http://www.huffingtonpost.it
In morte di Ariel Sharon Leggo molte cose in queste ore, di diversissimo segno ovviamente, sulla morte di Ariel Sharon. Persino che si tratti di un personaggio complesso. Il che francamente non mi pare, essendo il corso della sua vita piuttosto lineare. Qualcuno ha persino detto che fu un uomo di pace. Menzogna pura, avendo egli sempre preferito la guerra alla pace, avendo scatenato l'aggressione al Libano, avendo fin dagli inizi boicottato ogni tentativo di compromesso, compresi gli accordi di Oslo, con ogni mezzo, dalle repressioni feroci a Gaza, alle provocazioni contro i palestinesi che scatenarono la seconda Intifada, alla politica di insediamento dei coloni nei territori occupati. La sua, condivido quanto ha scritto su di lui Zvi Shuldiner, è stata quindi "una storia criminale". Non solo per le sue imprese in vita, di cui il via libera alla mattanza di Sabra e Shatila fu solo uno dei tanti episodi, ma anche per quello che gli successe dopo la sua morte cerebrale, essendo stato tenuto in stato vegetale per ben otto anni. Non credo si possa dire di lui cose più vere ed essenziali di quelle che scrive a mò di epigrafe il poeta Giulio Stocchi, che ringrazio di avermi inviato e che qui sotto riporto: In morte di Ariel Sharon L'uomo di pace E' morto Nella pace dei cimiteri Riposa Che fu la pace che In vita Costruì nel mondo
|
|