http://www.internazionale.it/ La Libia nel caos Il 21 luglio una milizia vicina al gruppo estremista islamico Ansar al Sharia ha attaccato una base militare a Bengasi, in Libia, causando almeno sette morti e 40 feriti, scrive la Reuters. Si tratta dell’ultimo episodio di violenza in un paese che è precipitato nel caos. Durante il weekend, nell’aeroporto di Tripoli si sono affrontati due gruppi armati. Negli scontri sono morte 47 persone, secondo il bilancio non ancora definitivo divulgato dal ministro della salute. Secondo il ministero i feriti sarebbero almeno 120, scrive il New York Times. L’aeroporto della capitale libica è chiuso dal 13 luglio e due gruppi armati si contendono il controllo della struttura. Dalla caduta di Muammar Gheddafi nel 2011, l’aeroporto è gestito da una milizia originaria di Zintan, una città del nordovest del paese. Il gruppo controlla diverse basi militari e luoghi strategici nell’area meridionale di Tripoli. Una settimana fa un altro gruppo armato, nato dall’alleanza delle milizie di Misurata e di alcuni gruppi islamici, ha bombardato l’aeroporto per prenderne il controllo. Gli scontri sono ripresi il 20 luglio dopo che un tentativo fallito di cessate il fuoco La violenza tra gruppi rivali in Libia ha raggiunto livelli altissimi e si teme che il paese possa precipitare in una guerra civile permanente. Negli ultimi giorni i continui assalti ai portavalori hanno costretto la banca centrale e gli sportelli di numerose banche locali a chiudere per il timore di attacchi. Il 20 luglio sono stati rapiti due deputati a Tripoli. Il 17 luglio l’ex parlamentare Fariha al Barqawi era stata uccisa a Derna. Le violenze a Tripoli hanno ritardato ulteriormente l’annuncio dei risultati delle elezioni dello scorso 25 giugno, attesi per il 21 luglio. Secondo alcuni analisti, i candidati dei partiti liberali hanno conquistato più seggi degli islamisti, che per questo avrebbero sferrato un attacco militare. Le autorità libiche hanno chiesto un intervento esterno per ristabilire la pace nel paese. Il 17 luglio, parlando al Consiglio di sicurezza dell’Onu a New York, il ministro degli esteri libico Mohamed Abdelaziz ha chiesto alla comunità internazionale di formare l’esercito libico in modo che possa essere in grado di difendere gli aeroporti, le piattaforme petrolifere e le infrastrutture più importanti. “Se la Libia sarà lasciata in mano ai signori della guerra le conseguenze saranno profonde e irreversibili”, ha detto Abdelaziz.
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