http://www.greenreport.it/ La tragica farsa, che puzza di petrolio, della Libia liberata La storia della fuga della petroliera egiziana/nordcoreana e degli israeliani/africani che volevano comprare il greggio. Ora gli eroi della Cirenaica vogliono l’indipendenza e l'oro nero. Il rapimento del tecnico italiano, Gianluca Salviato a Tobruk in Cirenaica, è solo un episodio di quel che sta accadendo, lontano dai riflettori in questo momento puntati sulla Crimea e sull’Ucraina, nella Libia “liberata”. L’ex colonia italiana dove si sta assistendo all’ennesimo fallimento di una guerra occidentale che, se non fosse tragicamente pericoloso, sarebbe farsesco. Dal 22 marzo ad Ajdabiya, nella Libia orientale, è in corso una battaglia tra le forze pro-governative e gli indipendentisti della Cirenaica che bloccano da 8 mesi la produzione di petrolio. La cosa a prima vista sembrerebbe molto strana perché è dalla Cirenaica che è partita la rivolta, armata da Qatar ed Arabia Saudita ed assistita dai caccia della Nato ed italiani, che ha rovesciato il regime di Muammar Gheddafi. Insomma, quelli che sono asserragliati ad Ajdabiya, che bloccano i terminal petroliferi e che sparano sulle truppe del governo di tripoli sono gli stessi “eroi” acclamati dalle cancellerie delle democrazie occidentali e dalle corti delle monarchie assolute arabe che quel governo hanno contribuito a portarlo al potere armi alla mano, sono gli stessi che per primi hanno sventolato il risorto tricolore libico con la mezzaluna, sono gli stessi che accolsero l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy in un tripudio di bandiere dei Paesi della Nato. Ora quelle milizie sono al comando di Ibrahim Jadhran, un ex capo delle guardie private che controllavano le installazioni petrolifere e che chiede un’inchiesta sulle frodi petrolifere che avrebbe messo in piedi la nuova leadership libica ed una migliore ripartizione delle entrate petrolifere a favore di una Cirenaica semi-indipendente che dovrebbe diventare uno Stato islamico indipendente. A sferrare l’attacco contro gli ex alleati anti-Gheddafi è la brigata Ali-Hussein-Jaber, composta da militanti islamisti, una di quelle che hanno più combattuto contro i soldati ed i mercenari di Gheddafi ed ora fedele al governo di tripoli. E’ un’altra guerra del petrolio per procura che rende visibile ancora di più lo spappolamento del fronte rivoluzionario dopo che il 10 novembre 2013, proprio Tobrouk, l’autoproclamato governo della Cirenaica aveva annunciato la creazione di una sua compagnia petrolifera, con l’obiettivo di vendere da solo il greggio. Questa iniziativa del governo irredentista ha causato il calo di 250.000 barili al giorno nelle esportazioni di petrolio libico, che nell’estate del 2013 erano ritornate a 1,5 milioni di barili al giorno. Secondo quanto scriveva solo pochi giorni fa l’analista svizzero Olivier Jakob, direttore della rivista Pétromatrix, la Cirenaica non sarebbe stata in grado di commercializzare da sola il suo petrolio presso clienti europei e che «Questo annuncio è prima di tutto una sfida in più lanciata alle autorità di Tripoli». Invece la situazione sembra essere precipitata dopo che i ribelli che controllano i pozzi ed i terminal petroliferi della Cirenaica l’11 marzo sono riusciti a caricare di greggio ed a far passare sotto il naso delle forze lealiste libiche (finanziate ed equipaggiate anche dall’Italia) la Morning Glory, una petroliera egiziana battente bandiera nordcoreana con 234.000 barili di petrolio nelle stive, per un valore più o meno di 35 milioni di dollari. La petroliera è stata bloccata dalle navi della Marina Usa che pattugliano il Mediterraneo al largo delle Coste cipriote e restituita al governo di Tripoli che prima ha dato un ultimatum agli ex alleati autonomisti e poi ha avviato l’offensiva militare. A preoccupare gli occidentali è il fatto che se il governo islamista della Cirenaica prova a spedire una petroliera a zonzo per il Mediterraneo vuol dire che ha già dei compratori pronti ad acquistarlo. E’ stato infatti il presidente Barack Obama in persona a dare l’Ok all’abbordaggio della Morning Glory da parte dei suoi Navy Seals. Prima della cattura della petroliera egiziana/nordcoreana le autorità cipriote avevano arrestato tre uomini provenienti da Israele con un jet privato, sospettati di aver negoziato l’acquisto del carico di petrolio dei ribelli salafiti/indipendentisti libici. Poi i tre misteriosi individui sono stati liberati ed hanno potuto lasciare Cipro senza problemi. Due di loro si sono dichiarati israeliani ed il terzo senegalese, ma erano in possesso di una decina di passaporti di diversi Paesi e di due passaporti diplomatici africani. I 21 membri dell’equipaggio della Morning Glory lavorano per una compagnia egiziana. Il governo della Repubblica popolare democratica di Corea dice di non entrarci niente con questa storia e non si conosce il proprietario del greggio, quel che si sa è che la Morning Glory aveva cambiato nome e bandiera n meno di un mese fa. La marina libica aveva inviato delle navi da guerra ad Al-Sedra, il porto della Cirenaica in mano ai ribelli, per bloccare la nave egiziana/nordcorea che è comunque riuscita a prendere il largo e per il governo libico e per le forze occidentali che lo hanno portato al potere è uno smacco che una milizia armata da qatariani e sauditi sia riuscita per la prima volta a far uscire dal Paese una petroliera araba battente bandiera nordcoreana e che al suo carico siano interessati misteriosi (e a quanto pare intoccabili) trafficanti israeliani. Il premier autoproaclamato della Cirenaica, che assicura di poter contare su 10.000 uomini armati, aveva avvertito che un intervento contro la Morning Glory «Sarebbe una dichiarazione di guerra». Ed infatti la guerra è scoppiata tra i ribelli che ora vogliono una Cirenaica indipendente e le forze che si unirono a loro per mettere fine al regime di Gheddafi e realizzare la nuova Libia che è rimasta nei sogni di Obama, Serkozy e La Russa. I combattenti indipendentisti/salafiti, che ormai hanno sostituito la vecchia bandiera libica che proprio loro tirarono fuori dai cassetti della storia con le nere bandiere della Jihad islamica, bloccano almeno tre porti petroliferi e ricattano Tripoli e Roma, che tace o preferisce parlare di Crimea mentre nella sua ex colonia sui rapiscono italiani. Intanto il leader dei ribelli avverte libici e americani che la cattura della Morning Glory non li spaventa: «Abbiamo iniziato ad esportare petrolio e questo carico è solo la nostra prima fornitura».
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