Al-Sharq al-Awsat Gli eventi del 25 gennaio e del 30 giugno possono davvero considerarsi delle rivoluzioni? La data del 25 gennaio 2011 è stato l’argomento più discusso della settimana scorsa al Cairo. Sabato mattina, davanti la Corte d’Assise della capitale egiziana, si è tenuta una delle udienze del processo contro l’ex presidente Hosni Mubarak, accusato di omicidio nei confronti di manifestanti. Durante l’udienza il difensore di Mubarak, il dott. Al-Deeb, ha parlato del giorno 25 gennaio 2011 come di un “complotto” organizzato dagli americani e dai Fratelli Musulmani contro lo Stato d’Egitto ed il suo popolo. In seguito a queste affermazioni, l’avvocato ha subito forti attacchi da parte dei rappresentanti di movimenti politici e giovanili, i quali hanno chiesto che fosse sottoposto a processo con l’accusa di “diffamazione”. Allo stesso tempo, la descrizione della rivoluzione come “complotto” è stato oggetto di forte disaccordo tra i giuristi: c’è chi ritiene che una tale descrizione tolga legittimità alla rivoluzione e, di conseguenza, a tutto ciò che è compiuto in seguito sulla base di questa. Coloro che sostengono ciò fanno riferimento a quanto appare nell’introduzione della Costituzione del gennaio 2014, dove gli avvenimenti del 25 gennaio 2011 e del 30 giugno 2013 vengono descritti come un’unica “rivoluzione”, in quanto la seconda rappresenta il completamento della prima. Pertanto ci si chiede: l’utilizzo del termine “rivoluzione” in riferimento agli eventi del 25 gennaio contenuto nella Costituzione, implica forse che chi li descrive con un nome diverso da questo commette un reato punibile dalla legge? Secondo alcuni, Al-Deeb non ha commesso nessun reato che sia contemplato dal Codice penale egiziano. Tuttavia, ciò che dovrebbe attirare la nostra attenzione è che il difensore di Mubarak non è l’unico a essere di questo parere, ma ve ne sono molti altri, le cui parole però non hanno scatenato il clamore di quelle pronunciate invece da questo avvocato famoso. Ciò che si dovrebbe fare in risposta a queste parole, non è chiedere che chi le ha pronunciate venga sottoposto a processo, ma piuttosto spiegare la questione all’opinione pubblica ed indicare le cause che hanno reso il 25 gennaio una rivoluzione e non un complotto. Tuttavia, ritengo che sia troppo presto per poter giudicare se il 25 gennaio sia stato il giorno della “”rivoluzione” o del “complotto”. Se torniamo indietro al 23 luglio 1952, ricorderemo che quanto accadde quel giorno fu descritto inizialmente come un “movimento” e acquisì il nome di “rivoluzione” solo successivamente, sulla base di cambiamenti che si verificarono nella società. Gli avvenimenti, come quello che ha avuto luogo in Egitto il 25 gennaio 2011, possono essere considerati delle vere rivoluzioni se coloro che le hanno condotte hanno governato e trasformato la società; tuttavia guardando con oggettività a ciò che è accaduto in Egitto, non sembra affatto che sia questo il caso.
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