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the Electronic Intifada
Alla famiglia della millesima vittima del massacro genocida israeliano a Gaza Lo storico israeliano, in questa lettera pubblicata su Electronic Intifada, parla del ruolo dei media israeliani, del boicottaggio e dell’impegno per la parità di diritti umani e civili e la piena restituzione per tutti coloro che sono e sono stati vittime del sionismo Roma, 29 luglio 2014, Nena News Non so ancora chi fosse il vostro caro. Avrebbe potuto essere un bimbo di pochi mesi, o un ragazzo giovane, un nonno o uno dei vostri figli o genitori. Ho sentito parlare della morte del vostro caro da Chico Menashe, un commentatore politico di Reshet Bet, la principale stazione radio di Israele. Ha spiegato che l’uccisione del vostro amato, così come la trasformazione dei quartieri di Gaza in macerie e l’allontanamento di 150.000 persone dalle loro case, è parte di una strategia israeliana ben calcolata: questa carneficina distruggerà l’impulso dei palestinesi di Gaza a resistere alle politiche israeliane. Ho sentito questo mentre leggevo nell’edizione del 25 luglio del presunto rispettabile quotidiano Haaretz le parole del non così rispettabile storico Benny Morris sul fatto che questo non sia ancora abbastanza. Egli chiama le politiche di genocidio attuate finora “refisut” debolezza della mente e dello spirito. Egli esige molta più distruzione di massa in futuro con la consapevolezza che questo è il modo giusto di comportarsi se si vuole difendere la nostra “villa nella giungla”, come l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak ha descritto Israele. Deserto inumano Sì, ho paura a dire che i media israeliani e il mondo accademico sono totalmente al fianco della strage a parte poche voci difficilmente udibili in questo deserto disumano. Non scrivo questo per dirvi che mi vergogno mi sono dissociato molto tempo fa da questa ideologia di stato e faccio tutto il possibile come individuo per affrontarla e sconfiggerla. Probabilmente non è stato sufficiente; siamo tutti inibiti da momenti di vigliaccheria, egoismo e forse l’impulso naturale di prenderci cura della nostra famiglia e dei nostri cari. Eppure sento il bisogno oggi di fare una promessa a voi, una promessa che nessuno dei tedeschi che mio padre conosceva durante il periodo del regime nazista era disposto a fare a lui quando i criminali hanno commesso il genocidio contro la sua famiglia. Questo non è niente di più di un piccolo impegno nel vostro momento di dolore, ma è il meglio che possa offrire e non dire niente non è un’opzione. E non fare nulla è anche meno di un’opzione. Siamo nel 2014 e la distruzione di Gaza è ben documentata. Questo non è 1948, quando i palestinesi hanno dovuto faticare non poco per raccontare la loro storia di orrore; molti dei crimini commessi allora dai sionisti sono stati nascosti e non sono mai venuti alla luce. Così il mio primo e semplice impegno è quello di registrare, informare e insistere sulla verità. La mia vecchia università, l’Università di Haifa, ha reclutato i suoi studenti per diffondere le menzogne di Israele in tutto il mondo utilizzando Internet. Ma questo è il 2014 e la propaganda di questo genere non regge. Impegno per il boicottaggio Ma sicuramente questo non è sufficiente. Mi impegno a continuare lo sforzo di boicottare uno Stato che commette tali crimini. Solo quando l’Unione delle Federazioni Calcistiche Europee espellerà Israele, quando la comunità accademica si rifiuterà di avere rapporti istituzionali con Israele, quando le compagnie aeree esiteranno a volare lì, e quando ogni gruppo che può perdere denaro a causa di un atteggiamento etico nel breve termine capirà che a lungo andare si guadagnerà sia moralmente che finanziariamente solo allora inizieremo a onorare la vostra perdita. Il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) ha avuto molti successi e continua il suo instancabile lavoro. Gli ostacoli sono ancora la falsa accusa di antisemitismo e il cinismo dei politici. Ecco perché un’iniziativa onorevole di architetti britannici di forzare i loro colleghi in Israele a prendere una posizione morale piuttosto che essere complici nella colonizzazione criminale della terra è stata bloccata all’ultimo momento. Iniziative simili sono state sabotate altrove da politici senza spina dorsale in Europa e negli Stati Uniti. Ma il mio impegno è quello di essere parte dello sforzo per superare questi ostacoli. La memoria del vostro caro sarà la forza trainante, insieme al vivo ricordo delle sofferenze dei palestinesi nel 1948 e da allora. Macello Lo faccio egoisticamente. Prego e spero che in questo momento, il peggiore della vostre vite in cui state a Shujaiya, Deir al-Balah e Gaza City a guardare il macello creato da aerei da guerra israeliani, carri armati e artiglieria, voi non perdiate la speranza nell’umanità. Questa umanità comprende anche israeliani, quelli che non hanno il coraggio di parlare, ma che esprimono il loro orrore in privato come attestano le mie traboccanti caselle di posta e Facebook, così come la piccola manciata che manifesta pubblicamente contro il genocidio incrementale a Gaza. Essa comprende anche quelli non ancora nati, che forse saranno in grado di sfuggire a una macchina di indottrinamento sionista che insegna loro, dalla culla alla tomba, a disumanizzare i palestinesi a un livello tale che ardere vivo un ragazzo palestinese di sedici anni non riesce a commuoverli o a distruggere la loro fede nel loro governo, nell’esercito o nella religione. Sconfitti Per il loro, il mio e il vostro bene, mi auguro che potremo anche sognare il giorno seguente quando il sionismo sarà sconfitto come l’ideologia che governa le nostre vite tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo e tutti noi avremo la vita normale che desideriamo e meritiamo. Quindi mi impegno oggi a non essere distratto anche da amici e dirigenti palestinesi che ancora stupidamente ripongono le loro speranze nell’ormai datata “soluzione a due stati”. Se uno ha l’impulso di essere coinvolto nel portare un cambiamento di regime in Palestina, l’unica ragione per fare questo è lottare per la parità di diritti umani e civili e la piena restituzione per tutti coloro che sono e sono stati vittime del sionismo, dentro e fuori l’amata terra di Palestina. Possa la vostra persona amata riposare in pace sapendo che la sua morte non è stata vana e non perché sarà vendicato. Non abbiamo bisogno di ulteriori spargimenti di sangue. Credo ancora ci sia un modo per portare i sistemi malvagi verso la loro fine con la potenza di umanità e moralità. Giustizia significa anche portare gli assassini che hanno ucciso la vostra persona amata e tanti altri in tribunale, e dobbiamo perseguire i criminali di guerra di Israele nei tribunali internazionali. E’ un modo molto più lungo e, a volte, anche io sento l’impulso di far parte di quelli che utilizzano la forza bruta per mettere fine alla disumanità. Ma mi impegno a lavorare per la giustizia, la piena giustizia, la giustizia riparatoria. Questo è quello che posso promettere: lavorare per evitare la prossima fase della pulizia etnica della Palestina e il genocidio dei palestinesi a Gaza. Nena News
The Electronic Intifada
To the family of the one thousandth victim of Israel’s genocidal slaughter in Gaza I do not know yet who your loved one was. She might have been a baby a few months old, or a young boy, a grandfather or one of your children or parents. I heard about your loved one’s death from Chico Menashe, a political commentator on Reshet Bet, Israel’s main radio station. He explained that the killing of your loved one, as well as turning Gaza neighborhoods to rubble and driving 150,000 people from their homes, is part of a well-calculated Israeli strategy: this carnage will destroy the impulse of Palestinians in Gaza to resist Israeli policies. I heard this while reading in the 25 July edition of the supposedly respectable Haaretz the words of the not so respectable historian Benny Morris that even this is not enough. He calls the genocidal policies so far “refisut” feebleness of mind and spirit. He demands far more massive destruction in the future with the knowledge that this is how you behave if you want to defend your “villa in the jungle,” as former Israeli Prime Minister Ehud Barak described Israel. Inhuman wilderness Yes, I am afraid to say the Israeli media and academia are fully behind the massacre apart from few, hardly audible voices in this inhuman wilderness. I am not writing this to tell you that I am ashamed I long ago dissociated myself from this state ideology and do all I can as an individual to confront and defeat it. Probably it has not been enough; we are all inhibited by moments of cowardice, egotism and maybe a natural impulse to take care of our family and loved ones. And yet I feel the urge today to make a pledge to you, which none of the Germans my father knew during the time of the Nazi regime was willing to make to him when the thugs committed genocide against his family. This is not much of a pledge at your moment of grief, but it is the best I can offer and saying nothing is not an option. And doing nothing is even less than an option. This is 2014 the destruction of Gaza is well documented. This is not 1948 when Palestinians had to struggle hard to tell their story of horror; so many of the crimes Zionist committed then where hidden and never came to light, even until today. So my first and simple pledge is to record, inform and insist on the truth. My old university, University of Haifa, has recruited its students to disseminate Israel’s lies all over the world using the Internet, but this is 2014 and propaganda of this kind will not hold water. Pledge to boycott But surely this is not enough. I pledge to continue the effort to boycott a state that commits such crimes. Only when the Union of European Football Associations throws Israel out, when the academic community refuses to have any institutional ties with Israel, when airlines hesitate to fly there, and when every outfit that may lose money because of an ethical stance in the short-term understands that in the long run it will gain both morally and financially only then we will begin to honor your loss. The boycott, divestment and sanctions (BDS) movement has had many achievements and continues its tireless work. The obstacles still include the false allegation of anti-Semitism and the cynicism of politicians. This is how an honorable initiative by British architects to force their colleagues in Israel to take a moral stance rather than be accomplices in the criminal colonization of the land was blocked at the last moment. Similar initiatives were sabotaged elsewhere by spineless politicians in Europe and the United States. But my pledge is to be part of the effort to overcome these hurdles. The memory of your loved one will be the driving force, together with the vivid memory of the suffering of the Palestinians in 1948 and ever since. Slaughterhouse I do it all egotistically. I really pray and hope that in this worst moment of your life when Palestinians stand in Shujaiya, Deir al-Balah or Gaza City, gazing at the slaughterhouse created by Israeli warplanes, tanks and artillery, you would not lose hope in humanity. This humanity even includes Israelis, those who do not have the courage to speak but who express their horror in private as my overflowing email and Facebook inboxes attest, as well as the small handful who demonstrate publicly against the incremental genocide in Gaza. It also includes those not born yet who perhaps will be able to escape a Zionist indoctrination machine that teaches them, from cradle to grave, to dehumanize the Palestinians to such a level that the burning alive of a sixteen-year-old Palestinian boy fails to move them or shatter their belief in their government, army or religion. Defeated For their sake, mine and yours, I wish we can also dream of the day after when Zionism will be defeated as the ideology that governs our lives between the Jordan river and the Mediterranean sea and we all have the normal life we crave for and deserve. So I pledge today not to be distracted even by friends and Palestinian leaders who still foolishly pin their hopes on the long-gone “two-state solution.” If one has the impulse to be involved in bringing regime change in Palestine, the only reason to do this is for a struggle for equal human and civil rights and full restitution for all those who are and were victimized by Zionism, inside and outside the beloved land of Palestine. May whoever is your loved one rest in peace knowing that their death was not in vain not because it will be avenged and revenged. We do not need more bloodshed. I still believe there is a way of bringing evil systems to an end with the power of humanity and morality. Justice also means bringing the murderers who killed your loved one and so many others to court, and we must pursue bringing Israel’s war criminals to trial in international tribunals. It is a far longer way and, at times, even I feel the impulse to be part of a force that uses hard power to end the inhumanity. But I pledge myself to work for justice, full justice, restorative justice. This is what I can pledge to work to prevent the next stage in the ethnic cleansing of Palestine and the genocide of Palestinians in Gaza. The author of numerous books, Ilan Pappe is professor of history and director of the European Centre for Palestine Studies at the University of Exeter.
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