Un altro scioglimento che ha avuto luogo: è quello dei valori morali autentici e biologici che hanno permesso alla Ummah di persistere mentre molti imperi fallivano, e prosperare mentre altri decadevano. Il sistema organico è stata sostituito da alternative che si sono tutte deteriorate fino all'ultima. Ed è qui che le radici della collera musulmana iniziano. La Ummah continua a vivere come un ideale che trascende tempo e luogo. Esso persiste nonostante il fatto che l'ultimo secolo ha strappato un incredibile tributo a tutte le nazioni musulmane, senza eccezioni. Anche il successo di molte nazioni che hanno ottenuto la loro indipendenza dai poteri coloniali che avevano umiliato il califfato, non hanno in alcun modo affrontato la crisi originale della chiave di volta onnicomprensiva. la Ummah. Le nazioni musulmane post-indipendenza erano un mix orribile di tribalismo e nepotismo, con un'interpretazione autonoma delle leggi Islamiche e occidentali e dei codici civili che sono stati tutti adattati molto attentamente per garantire la sopravvivenza di uno status quo del tutto corrotto; dove i governanti locali assicurano la supremazia sui confitti collettivi, disorientandoli, e le potenze occidentali sostengono i loro interessi con tutti i mezzi necessari. Una società civile forte e coesa non aveva alcuna possibilità di sopravvivere sotto regimi oppressivi, e con la mancanza di istruzione o di opportunità, o di entrambi, generazioni di musulmani hanno sopportato la disperazione più completa. Ma sono state le invasioni occidentali guidate dagli Usa, di Afghanistan e Iraq che hanno disegnato le linee della battaglia come mai prima. Quando Baghdad cadde nell'aprile 2003, e mentre i soldati americani, con le loro bandiere, affogavano così presuntuosamente nella capitale di quello che era il Califfato Abbaside, molti musulmani erano consapevoli che la loro Ummah aveva raggiunto i più profondi abissi dell’umiliazione. E mentre gli uomini e le donne irachene venivano torturate, stuprate e filmati morti o nudi, da sogghignanti soldati americani nelle prigioni di Baghdad, una nuova, intera nazione di giovani musulmani arrabbiati stava crescendo. Le guerre sono state il catalizzatore. Immaginate un gruppo di jihadisti stranieri, come vengono chiamati, la condivisione di un pasto tra le battaglie ... Chi sono questi jihadisti? Le teorie del complotto prosperano in tempi di grandi misteri. Tuttavia, l'alienato arrabbiato giovane musulmano non è certo un mistero, ma un’inevitabilità storica pienamente comprensibile. Per molti di loro la Ummah e il Califfato sono più degli spazi incorporei che dei confini geografici reali. Si tratta di una fuga dalla storia, dalla povertà, dall’alienazione, dall’oppressione e dalle occupazioni straniere. Per capirlo bisogna affrontare veramente le radici della violenza. Ignorarlo non può assolutamente essere un'opzione. http://dissidentvoice.org Who is the "Angry Muslim" and Why “Brother, do you believe that there is hope for the Muslim Ummah?” He inquired about the future of a nation in which he believed we both indisputably belonged to, and anxiously awaited as if my answer carried any weight at all, and would put his evident worries at ease. Despite major historical tumults, the Caliphate had remained in consistent existence since the Rashidun Caliphs (the ‘rightly guided’ Caliphs) starting with Abu Bakr in 632 CE, following the death of Prophet Mohammed. The young man’s questions summoned so much history and a multitude of meanings. “Ummah” in the young man’s question doesn’t exactly mean ‘nation’ in the relatively modern nationalistic sense. Muslims are not a race, but come of all races; they don’t share a skin color, or a life style, per se, or a common language even if Arabic is the original language of the Holy Koran. Ummah is a ‘nation’ that is predicated on a set of ageless moral values, originated in the Koran, epitomized through the teachings and legacy (Sunnah) of Prophet Mohammed, and guided by Ijtihad “diligence” explained as the independent reasoning of Muslim scholars (ulama) based on the Koran and Sunnah. What was more consequential than the geographic breakdown of the Ummah was the collapse of the very fabric of society, the disintegration of the laws that governed every individual or collective relationship, every commercial transaction, rules regarding the environment, charity, the law of war, and so on. Another dissolution also took place: that of the authentic and organic moral values which allowed the Ummah to persist as many empires failed, and flourish while others decayed. The organic, self-propelled system was replaced by alternatives that have all deteriorated to the very last one. And that is where the roots of the ‘angry Muslim’ began. The Ummah continues to live as an ideal which transcends time and place. It persists despite the fact that the last century had taken an incredible toll on all Muslim nations, without exception. Even the success of many nations to gain their independence from the very colonial powers that brought the Caliphate down didn’t in any way tackle the original crisis of the once predominant, all-encompassing Muslim Ummah. Post-independence Muslim nations were a hideous mix of tribalism and cronyism, with a self-serving interpretation of Islam and western laws and civil codes that were all tailored so very carefully to ensure the survival of an utterly corrupt status quo; where local rulers ensure supremacy over defeated, disoriented collectives, and western powers sustain their interests of by all means necessary. A strong and cohesive civil society had no chance of survival under oppressive regimes, and with the lack of education or opportunity, or both, generations of Muslims endured in utter despair. But it was the US-led western invasions of Afghanistan and Iraq that drew the battle lines like never before. When Baghdad fell in April 2003, and as American soldiers so conceitedly drowned the once capital of the Abbasid Caliphate with their flags, many Muslims felt that their Ummah had reached the lowest depths of humiliation. And while Iraqi men and women were being tortured, raped and filmed dead or naked by smirking US soldiers in Baghdad’s prisons, a whole new nation of angry Muslim youth was on the rise. The wars were the catalyst. Picture a group of foreign jihadists, as they are called, sharing a meal between battles … Who are these jihadists? Conspiracy theories thrive in time of great mysteries. However, the alienated ‘angry’ Muslim youth is hardly a mystery, but a fully comprehendible historical inevitability. For many of them, even if they insist otherwise, the Ummah and Caliphate is more of incorporeal spaces than actual geographical boundaries. It is an escape to history, from poverty, alienation, oppression and foreign occupations. To understand that is to truly tackle the roots of violence. Ignoring it cannot possibly be an option.
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