Ansa Le telefonate di Kerry spiate dal Mossad. Mentre John Kerry lo scorso anno tentava di riavviare i negoziati di pace in Medio Oriente, il premier israeliano, Benjamnin Netanyahu, era perfettamente a conoscenza delle conversazioni tra il segretario di Stato Usa e i vertici palestinesi. Gli agenti del Mossad, infatti, spiavano le telefonate dell'alleato per carpire tutte le informazioni utili possibili. Insomma, gli 007 israeliani hanno usato Kerry per conoscere le vere intenzioni degli avversari, sia sul campo che al tavolo dei negoziati. E non è detto che l'azione di 'ascolto' non sia continuata anche nelle ultime settimane, durante la crisi di Gaza. La rivelazione è del settimanale tedesco Spiegel. E potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso nelle già difficili relazioni tra il capo della diplomazia americana e Israele. Rapporti che si sono via via deteriorati nelle ultime settimane di conflitto, con Kerry che è stato accusato soprattutto dalla destra israeliana di fare il gioco dei palestinesi. Dal Dipartimento di Stato Usa per ora nessun commento. Ma la frustrazione è grande, come evidente l'imbarazzo. La fiducia potrebbe essere intaccata ai massimi livelli, soprattutto per il sospetto che Netanyahu fosse davvero a conoscenza dei contenuti delle intercettazioni compiute dai suoi servizi segreti. Come raccontano - spiega lo Spiegel - diverse fonti d'intelligence, che sottolineano come ad essere 'captate' erano anche tutte le telefonate di Kerry ai rappresentanti degli Stati arabi impegnati nei colloqui. Lo Spiegel riferisce quindi come nei suoi regolari colloqui ad alto livello sul Medio Oriente Kerry abbia utilizzato non solo linee telefoniche criptate, ma anche linee 'normali', i cui segnali, trasmessi via satellite, sono stati captati dai servizi israeliani, per aggiornare il proprio governo sulle intenzioni altrui ai fini dei negoziati. Negoziati che alla fine fallirono, nonostante Barack Obama all'inizio del suo secondo mandato avesse fatto della pace in Medio Oriente la priorità assoluta della sua agenda di politica estera. Ma nonostante gli sforzi profusi da Kerry, nell'aprile di quest'anno Israele ha annunciato a sorpresa la costruzione di 700 nuove abitazioni per i coloni nei territori occupati, rifiutando anche di proseguire nella liberazione di prigionieri palestinesi. Per ripicca l'Anp chiese l'adesione della Palestina a 15 convenzioni Onu. I negoziati naufragarono in un nulla di fatto, così come il duro lavoro di Kerry. Che anche negli ultimi giorni ha dovuto subire un nuovo smacco da Israele, con il no di Netanyahu alla proposta Usa di cessate il fuoco. Un 'no' che ha messo il segretario in enorme difficoltà anche in casa propria, con numerosissime critiche ad una strategia che anche il Washington Post ha definito "un errore macroscopico".
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