nena-news Regge la tregua, ma i jihadisti minacciano un nuovo assalto Quasi completato il ritiro verso le montagne del confine, ma si attende ancora l’accordo per il rilascio dei soldati libanesi catturati. I miliziani avvertono che ci sarà una nuova occupazione di Arsal se le loro richieste non verranno rispettate. Centinaia di profughi in fuga verso la Siria Roma, 8 agosto 2014, Nena News Quarantadue civili (tra cui una bambina) e diciassette soldati uccisi, oltre a un numero imprecisato di jihadisti morti, militari libanesi catturati e feriti: sono questi i numeri del nuovo fronte della guerra siriana, apertosi ad Arsal, in Libano, sabato scorso. Quattro giorni di combattimenti intensi tra miliziani jihadisti provenienti dalla Siria che in poche ore sono riusciti a conquistare la cittadina frontaliera facendo strage di soldati e poliziotti e il debole esercito libanese che, d’accordo con l’altrettanto debole governo del Paese dei Cedri, è dovuto ricorrere alla mediazione dell’Associazione degli Studiosi Musulmani per far sì che i jihadisti si ritirassero e che una sorta di tregua venisse instaurata. L’assalto ad Arsal - enclave sunnita nella valle della Beqaa a maggioranza sciita che ospita decine di migliaia di rifugiati siriani è cominciato sabato pomeriggio, quando i militari di stanza a un check-point nelle vicinanze della cittadina hanno arrestato un membro siriano del fronte al-Nusra, Abu Ahmad Jumaa: gruppi di miliziani jihadisti hanno cominciato a circondare i checkpoint dell’esercito aprendo il fuoco. Hanno poi fatto irruzione nella stazione di polizia di Arsal, uccidendo due soldati e due civili, prima che l’esercito libanese riprendesse possesso dell’edificio. Gli scontri nei quattro giorni successivi si sono spostati dalla città alle colline intorno, accompagnati da colpi di artiglieria in provenienza dal confine siriano, tanto che migliaia di profughi siriani sono fuggiti dagli accampamenti sulle colline per dormire nelle strade di Arsal. Secondo quanto riporta l’agenzia libanese NNA, la Croce Rossa è riuscita ad evacuare 42 feriti gravi, di cui 38 profughi siriani, mentre ad Arsal infuriava la battaglia. Sheikh Hussam al-Ghali, capo negoziatore dell’Associazione degli Scolari Musulmani, ha dichiarato in conferenza stampa che uno dei campi profughi alla periferia della città è stato raso al suolo e che ci sono molti corpi tra le macerie. Stando alle notizie provenienti dai negoziatori, i miliziani si sarebbero ritirati quasi completamente a ridosso del confine: dei soldati e membri dei servizi di sicurezza interna catturati dai jihadisti, tre sono stati trovati in uno degli ospedali periferici di Arsal, mentre altri sette sono stati rilasciati all’alba di ieri. Ne rimarrebbero circa 20 ancora ostaggio dei miliziani: le trattative per liberarli, stando alle dichiarazioni di al-Ghali, inizieranno non appena i miliziani si saranno ritirati del tutto in base alla tregua raggiunta. Una tregua che pare appesa a un filo: i miliziani non solo minacciano di rioccupare Arsal se le loro richieste non verranno rispettate permesso di far entrare gli aiuti umanitari, nessun arresto di sospetti siriani o libanesi, nessuna rappresaglia nei confronti della popolazione o dei profughi ma sono anche divisi sulla strategia da seguire. Mentre infatti gli uomini del fronte al-Nusra sono stati i primi a ripiegare, stanziandosi in una zona a due chilometri dal confine con la Siria per “monitorare il rispetto del cessate il fuoco”, i membri dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante rifiutano di lasciare la città assediata se Abu Ahmed Jumaa non verrà liberato. Il fronte al-Nusra, secondo quanto rivelato al quotidiano libanese al-Akhbar, considera la rioccupazione di Arsal “una follia che produrrebbe solo un massacro da parte dell’esercito libanese e costerebbe la perdita dell’ultimo canale di scambio tra i due paesi”, mentre l’Isil non vorrebbe cedere terreno per paura di rimanere intrappolato tra le montagne al confine con la Siria, dove l’esercito di Assad li sta aspettando . Secondo uno dei miliziani citato da al-Akhbar, tra le richieste dell’Isil ci sarebbe la creazione di “un corridoio si sicurezza per il ritiro dei nostri combattenti verso Aleppo o Raqqa”. Una richiesta che “Hezbollah potrebbe realizzare, come ha fatto quando ha mediato con il regime siriano per il corridoio di sicurezza da Qusayr”. Intanto, circa 1700 profughi siriani hanno approfittato del cessate il fuoco per fuggire dalla zona e rientrare in Siria: i primi 350 sono già arrivati attraversando la frontiera a Masnaa. Arsal era già stata teatro di numerosi scontri tra miliziani e forze libanesi, intensificatisi all’inizio di quest’anno dopo la partecipazione di Hezbollah alla riconquista della cittadina di Qalamoun, pochi chilometri aldilà della frontiera, ma ora c’è anche il timore delle nuove “misure” che potrebbero essere prese dai residenti libanesi: al-Akhbar riporta che, dopo gli episodi di coprifuoco imposto ai siriani, ora i notabili di Arsal hanno costituito un comitato per “imporre l’ordine nei campi profughi siriani”. I combattimenti di Arsal hanno scatenato violenti scontri nella città di Tripoli tra sostenitori dei ribelli siriani e l’esercito libanese, culminati mercoledì nello scoppio di una bomba che ha ucciso un uomo e ferito 11 persone, mentre al sud una granata è stata lanciata nel campo profughi di Ain al-Helwe, alla periferia di Sidone. Nena News
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