Al-Quds al-Arabi Dall’Iran alla Palestina: i contorni di un nuovo accordo globale? Dietro la navetta diplomatica del segretario di Stato americano John Kerry nella regione mediorientale, si profila lo spettro di un nuovo regime politico che rievoca gli esiti della Conferenza di Yalta nel 1945 o più esattamente il tramonto di tale famoso accordo in seguito al crollo del Muro di Berlino nel 1989. Le rivoluzioni arabe hanno praticamente innescato il crollo del mondo arabo come era stato modellato da quegli stessi Paesi, insieme alla Francia, dopo la seconda Guerra Mondiale, a partire dalla fondazione dello Stato d’Israele, che ha favorito lo sviluppo di tendenze dispotiche e militariste in Egitto, Siria e Iraq, oltre a costituire un pericoloso fattore nella destabilizzazione della Giordania e nello scoppio della guerra civile libanese. L’attuale mobilitazione americana e russa giunge quale reazione agli sviluppi in corso nel mondo arabo al fine di fissare, con calma, un nuovo piano per la regione teso a combinarne i vari dossier e a fornire loro una soluzione storica. In tal senso si spiega la connessione e il sincronismo tra la stipula degli accordi sul nucleare iraniano e sulle armi chimiche siriane, la prossima Conferenza di Ginevra 2 per la risoluzione del conflitto siriano, i lavori sull’accordo quadro tra palestinesi e israeliani e, infine, la campagna contro l’ISIS in Siria e al contempo in Iraq. Analizzando più a fondo i terremoti profondi che stanno scuotendo la regione mediorientale, è possibile rilevare un altro segnale pericoloso ignorato dai media: la deportazione sistematica di grandi gruppi umani. Dai sunniti del governatorato iracheno di Diyala ai massacri perpetrati in nome dello “staterello alawita” auspicato dal regime siriano; dai palestinesi dell’Iraq e del campo di Yarmouk ai palestinesi del deserto del Negev: tali operazioni di deportazione rientrano anch’esse nel quadro di riassestamento generale internazionale su cui gli americani e i russi stanno attualmente lavorando. In un simile scenario, l’accordo globale per la regione mediorientale avrà per base il consolidamento dei pilastri giudaici di Israele, la riabilitazione del regime di Assad, la prosecuzione nell’edificazione di un regime settario in Iraq, nonché la normalizzazione delle relazioni tra Occidente e Iran. In tal modo, l’accordo globale finirà per ristabilire i motivi di conflitto che da sessant’anni distruggono il mondo arabo: è un riassestamento teso a perpetuare il dispotismo e a impedire ogni possibilità di risoluzione concreta.
|