http://www.asianews.it/ Monte Sinjar, i peshmerga rompono l’assedio delle milizie dello Stato islamico Si tratta della vittoria militare più importante dei curdi contro gli islamisti dall’inizio della guerra. I combattenti avrebbero aperto un corridoio per consentire la fuga di 1200 famiglie intrappolate dall’estate. Tuttavia fonti yazide non confermano la fine dell’assedio e lo stanziamento di peshmerga. Nei radi aerei statunitensi di dicembre morte figure di primo piano dello SI.
Erbil (AsiaNews/Agenzie) - Le forze curde affermano di aver rotto l'assedio dello Stato islamico al monte Sinjar, dove dallo scorso agosto vivono intrappolati migliaia di yazidi e di altri membri delle minoranze etniche in fuga dai jihadisti. Per i peshmerga si tratta della vittoria più importante contro le milizie del Califfato, che continua però a controllare ampie porzioni di territorio in Iraq e nella vicina Siria. L'offensiva curda contro gli islamisti al monte Sinjar è iniziata nella prima mattinata del 17 dicembre, con una serie di raid aerei condotti dagli Stati Uniti e dalle forze della coalizione. Intanto, sul terreno circa 8mila combattenti curdi peshmerga hanno lanciato un attacco su due fronti, grazie al quale essi affermano di aver aperto un vasto corridoio - nel versante nord-est della montagna - che permetterà agli yazidi e agli altri di fuggire. Masrur Barzani, figlio del presidente curdo e cancelliere del Consiglio di sicurezza della regione del Kurdistan, parla di "una grande operazione che, grazie a Dio, si è conclusa con successo". L'evacuazione dei rifugiati dovrebbe iniziare nella giornata di oggi e concludersi in modo rapido, per permettere alle oltre 1200 famiglie intrappolate da mesi di trovare un riparo sicuro. Tuttavia, secondo alcune fonti yazide non vi sono chiari segnali di resa dei jihadisti e la situazione non pare ancora del tutto sotto controllo. Said Hassan Said, un politico yazidi anch'egli intrappolato da mesi sulla montagna, riferisce che dal suo osservatorio non vi sono chiari segnali che mostrano la fine dell'assedio. "Sono in cima alla montagna - ha dichiarato in un'intervista telefonica - posso vedere tutta la zona dalla mia posizione. E non vi sono scontri, non vi sono movimenti, non vi è uno stanziamento di truppe peshmerga, almeno per quanto mi è dato vedere". In ogni caso le truppe curde rivendicano il successo militare e confermano che un gran numero di combattenti jihadisti è fuggito verso ovest, in Siria, e a est in direzione di Mosul, roccaforte dello Stato islamico dal giugno scorso. I peshmerga affermano inoltre di aver strappato otto villaggi e di aver ucciso 80 miliziani nel corso dell'offensiva. Analisti ed esperti di questioni militari parlano di avanzata - se confermata - "significativa", anche se resta ancora molto da fare per vincere la bocca di fuoco islamista: la stessa città di Sinjar, a sud della montagna, ancora nelle mani dello Stato islamico, come la stessa Mosul e la cittadina di Tal Afar. L'attacco a Sinjar è stata una delle ragioni che, ad agosto, hanno spinto il governo statunitense a riprendere i raid aerei in Iraq e, in un secondo momento anche in Siria, il mese successivo. Fonti del Pentagono riferiscono che negli attacchi aerei operati fra il 3 e il 9 dicembre sarebbero morti diversi combattenti islamisti, fra cui alcune figure di primo piano: tra questi vi sarebbero Abd al-Basit, capo delle operazioni militari in Iraq, Haji Mutazz consigliere chiave del leader dello Stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi.
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