Il Fatto Quotidiano
11 luglio 201
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Gaza, quarto giorno di guerra: 98 morti. Hamas: “Pronti a combattere per mesi”

Continua il lancio di razzi tra Israele e la Striscia. Obama ha fatto sapere di essere pronto a facilitare la cessazione delle ostilità: "No all'invasione". Il Movimento di resistenza islamico: "Vinceremo"

Quarta notte di guerra. Un possibile cessate il fuoco ad ora sembra improbabile e un’azione terrestre resta un’opzione possibile. E’ di 98 palestinesi uccisi e 670 feriti il bilancio complessivo della ‘Operazione confine protettivo’ lanciata da Israele contro la Striscia di Gaza. Lo riportano fonti mediche di Gaza, citate stamani da Ynet, il sito web del giornale israeliano Yedioth Ahronoth. Nelle ultime 24 ore Hamas ha lanciato 200 razzi verso centri abitati in Israele. Da parte sua la aviazione israeliana ha colpito a Gaza 210 obiettivi. Dall’inizio della operazione gli obiettivi colpiti (zone di lancio di razzi, tunnel, campi di addestramento) sono stati 1090. “Hamas è pronto a combattere per mesi”: è l’avvertimento giunto la scorsa notte da Mahmud a-Zahar, dirigente di Hamas, in un’intervista telefonica ad una emittente di Gaza. Un cessate il fuoco, ha aggiunto, dovrà rispettare le condizioni di Hamas come la rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei detenuti arrestati il mese scorso. “Stiamo scrivendo una nuova pagina, e il nemico dovrà sottoscriverla”, ha detto il dirigente palestinese.

Il presidente Usa Barack Obama nelle scorse ore ha telefonato al premier israeliano Benyamin Netanyahu per manifestare tutta la sua preoccupazione per l’escalation della situazione, chiedere che entrambe le parti “facciano di tutto per ripristinare la calma” e assicurare che “gli Stati Uniti sono pronti a facilitare la cessazione delle ostilità“. Parole che arrivano qualche ora dopo le dichiarazioni della portavoce del dipartimento di stato Usa Jennifer Psaki: “Nessuno vuole assistere ad un’invasione di Gaza da parte di Israele. Per questo è importante un allentamento delle tensioni”.

Al terzo giorno di guerra si è infittito il numero dei razzi nei cieli di Israele, compresi quelli di Tel Aviv e Gerusalemme: oltre cento. In meno di tre giorni, a stamattina, ne sono arrivati 365, uno ogni 10 minuti. Netanyahu ha ribadito oggi che “una tregua non è in agenda” e che le operazioni militari continueranno. Ma oltre all’altolà arrivato dagli Usa, si è alzata anche la voce dell’Onu. Il segretario generale Ban Ki Moon, pur condannando l’uso dei razzi da Gaza, ha definito “intollerabile l’eccessivo uso della forza da parte di Israele”. Ban – che ha parlato con Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen – ha invitato alla “massima calma” per “evitare il rischio di una ulteriore escalation”. Anche il presidente russo Vladimir Putin ha invocato – durante una telefonata con Netanyahu – uno stop “urgente del confronto armato”. L’Egitto, mediatore storico tra Hamas e Israele, si muove invece con più lentezza: il presidente al-Sisi, dopo aver rotto con la fazione islamica, è apparso molto cauto anche sui raid israeliani.

Israele sembra determinato a non permettere più ad Hamas di bersagliare il paese: finché non termineranno i razzi e non sarà riportata la calma l’operazione continuerà. Anzi sarà estesa: l’esercito, dopo il richiamo dei 40 mila riservisti, è già schierato ai confini con la Striscia. “Fino ad adesso non ho parlato con nessuno di un cessate il fuoco”, ha tagliato corto Netanyahu, gelando ogni speranza. E il presidente Shimon Peres – che ieri ha avvertito Hamas sulla possibilità di un’azione di terra – ha ripetuto con chiarezza che Israele “è pronto ad ogni scenario per proteggere” i propri civili. “Non permetteremo di essere vittime”, ha incalzato. Una linea ribadita con forza dall’ambasciatore israeliano all’Onu Ron Prosor secondo cui “Israele non sosterrà un cessate il fuoco” visto che la sua “è un’azione di autodifesa”. Dal rappresentante palestinese al Palazzo di Vetro Riyad Mansour è invece arrivato l’appello al Consiglio di Sicurezza per agire “subito per proteggere i civili”. E’ ancora quindi il terreno a parlare: a Gaza, che dall’inizio delle ostilità – secondo alcune fonti – è stata bersaglio di circa 800 raid (60 solo oggi), la situazione sta peggiorando sempre di più. Le autorità egiziane – prima azione del Cairo – hanno riaperto il valico con la Striscia di Rafah proprio per consentire l’evacuazione nel Sinai egiziano di palestinesi feriti durante i raid. Uno degli episodi più cruenti è avvenuto su una spiaggia di Gaza: nove palestinesi sono stati uccisi mentre vedevano la partita Olanda-Argentina.

Nel meccanismo del conflitto, l’esercito israeliano ha inviato oggi sms per avvertire i residenti di Gaza, fra Beit Lahya e Jabalya, nel nord della striscia, e a Rafah, alla estremità sud, di allontanarsi dalle zone. Ma secondo fonti palestinesi, la polizia di Hamas ha suggerito alla popolazione di ignorare quei messaggi, definendoli “una forma di guerra psicologica”. In Israele il susseguirsi dei razzi – anche quelli a lungo raggio – ha coinvolto la zona centrale del paese e quella del sud. In particolare in quella più vicina alla Striscia, la vita in pratica si svolge attorno ai rifugi visto il poco tempo che si ha per mettersi al riparo. La mancanza di vittime – si segnala solo una donna anziana scivolata in bagno durante un allarme – è dovuta in gran parte allo scudo protettivo offerto dal sistema anti missili Iron Dome che, secondo i militari, sta lavorando con più efficacia rispetto alla crisi del 2012. Ma è innegabile – come riportano numerose testimoniane – lo stato di tensione nel paese: anche a Tel Aviv, dove le sirene suono risuonate questa mattina presto, e a Gerusalemme.

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