Al-Arabiya El Sisi e Arabia Saudita: sicurezza e cooperazione Pochi giorni fa, Abdel Fattah El Sisi ha elogiato l’Arabia Saudita e ha promesso di stringere forti legami a livello securitario con gli Stati arabi del Golfo, dichiarando: “Il primo Paese in cui mi recherò sarà l’Arabia Saudita ed esprimeremo la nostra gratitudine al Custode delle Due Sacre Moschee dacché non dimenticheremo le sue posizioni e le sue dichiarazioni a favore del popolo egiziano che hanno portato ad un cambiamento nell’equazione politica”. Ha poi aggiunto che la sicurezza del Golfo “fa parte della sicurezza dell’Egitto: “Noi non permetteremo a nessuno di comprometterla. Se ci fosse una minaccia ad un qualsiasi stato del Golfo, l’Egitto non resterebbe a guardare”. Il fatto che Egitto ed Arabia Saudita si sostengano a vicenda è cosa nota. Ciò che più conta, tuttavia, è decifrarne le prospettive in politica estera, viste sia dal Cairo che da Riyad in termini di sicurezza regionale. Entrambi i Paesi mirano a stabilizzare le questioni più scottanti, ossia la Libia e il futuro del discorso islamico riguardante i Fratelli Musulmani e l’estremismo salafita-jihadista nella regione e in Siria. La situazione libica è chiaramente un problema per entrambi i Paesi. La Libia si sta disintegrando davanti ai loro occhi, specie da quando il generale Khalifa Haftar ha dato il via alla cosiddetta “Operazione Dignità”. Il Cairo e Riyad oggi vedono incarnata in Haftar la speranza di mettere ordine in Libia sradicando le forze islamiste. El Sisi ha affermato che negli ultimi due anni il Paese nordafricano è diventato un covo di “estremisti e milizie” e ha giurato che il Cairo “non avrebbe permesso il lancio di operazioni terroristiche dall’interno Libia contro l’Egitto”. Questo è il motivo per cui, secondo un funzionario arabo, ci sono forze speciali dei Paesi del CCG sul confine libico-egiziano. Passando al discorso religioso, l’Egitto e la leadership saudita vedono i Fratelli Musulmani e i salafiti-jihadisti come una grave minaccia. Entrambi i Paesi sembrano voler lanciare una nuova campagna che mini la credibilità e il richiamo dei gruppi takfiristi in tutta la regione, Siria e Sinai compresi. Al-Azhar ed i religiosi sauditi sono stati arruolati per svolgere un ruolo più forte nella campagna di Egitto ed Arabia Saudita per contrastare i Fratelli Musulmani e i discorsi salafiti-jihadisti. Inoltre, i due Paesi, insieme con i partner del Golfo, sono impegnati a convincere Stati Uniti e Gran Bretagna a riconoscere la minaccia rappresentata dai membri della Fratellanza. Senza ombra di dubbio il probabile presidente egiziano El Sisi ed i Paesi del CCG rafforzeranno la loro collaborazione a livello militare e securitario con più esercitazioni congiunte e trilaterali per prepararsi ad implementare una soluzione armata per preservare la sicurezza degli Stati arabi alleati. El Sisi sta arrivando al vertice della politica egiziana in una congiuntura securitaria regionale estremamente importante. L’Arabia Saudita e il Golfo pontificheranno su questo evento epocale.
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