Fonte: www.greanvillepost.com
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Mercoledì, 17 settembre 2014

Giordania, il Regno delle Ombre e della Sottomissione
di Andre Vitchek
tradotto da M.A Carta Karroum

Un posto perfetto per lo shopping”, un Europeo, un esperto ONU che vive ad Amman, mi dice: “Qui ho tutto quel che voglio. La vita è bella…”

“Non abbiamo acqua”, si lamenta un rifugiato Beduino, abbracciando I figli alla periferia di uno dei campi per rifugiati più grandi e più disumani al mondo – Zaatari -  a pochi chilometri dalla frontiera siriana.  “Dentro Zaatari, dobbiamo pagare per tutto, ora.I Siriani che controllano il campo fanno pagare a tutti noi, che siamo poveri e disperati, per ogni cosa … Si approfittano di noi. Non hanno pietà… Perciò viviamo in questa tenda, fuori dal campo. Solo i nostri bambini lavorano, perché sia i Siriani ‘rifugiati’ sia i Giordani li retribuiscono poco o niente…”

Ci sono un sacco di snob nella capitale. La Giordania è un Paese di circa 8 milioni di abitanti che produce praticamente niente; eppure molti indigeni fanno la bella vita qui, grazie alla collaborazione con l’Occidente e con l’Arabia Saudita. Essere in buoni rapporti con Israele è un’altra attività redditizia. E avere basi statunitensi sul proprio territorio, e il loro esercito o l’aviazione militare ‘in visita’ nelle basi giordane, è un’altra maniera fantastica di fare un po’ di contante (i militari giordani ricevono enormi finanziamenti dall’estero, ma è assolutamente sconsigliato voler capire bene ‘quanto? ’)

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Anche i rifugiati, vecchi e nuovi, sono un grande affare. Non per i Giordani poveri, non per la maggioranza, ma per le élite.

È chiaro che aiutare l’Occidente e i Sauditi a destabilizzare la Siria è un affare enormemente lucrativo. Come la Turchia, anche la Giordania ha non solo campi per i rifugiati ma anche campi di addestramento per ‘l’opposizione’ siriana, e persino una parte di Zaatari attualmente funge da campo di addestramento. 

Anche l'AP (Associated Press) a un certo punto non ha potuto più tacere e ha rotto il silenzio:
“La Giordania … nega ufficialmente di ospitare nel suo territorio l’addestramento dei combattenti anti-Assad, tuttavia, sia i Giordani sia gli Americani sanno che lo fa.”
Mentre guardiamo Gerico, dalla sommità di una delle colline vicine al confine, respiro profondamente e un brivido corre lungo la mia schiena: “La Palestina!”
“Israele”, proferisce flemmatico il mio autista. Poi, oltrepassato il posto di controllo militare giordano, chiama il soldato “habibi”, che letteralmente significa ‘mio amato’.
Anche i siti religiosi cristiani qui sono un vero affare, e per raggiungere il fiume Giordano nel punto in cui il Signore Gesù Cristo sarebbe stato battezzato (se si crede alle favole), bisogna sottostare a salate parcelle e all’oltraggiosa arroganza degli agenti dei servizi segreti (il sito è sul confine tra Giordania e ‘Israele’, come lo chiama il mio autista).

La Giordania non può certo essere definita un orgoglio del mondo arabo. Qui i Palestinesi sono discriminati, implacabilmente; a tal punto che persino alle Nazioni Unite ogni tanto capita di protestare. Anche i Beduini sono discriminati.
“Qui amiamo gli Americani”, spiega Ahmed, proprietario di un piccolo caffè di fronte all’antico teatro romano di Amman. “Molti di noi lavorano per loro. Io sono stato interprete in una delle loro basi in Iraq…” Ho sentito una storia del genere in Uganda, recentemente…

Qui, distruggere Iran e Siria è di moda. Suppongo che se lo aspettino da te, se vuoi ottenere un lavoro decente. Ma non ci si può azzardare a mettere in discussione gli enormi aeroporti militari tra Amman e il confine siriano o iracheno. … l’Occidente qui non è criticabile; farlo pubblicamente è tabù. ‘È come sputare nel piatto in cui mangi’ Mentalità…
E non ci si esprime neppure su chi adesso costruisce il campo per rifugiati di al-Azraq: concepito per oltre 100.000 anime. Né su quale sarà il suo impiego precisamente. Chi lo finanzia, chi lo realizza e a chi può fruttare: zitto, zitto…

Chiacchierando con i camerieri filippini e kenioti in un ovattato bar del Marriott hotel in riva al Mar Morto, tutto mi diventa chiaro. “È prevalentemente per stranieri,” mi dicono. Il Resort è pieno di stranieri, nei fine settimana, e di turisti israeliani. Povero Mar Morto fottuto senza tregua, e che presto sarà morto davvero: disseccato, visto che si abbassa di un metro all’anno. Mentre sul ‘versante israeliano ’ non si scorgono praticamente fabbricati, la Giordania ora infila un nuovo mastodontico albergo dietro l’altro; e persino edifica luccicanti centri commerciali American style. ‘Chi si preoccupa dell’ambiente? Militari stranieri ed espatriati hanno bisogno di aria fresca e di alcoolici. ’ Sodoma e Gomorra stanno nella sponda opposta, ma questo è il loro ultimo assortimento.

Se andate verso Petra e poi Aqaba, tutto è deserto e miseria: villaggi ricoperti di polvere e povertà, all’incirca sul livello dello Yemen. Viaggiate verso il confine con la Siria e lo scenario è pressappoco identico: città misere, aeroporti militari e campi di rifugiati.

Ma in Amman sono 8 i cosiddetti ‘5 star malls’ (centri commerciali a 5 stelle) e altri se ne stano costruendo. Il Paese è assolutamente grottesco. A dire il vero non è l’unico del genere – ma di sicuro qui troviamo concentrata la realtà del Medio Oriente, o meglio degli Stati clienti dell’Occidente in questa parte del mondo.

Christopher Black, uno dei più autorevoli avvocati internazionali di Toronto, Canada, ci ha detto:

Il re Abdullah agisce come strumento dell’aggressione Anglo-Americana-israeliana nella regione: appoggiando l’aspro conflitto contro la Siria e la violazione della Carta delle Nazioni Unite e della legge internazionale, concedendo in uso agli Stati Uniti il suo territorio per lanciare gli attacchi delle forze paramilitari e dei ‘consiglieri’ militari americani contro la Siria, dando rifugio alla guerriglia armata e ai gruppi terroristi e agevolando la circolazione delle forze israeliane alle loro frontiere in comune con la Siria.

Il giudizio qui è semplice: se sei membro delle élite, servi bene l’Europa e gli USA, procurati una Range Rover, compra qualche borsa Michael Kors per tua moglie, scarpe Bally per te, fatti un drink o due per sembrare molto laico e molto progressista, copri il tuo capo con un foulard Vuitton se sei una donna, e non dimenticarti di farti qualche giro di aromatico narghilè.

E dì a tutti quanto grande è il tuo amore per il tuo (ora, nostro) re. Altrimenti, zitto, habibi! O metterai nei guai il tuo Paese. Se non collabori, potrebbe fare la fine dell’Iraq o della Libia o della Siria o dell’Iran.



Andre Vltchek è romanziere, regista e giornalista investigativo. Ha coperto, in dozzine di paesi, guerre e conflitti raccontati nel suo ultimo libro: “Fighting Against Western Imperialism”.  ‘Pluto’ ha pubblicato il suo confronto con Noam Chomsky: On Western Terrorism. Applaudito dalla critica, il suo romanzo politico Point of No Return è stato rieditato e si trova in commercio. Oceania è un’opera sull’imperialismo dell’Occidente nel Pacifico meridionale. Il suo provocatorio libro sul dopo-Suharto Indonesia e il mercato del modello fondamentalista si intitola “Indonesia – The Archipelago of Fear”. Il suo film documentario “Rwanda Gambit” è sulla storia ruandese e sul saccheggio della Repubblica democratica del Congo. Dopo aver vissuto per molti anni in America latina e Oceania, ora Vltchek risiede e lavora in Asia orientale e in Africa.  Può essere contattato attraverso il suo website o Twitter.


Fonte: www.greanvillepost.com

Link: http://www.greanvillepost.com/2014/07/07/jordan-kingdom-of-shadows-and-submissiveness/

7.07.2014

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