Discorso di Nurit Peled-Elhanan, premio Sakharov 2001, tenuto al parlamento europeo l’11 settembre 2014 Grazie, signora presidente e membri della commissione dei diritti umani, per avermi invitato oggi a questa sessione straordinaria su Gaza. Io sono molto triste perchè non vedo qui qualcuno della striscia di Gaza che potrebbe testimoniare a proposito dei pogroms che hanno vissuto. Sebbene io non sia della striscia di Gaza e sebbene non possa neanche entrarci, ho visto dei bambini di Gaza feriti che saranno sempre un ricordo indimenticabile delle atrocità inflitte dal mio governo e dall’esercito pagato con le mie tasse durante i due mesi trascorsi e i 14 anni precedenti. Credo che la scelta di tenere questa sessione nella data dell’11 settembre non sia per caso. Gli americani sono riusciti, con il loro talento per la messa in scena e la propaganda a fare di questa giornata il simbolo del male in tutto il mondo. Ma oggi, ricordiamoci che Gaza ha subito cinquantadue 11 settembre negli ultimi due mesi e molti altri prima- Qualcuno si ricorda del giorno in cui l’olocausto di Gaza ha cominciato? O ha raggiunto il suo apogeo? Ne dubito. I palestinesi non hanno i mezzi degli americani e degli israeliani per far conoscere e celebrare le loro sofferenze, così come per fare dimenticare i loro crimini. E’ per questo che io sentivo di dover venire qui e dire quello che posso nel loro nome. Vorrei col suo permesso dedicare le mie parole alle nonne e ai nonni di Gaza che ho incontrato all’ospedale Makassed e all’ospedale Saint-Josef di Gerusalemme, durante il ricovero dei loro nipoti mutilati, feriti e paraplegici, che mi hanno sorpreso per il loro coraggio, dignità, perseveranza e il modo cortese con cui mi hanno ricevuta, io, la loro nemica. Io sono una linguista e dunque molto cosciente della potenza delle parole. So che ho appena detto olocausto. E questo lo è. Quello che c’è stato negli ultimi 12 anni a Gaza, e che ha raggiunto il suo apogeo durante il ramadam di questa estate, non è niente meno che un olocausto. Non un’operazione. Non una guerra ma una distruzione deliberata di una società vivente. Una guerra è tra due stati e due eserciti che si affrontano; ma qui c’è uno stato potente, la cui dottrina è di considerare come proprio nemico tutta una nazione, uno stato che manda il suo esercito ad operare con la sua strapotenza contro i civili di questa nazione, utilizzando una sorta di logica mafiosa; uno stato che sostiene che è lecito uccidere le donne e i bambini e le persone anziane per dare un avvertimento ai dirigenti di questa nazione nemica, e per ricordare loro chi è che comanda; uno stato che sostiene, con un messaggio ugualmente orribile, che la vita dei propri soldati vale più della vita dei bimbi del nemico- e questo con l’incoraggiamento dei capi spirituali, religiosi, politici; voi non credereste mai, signore e signori, quante auto in Israele avevano attaccato questo adesivo : “ la vita dei nostri soldati vale più della vita dei civili nemici”. Quando l’esercito applica tutti i mezzi possibili alla distruzione costante di tutto un paese e della sua popolazione, questa non è una guerra ma un olocausto definito nei dizionari come “una distruzione totale che comporta una perdita di vita attraverso il fuoco.” Io credo che i 13 membri di questo parlamento, che hanno visitato Gaza recentemente e ne sono ritornati con la raccomandazione di rompere ogni relazione con Israele, abbiano avuto la stessa impressione. Nei nostri dizionari la parola olocausto è connessa con quello che è successo durante il nazismo. La verità è che oggi noi abbiamo troppe forme di olocausto nel mondo in cui degli stati forti con enormi eserciti assoggettano le persone più deboli a una vita di torture e di perdite senza fine . Nell’assalto a Gaza che si è appena compiuto, come nei precedenti, l’esercito israeliano mirava alla zona più popolata del mondo con le armi più feroci spesso illegali, che sterminano famiglie intere, causano un massimo di danni circoscritti, e non un minimo di danni collaterali come la propaganda israeliana sostiene , usando armi che tagliano i bambini in pezzi o li bruciano completamente, Il risultato dell’attacco è: più di 2.000 morti, di cui 600 sono persone anziane e bambini e 200 donne, più di 20.000 handicappati, ciechi, paraplegici, e molte più lesioni cerebrali o ustionati al 100%; sono stati assassinati operatori dei media, professori universitari, medici e infermieri delle autoambulanze; 50.000 case, 200 scuole, più di 200 moschee , 17 ospedali e centri di riabilitazione distrutti deliberatamente, lasciando più di 600.000 persone nella miseria, senza casa e senza i mezzi di sussistenza e 1.800.000 persone - la totalità della popolazione della striscia di Gaza- senza praticamente più strutture di elettricità, acqua, fognature per non ricordare le forniture di medicinali di cibo o la privazione di libertà: tutto questo semplicemente perché appartengono a un gruppo razziale, religioso o culturale. Questa non è una guerra. È un sociocidio, la distruzione di tutta una società- è un etnocidio, la distruzione di un gruppo etnico intero- e per i palestinesi è un olocausto. Dunque, sino a che qualcuno non trova un termine migliore che si adatta a queste atrocità, questo è il termine che io suggerisco di utilizzare con tutte le sue connotazioni di razzismo, crudeltà e soprattutto con l’indifferenza del mondo. Noi sappiamo che da anni la vita a Gaza è peggiore che nel peggior ghetto, e che il risanamento e la ricostruzione è ostacolata. Gaza è senza un sistema di fognature o di elettricità o di acqua potabile da più di cinque anni, perche Israele ha distrutto le sue centrali elettriche e, a dispetto delle sue dichiarazioni, non le lascia ricostruire. Permettetemi di indirizzarvi a un eccellente sito israeliano, chiamato ACCESS che pubblica ogni settimana i passaggi per entrare e uscire da Gaza, le restrizioni sui prodotti importati ed esportati, di contro alla disinformazione che voi ottenete dalla propaganda israeliana. Credo che abbiate visto tutti le foto dell’inverno scorso, quando gli abitanti di Gaza hanno dovuto navigare nelle loro strade che erano diventate dei ruscelli di acque nere, portando i loro bambini a scuola sulle spalle, costretti ad andare al lavoro e al mercato, sguazzando nelle acque sporche, contaminate, fangose che gli arrivavano fino alle ginocchia o alla vita; queste condizioni portano con sè ogni tipo di possibili malattie, epidemie e penurie. Durante il raid del 2008-09 e in questo ultimo feroce e spietato attacco- che i medici palestinesi e internazionali hanno affermato essere il più violento e terribile che avessero mai visto nella storia dell’aggressione israeliana contro la striscia di Gaza- sono state , proprio secondo il parere di medici ed esperti, utilizzate armi sconosciute sino ad oggi. I soldati che vengono da Gaza dicono che è un laboratorio per ogni tipo di armi mortali. Ho visto bambini e adulti pieni di buchi e ferite. Una famiglia intera senza gambe, neonati ustionati, una ragazza senza occhi. Bambini e adulti che non sono più che pezzi di carne senza vita con spine dorsali spezzate e cervelli bruciati. Ho visto una donna la cui gamba era esplosa e un ragazzo i cui organi interni erano lacerati. Prima di venire qui ho parlato con il dr. H. Al Hassan presidente del dipartimento di chirurgia generale all’ospedale Makassed, specialista di chirurgia vascolare, che si è offerto volontario per curare i pazienti della striscia di Gaza per una settimana; questo dottore, come il dr. Mads Gilbert e il dr. Erik Fosse hanno curato i feriti della striscia da Gaza durante il raid israeliano 2008-09 e anche questa volta, hanno supposto che le ferite non abituali siano state causate dal DIME, bombe che sono proibite nelle zone sovrappopolate. Tuttavia, ha detto le bombe e il loro contenuto saranno probabilmente scomparsi nella sabbia nel momento in cui la comunità internazionale otterrà il permesso di inviare le proprie commissioni e degli osservatori per fare un inchiesta e cercarle. Sfortunatamente le ferite non guariranno cosi presto. Molti sopravissuti , dicono i medici, possono difficilmente essere guariti a ragione delle molteplici infezioni causate dai batteri che sono resistenti agli antibiotici e per la distruzione del loro sistema immunitario. L’ospedale Makassed che io ho visitato spende quasi un mezzo milioni di dollari in farmaci ogni mese nel tentativo di curare queste persone. Non c’è dubbio che sia un affare redditizio per alcuni. L’anno scorso ero qui per il venticinquesimo anniversario del premio Sakharov, abbiamo avuto una settimana molto intensa durante la quale abbiamo ascoltato tutte le commissioni e sottocommissioni per i diritti umani e per i diritti dei bambini, esperti in diritto internazionale e giudici della corte internazionale di giustizia. Ma ogni volta che io ho ricordato Israele e la Palestina, la risposta è stata : “questo è un caso particolare”. In effetti lo è, signori e signore, e la domanda è: perchè? Perchè in altri casi i criminali di guerra devono essere trascinati davanti ai tribunali e le vittime sono invitate a testimoniare, mentre in questo caso le vittime sono costantemente biasimate per la loro miseria e gli autori dei crimini beneficiano di una totale impunità? Perché, invece di punire i criminali di guerra che regnano su Israele e sulla Palestina, come i gansters che sono, contravvenendo a tutte le leggi e convenzioni internazionali radendo al suolo dei quartieri interi, uccidendo le mogli e i figli dei capi dei loro nemici e infliggendo una punizione collettiva a milioni di persone per pura vendetta, perche gli stati dell’Unione europea fanno tutto quello che possono per impedire alle vittime di sporgere denuncia contro i carnefici? Perché, invece di domandarsi che genere di educazione al razzismo trasforma delle belle ragazze ebree e dei ragazzi ebrei in assassini in uniforme, senza scrupoli, il parlamento europeo revisiona, controlla e censura il sistema educativo delle vittime, senza neanche gettare un’ occhiata a quello degli aggressori? Permettetemi di dirvi, dato che questa è la sfera di mia competenza, che i bambini israeliani sono educati al razzismo più fondamentale e violento, i cui migliori allievi imperversano ora nelle nostre strade, moltiplicando i maltrattamenti e i colpi sino a bruciare vivo un ragazzo palestinese, incitati dai rabbini che li incoraggiano, dai ministri e dai membri del parlamento. Questo razzismo è il terreno sul quale i soldati e i piloti hanno sviluppato la convinzione che i bambini palestinesi non sono esseri umani come noi, ma un problema che deve essere eliminato. Ma questo non sembra interessare la comunità internazionale. Perché, invece di sostenere gli oppressi con mezzi di sussistenza e mezzi di protezione, invece di battersi per la loro libertà e i loro diritti fondamentali, il mondo occidentale avanzato continua ad armare i loro occupanti, a prendere sempre più come partners i loro oppressori e dopo ogni massacro accentua la loro presenza nell’Unione europea, così che i loro rappresentanti entrano in commissioni come questa? se questo non è cinismo, allora che cosa è???- Si dice sempre che il mondo, che significa l’Occidente, non ha imparato la lezione dell’Olocausto e dell’ 11 settembre.. La lezione avrebbe dovuto essere mai più, da nessuna parte, per nessuno. Ma mi pare che il mondo abbia imparato un’altra lezione importante. Ha imparato che si può commettere un genocidio e cavarsela mentre si assassina e si stermina quelli a cui il mondo non si interessa affatto. Quando le vittime sono dei palestinesi gli autori se la cavano e il mondo resta in silenzio. La misera scusa utilizzata dall’Ovest e in particolare dall’Europa per non interferire, per non disciplinare l’espansione selvaggia di Israele, per non esigere la fine del suo sistema di apartheid e la sua mancanza di rispetto del diritto internazionale, è che gli europei non vogliono essere chiamati antisemiti. E’ una ben misera scusa, perché sappiamo tutti che ogni paese europeo trae profitto dall’occupazione israeliana della Palestina. Ognuno di loro. Ma non voglio parlare ai politici e agli uomini d’affari, essi non capiscono la mia lingua. Io vorrei convincere le persone di coscienza che credono veramente che la loro denuncia dei crimini israeliani contro i palestinesi farà del male agli ebrei, ancora una volta. Dirò 2 cose a queste persone: 1) Prima di tutto, non c’è niente di ebraico nel comportamento razzista e crudele di Israele verso i palestinesi, e criticarlo non è antisemita, anzi. I pensatori ebrei più illustri denunciano o hanno denunciato la spietata dominazione israeliana della Palestina. Albert Einstein era uno di loro. Hanna Arendt anche. Stephan Hessel era un altro. E molti eminenti rabbini ed eruditi ebrei sono oggi in questo campo. 2) E poi, signore e signori, non potete più permettere di utilizzare questa scusa, quando dei bambini sono massacrati; non possiamo più permetterci di preoccuparci di come la gente ci chiama, quando un olocausto imperversa. Proprio come io non posso permettermi di aver paura delle persone che mi trattano da traditrice per aver difeso gli oppressi, anche se molti di più sono quelli morti per essere stati chiamati traditori, che per essere stati chiamati antisemiti. In effetti nessuno è morto per essere stato chiamato antisemita o per esserlo stato, ma dei bambini e i loro genitori e nonni stanno morendo, mentre sto parlando, perché sono chiamati palestinesi, non per un’altra ragione, proprio come gli ebrei sono stati sterminati semplicemente perché erano chiamati Ebrei. E l’Europa, che aveva girato le spalle agli ebrei allora, oggi gira le spalle ai palestinesi. Signore e signori, voi mi avete dato il premio più prestigioso di questa istituzione, il premio Sakharov insieme al rimpianto scrittore palestinese, prof Izzat Gazzawi, il cui figlio è stato assassinato nella sua scuola da soldati israeliani, che ha passato anni nelle prigioni israeliane, senza sapere il perché, la cui voce e la cui vita sono state spente dalla brutalità dell’occupazione israeliana. Penso che sia mio dovere rendere giustizia al premio e onorare la sua memoria portando qui la mai protesta per quelli la cui voce è ridotta al silenzio o non conta né nei tribunali di Israele, né qui. In quanto insignita del premio Sakharov, il vostro, vi domando di essere coerenti con i suoi princìpi, senza fare eccezioni. Non dimentichiamo che l’assedio di Gaza non è stato tolto, che Israele ha già violato il cessate il fuoco bruciando dei pescherecci, uccidendo una bimba di 5 anni, con 3 ragazzi nella riva ovest; che la colonizzazione della Palestina aumenta a dei livelli senza precedenti; che dei bambini di 5,6,7 anni sono prelevati dalle loro case ogni giorno e ogni notte, sono incarcerati, interrogati crudelmente senza poter vedere i genitori o un avvocato; in questo momento ci sono circa 200 bambini nelle prigioni israeliane, trattati come criminali. Quindi dovremmo tutti noi chiederci oggi in che genere di mondo vivremo dopo l’olocausto di gaza? Che genere di persone cresceranno sulle sue ceneri, che genere di persone ci risponderanno dall’altra parte del muro. E’ questo che noi vogliamo per questa bella e antica regione? Per la culla dellaciviltà? Permettetemi di finire questo discorso, parafrasando alcuni versi di una poesia di Victor Hugo che ricorda la notte del 4 agosto. Grazie
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