da Urban Dictionary
Originale: Truthdig

http://znetitaly.altervista.org
18 settembre 2014

Sacrificare le persone vulnerabili, da Gaza all’America

di Chris Hedges

Traduzione di Maria Chiara Starace 


Chris Hedges ha fatto questo discorso sabato nella zona fieristica Sauk County a Baraboo, in Wisconsin, davanti a una folla di circa 2.000 persone che è seguito a un altro del senatore degli Stati Uniti, Bernie Sanders, un indipendente del Vermont che sembra si stia preparando a concorrere alle primarie democratiche per la presidenza. Il Fighting Bob Festival, l’evento annuale a cui hanno partecipato, riunisce oratori progressisti che arrivano da tutto il paese e onorano Robert “Fighting Bob” La Follette (1855-1925), un senatore statunitense del Wisconsin che si era opposto all’entrata degli Stati Uniti nella I Guerra mondiale. Parti di questo discorso sono tratte da articoli di Hedges scritti in passato. Vorrei iniziare parlando della gente di Gaza. Per me la loro sofferenza non è un’astrazione. Sono stato il capo della sede del New York Times in Medio Oriente dove ho passato sette anni. Parlo arabo. Per gran parte di quel periodo sono stato a Gaza, compresi i momenti in cui i caccia e i soldati israeliani la attaccavano. Ho visto da vicino i corpi, anche i corpi dei bambini lasciati sul terreno dagli attacchi aerei e dagli assalti israeliani. Ho guardato le madri e i padri cullare nelle loro braccia i loro figli e figlie morti e coperti di sangue, scossi da un dolore indescrivibile, mentre strillavano con grida pietose a un universo indifferente. E in questo ossario, in questa prigione all’aria aperta dove 1,8 milioni di persone, quasi la metà bambini, vive intrappolato in un ghetto israeliano, sono stato testimone dei crimini dell’occupazione – la carestia, il sovraffollamento soffocante, l’acqua contaminata, la mancanza di servizi sanitari, la povertà paralizzante, la disoccupazione endemica, la paura e la disperazione. Mentre ho visto da vicino questa massa di sofferenza umana, ho sentito dalle elite del potere a Gerusalemme e a Washington le bugie dette per giustificare il terrore di stato. Un popolo impoverito, schiavo, che non ha l’esercito, la marina, l’aviazione militare, unità militari motorizzate, droni, artiglieria, e nessuna parvenza di comando e controllo, non costituisce una minaccia per Israele. E l’uso indiscriminato che fa Israele di armi moderne, industriali per uccidere centinaia di innocenti, per ferirne altre migliaia e per lasciare senza tetto migliaia di famiglie, non è una guerra. E’ terrore sostenuto dallo stato e omicidio sostenuto dallo stato. L’abietto fallimento della nostra classe politica di riconoscere questo fatto che per la maggior parte del resto del mondo è ovvio, rivela la terribile ordinarietà del nostro sistema politico, il cinico abbandono di coloro che sono più vulnerabili sulla terra, per avere contributi per la campagna elettorale. Dopo tutto, il denaro ha sostituito il voto. Il rifiuto di parlare apertamente a favore del popolo di Gaza non è marginale rispetto alla nostra vita politica. Il patetico plebiscito di tipo stalinista al Senato [degli Stati Uniti], dove tutti i 100 senatori sono usciti trotterellando come bambole dell’AIPAC ( American Israel Public Affairs Committee) caricate a mano, per sostenere i bombardamenti israeliani di case, condomini, scuole – dove centinaia di famiglie terrorizzate stavano cercando rifugio – impianti per la potabilizzazione dell’acqua, centrali elettriche, ospedali e, naturalmente, ragazzi che giocavano a pallone sulla spiaggia, rivela la resa della nostra classe politica ai gruppi delle lobby ricchi di contanti e al potere delle imprese. La gente di Gaza è sacrificabile. E’ povera, non ha potere, e non ha soldi. Proprio come la gente povera di colore in questa nazione i cui corpi, chiusi a chiave nelle gabbie, arricchiscono il complesso carcerario-industriale. Quando si è disposti a scarificare coloro che sono più vulnerabili per un vantaggio politico, diventa facile, come hanno ampiamente dimostrato Barack Obama e il Partito Democratico, sacrificare tutte le persone vulnerabili – i nostri poveri, i lavoratori, i malati, gli anziani, gli studenti e la nostra classe media. Questo è un patto col diavolo, come quello di Faust. Finisce vendendo la propria anima alla Goldman Sachs e alla Exxon Mobil. Finisce divinizzando una macchina militare, ora largamente al di là del controllo dei civili, che, insieme ai nostri organi per la sicurezza dello stato, hanno stabilito la sorveglianza e uno stato di sicurezza che ci rende la popolazione più spiata, monitorata, e fotografata in tutta la storia umana. E’ impossibile definirsi liberi quando si è costantemente osservati. Questo è un rapporto come quello tra padrone e schiavo. La politica, se crediamo che la politica indichi la formulazione e la discussione di argomenti, interessi e leggi che promuovono il bene comune, non è più compito delle nostre istituzioni politiche tradizionali. Tali istituzioni, compresi i due maggiori partiti politici, i tribunali e la stampa, non sono democratiche. Vengono usate per annientare qualsiasi traccia di vita civica che fa appello, come fa una democrazia tradizionale, ai suoi cittadini di condividere tra tutti i suoi membri i benefici, i sacrifici e i rischi di una nazione. Offrono soltanto la facciata della politica, insieme a spettacolo elaborati, con una coreografia, pieni di emozioni abilmente fabbricate e vuote di un vero contenuto politico. Ci siamo deteriorati fino ad arrivare a quello che temeva Alexis de Tocqueville – un “dispotismo democratico.” Le controversie tra le elite del potere, il militarismo rampante e la malattia dell’imperialismo, insieme a un nazionalismo stupido che caratterizza ogni dibattito pubblico e che Bob La Follette ha denunciato e combattuto, hanno trasformato la politica ufficialmente sancita, in un atto carnevalesco. I sapientoni e le celebrità dell’informazione alla radio e alla televisione si impegnano in febbrili congetture sul fatto che la moglie di un ex presidente si candiderà per la presidenza – e questo dopo che il figlio mediocre di un altro presidente ha passato otto anni alla Casa Bianca. Questa non è politica. Sono pettegolezzi. I sondaggi, l’elemento basilare di quello che serve come informazione politica, non sono politica. Sono forme di controllo sociale. L’uso di miliardi di dollari per finanziare le campagne elettorali e pagare i lobbisti per scrivere la le leggi, non è politica. E’ corruzione legalizzata. Insistere sul fatto che l’austerità e la razionalità economica invece che il benessere dei cittadini sono la preoccupazione principale del governo, non è politica. E’ la morte della virtù civile. Il sistema del governo di sorveglianza totale e di militarizzazione delle forze di polizia, insieme alla psicosi della guerra permanente e della paura del terrorismo, orchestrate dallo stato, non sono politica. Riguardano lo sradicamento di libertà civili e il giustificare la guerra infinita e la violenza di stato. Le chiacchiere sui “death panels”*, sull’aborto, sui diritti degli omosessuali, sulle armi e sui bambini clandestini che attraversano il confine, non sono politica. E ’la manipolazione, da parte delle elite al potere, delle emozioni, dell’ odio e della paura per sviarci dalla vista della nostra propria impotenza. Fino a quando la maggior parte dei cittadini crede nelle idee che giustificano il capitalismo globale, i privati e le istituzioni statali che servono i nostri padroni delle imprese sono inattaccabili. Quando queste idee vanno in pezzi, le istituzioni che sostengono la classe dominante si smontano e crollano. La battaglia delle idee sta colando sotto la superficie. E’ una battaglia che lo stato delle imprese sta perdendo costantemente. Un numero crescente di americani lo capisce. Sanno che siamo stati spogliati del potere politico. Riconoscono che siamo stati privati delle nostre libertà civili più elementari e preziose. Sanno che quasi la metà del paese vive in povertà o in una categoria che si chiama “quasi povertà.” Molti di quelli di noi che rimangono, se lo stato dell’impresa non verrà rovesciato, si uniranno a loro. Queste verità sono sempre più difficili da nascondere. Sembra che negli Stati Uniti il fermento politico sia dormiente. Questo non è esatto. Le idee che sostengono lo stato delle imprese stanno rapidamente perdendo la loro efficacia in tutto lo spettro politico. Tuttavia, le idee che stanno sorgendo, per prendere il loro posto, non si sono ancora sviluppate. La destra si è ritirata nel fascismo cristiano e nella celebrazione della cultura delle armi. La sinistra, confusa da decenni di feroce repressione da parte dello stato, in nome dell’anticomunismo, deve ancora ricostruirsi e rivoltarsi contro una classe liberale inefficace che si è venduta l’anima a un Partito Democratico fallimentare. I legnetti della rivolta si stanno accumulando. Nessuna persona o movimento può dar fuoco a questi legnetti. Nessuno sa quando avverrà l’eruzione. Nessuno sa quale forma assumerà. Però è sicuro che ci sarà una rivolta popolare. Il rifiuto da parte dello stato delle grosse aziende di occuparsi perfino delle più piccole lamentele della cittadinanza, il continuo saccheggio della nazione e dell’ecosistema, ci ricordano, come ha fatto notare Karl Max, che il capitalismo non regolato, senza restrizioni, è una forza rivoluzionaria. Commercializza ogni cosa. Gli esseri umani e il mondo della natura diventano beni che vengono sfruttati fino all’esaurimento o al collasso. Questo è il motivo per cui la crisi economica è intimamente legata alla crisi ambientale. Lo stato delle grosse aziende – un sistema definito dal filosofo della politica Sheldon Wolin “totalitarismo capovolto” – è incapace di dare una risposta razionale alla crisi. Una risposta razionale, specialmente dopo la vostra insurrezione a Madison e dopo il Movimento Occupy, dovrebbe come minimo comprendere una moratoria su tutti i pignoramenti e le riappropriazioni delle banche, il condono del debito studentesco, l’assistenza sanitaria per tutti e un massiccio programma di lavori, mirato soprattutto a chi ha meno di 25 anni. Però lo stato delle imprese, organizzando un impegno federale coordinato, guidato da Barack Obama per smantellare gli accampamenti di Occupy, ha chiarito che l’unica linguaggio che userà sarà quello della forza. Quando scoppiano, le rivoluzioni, sembrano essere improvvise e inaspettate per l’ elite e l’establishment. Il motivo è che la vera opera del fermento e della coscienza rivoluzionaria è invisibile per la società ordinaria, e viene notata soltanto dopo che è stata ampiamente completata. In tutta la storia, coloro che hanno cercato il cambiamento radicale hanno sempre dovuto prima screditare le idee usate per sostenere le classi dominanti e costruire idee alternative per la società, il che [oggi] significa articolare un socialismo attuabile come alternativa alla tirannia delle grosse aziende. Quando le elite dominanti sono state apertamente sfidate, c’è sempre stata una perdita quasi totale di fede nelle idee – nel nostro caso il capitalismo del mercato e la globalizzazione – che sostengono le strutture delle elite dominanti. E una volta che un numero sufficiente di persone lo ha compreso, con un processo che può durare anni, “la lenta, tranquilla e pacifica evoluzione sociale diventa rapida, militante e violenta,” come ha scritto Alexander Berkman. “L’evoluzione diventa rivoluzione.” Stiamo andando in questa direzione. Non lo dico perché sono un sostenitore della rivoluzione. No. Preferisco le riforme graduali e progressive di una democrazia che funziona. Preferisco un sistema in cui le istituzioni sono indipendenti e non schiave del potere delle grosse imprese. Noi però non viviamo in un sistema così. La rivolta è l’unica opzione rimasta. Le elite dominanti, una volta che sono morte le idee che ne giustificano l’esistenza, ricorrono alla forza. E’ l’ultimo modo che resta loro per stare aggrappati al potere. Se un movimento popolare non violento è in grado di disarmare dal punto di vista ideologico, i burocrati, gli impiegati dello stato e la polizia, per fare in modo, essenzialmente, che disertino – la rivoluzione non violenta è possibile. Se però lo stato può organizzare una violenza effettiva e prolungata contro il dissenso, esso produce come replica una violenza rivoluzionaria, o quello che lo stato chiama terrorismo. E la nostra forte reazione negativa, se noi della sinistra non riguadagniamo l’attivismo dei vecchi anarchici e dei vecchi socialisti, potrebbe essere una reazione da parte della destra, una forma di fascismo cristiano. La gente di Gaza merita di essere libera. E anche noi lo meritiamo. Ma non cercate aiuto dai nostri mandarini politici, o non aspettatevi nulla se non fumo e specchi come quelli delle commedie vaudeville, dai miliardi di dollari riversati nel nostro circo propagandistico. Guardatevi dentro. Anche noi siamo impotenti. Abbiamo subito un colpo di stato al rallentatore. E’ finito. Se vogliamo riprenderci il potere, rendere il consenso dei governanti qualcosa di più di un vuoto cliché, dovremo mobilitarci, realizzare azioni di disobbedienza civile per rovesciare – fatemi ripetere la parola per i membri della Difesa Nazionale che forse verranno a farci una visita questo pomeriggio – per rovesciare lo stato delle grosse imprese. E forse, dopo esserci liberati, potremo liberare la gente di Gaza. *”Comitati di burocrati il cui compito è di esaminare tutti coloro che hanno bisogno di cure mediche e che decidono a chi negare l’assistenza. Sono usati come propaganda per spaventare le persone anziane, confuse, ignoranti, affinché si oppongano alla riforma sanitaria, anche se tali comitati in realtà non esistono nella proposta di legge.”


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org


Fonte: http://zcomm.org/znet/article/sacrificing-the-vulnerable-from-gaza-to-america


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