In questo ultimo giorno che celebra la memoria della Shoa’, vorrei portare alla luce insieme ad alcuni ricordi anche una necessita’, quella di costruire su questo dolore le basi per ricordare e mantenere davvero una memoria viva della tragedia vissuta da milioni di persone nel secolo scorso.

Sono stata allevata nel culto della memoria della Shoa’ ho visitato insieme a mio fratello gia’ all’eta’ di 6 anni le mostre documentali e fotografiche che venivano presentate nella nostra citta’ e ascoltato i ricordi dei miei genitori che parlavano di teneri e tragici episodi di aiuto ai deportati.

Ricordo mia madre dire a mio padre: Ti ricordi Carlo, quando si andava la notte di nascosto a portare le bottiglie d’acqua alla stazione per infilarle nelle strette feritoie dei vagoni piombati, perche’ quei treni venivano sigillati alla partenza e la gente moriva di sete?

Allora non c’era la plastica e le bottiglie erano di vetro e pesavano!

Le mettevamo dentro sporte che portavamo sulle biciclette, e per non farci vedere dalle ronde si camminava sui binari e nel pietrisco mi si era rotto un tacco e nel cercarlo mi attardavo, perche’ rompere le scarpe era allora una tragedia, e tu mi dicesti: - Signorina sta’ arrivando la ronda - e siccome non ti davo retta mi hai sollevata di peso e portata via, ti ricordi vero?

Ecco sono stata allevata su queste memorie, di gente semplice che faceva cose piccole ma concrete.

E’ per questo che oggi quando vado in aiuto della popolazione palestinese contro l’occupazione in West Bank, e per un mese raccolgo le Olive con altri giovani volontari, insieme ai contadini, per cercare come possiamo di impedire che vengano aggrediti dai coloni nei loro  terreni confinanti agli insediamenti, credo di continuare a modo mio la lotta anche dei miei genitori, contro le occupazioni e la privazione di identita’.

La cosa che mi rattrista oggi e’ che, se faccio queste cose, vengano sempre e solo identificate come una lesione al ricordo di quei soprusi e di quegli orrori avvenuti 60 anni fa’.

E mi sta’ proprio stretta la partigianeria che mi viene affibiata se lotti contro l’Occupazione sei contro gli Ebrei.

No non e’ proprio cosi’, e dividere su questo e’ negare davvero l’identita’ delle vittime.

Credo di essere cosi’ folle da credere di lottare anche per loro perche’ se i popoli Ebraici e Palestinesi riusciranno a riconoscersi  ed a convivere,costruiranno veramente  un paese dove la memoria sara’ viva e la fratellanza superera’ le divisioni .

So’ che e’ una utopia ma dai sogni si puo’ ricavare a volte la strada difficile ma sicura su cui costruire insieme al ricordo una nuova idea di realta’.

Con amore e rispetto

Maria Carla Biavati

27 gennaio 2014

top