Originale:Venezuelanalysis.com
Il terrorismo in Venezuela e i suoi complici I media privati e gli importanti protagonisti sia in patria che all’estero, anche a Washington, hanno minimizzato, e in alcuni casi completamente ignorato, le azioni terroristiche perpetrate contro il governo venezuelano nei tre mesi passati. Tra gli esempi più recenti di notizie di terrorismo che sono state riferite all’estero senza dar loro adeguata importanza, c’è l’assassinio, avvenuto alla fine di aprile, di Eliézer Otaiza, un capo storico del movimento chavista e presedente del consiglio municipale di Caracas. Un altro esempio è la serie di rapporti emanati dal Segretario agli Interni, Miguel Rodríguez Torres con abbondanza di documenti compresi video, email, registri di telefonate e telefonate registrate che stabiliscono contatti tra l’attività terroristica e settori dell’opposizione venezuelana. Un esempio di come le accuse di terrorismo promosso dall’opposizione venga trascurato, sono le osservazioni iniziali di Robert Menendez, Presidente del Comitato per le Relazioni Estere del senato statunitense, in audizioni dove si studiavano le sanzioni proposte contro il Venezuela. Prima Menendez enumera numerose accuse di violazioni dei diritti umani a carico del governo, basate su dichiarazioni di vari individui che sono tutto tranne che imparziali (come Moisés Naím, che era Ministro della Pianificazione nel governo contro il quale Hugo Chávez aveva messo in atto un colpo di stato nel 1992). Poi Menendez va avanti a minimizzare la gravità della diffusa violenza messa in atto dall’opposizione. Dopo aver riconosciuto che “c’è stata violenza da entrambe le parti” aggiunge “ma dovremmo essere assolutamente espliciti nel dire che la responsabilità principale dell’uso eccessivo, ingiustificato della forza, dipende dall’Amministrazione di Maduro.” Chiunque ricavi le sue informazioni unicamente da queste fonti, potrebbe facilmente arrivare alla conclusione che, con l’eccezione di pochi eccessi secondari, che sono normali e inevitabili nei movimenti di protesta di questo genere, ciò che sta accadendo in Venezuela rappresenta una flagrante violazione dei diritti umani da parte del governo. Parlando in modo obiettivo, il quadro generale creato da quanto dicono gli avversari politici e da quanto pubblicano i media, incoraggia la frangia estremista dell’opposizione che è coinvolta nelle violenze di vasta portata. In questo senso, coloro che sminuiscono l’importanza della violenza incentivata dall’opposizione e che esagerano o costruiscono azioni delle forze di sicurezza per controllare le proteste consapevolmente o involontariamente, fanno da complici di coloro che sono responsabili di questa attività rovinosa. La suddetta affermazione ha bisogno di essere accompagnata da parole che mettano in guardia. Un giornalista o un protagonista della politica ha certamente il diritto di fare accuse senza essere accusato di aiutare o di favorire coloro che appartengono alla frangia violenta o di dare loro un vantaggio. Tuttavia il problema è doppio: in primo luogo, tutti gli analisti politici sono d’accordo che fare una scelta equivale a una distorsione dei fatti e che i media hanno l’obbligo di presentare tutte le informazioni rilevanti. Fare altrimenti incoraggia i colpevoli e dà la colpa a coloro che sono innocenti. In secondo luogo, le accuse fatte o insinuate dai media e dall’opposizione sono spesso formulate assolutamente senza alcuna prova. Queste dichiarazioni servono a neutralizzare qualsiasi reazione negativa alla violenza promossa dall’opposizione. Nel gergo dei tempi moderni, la tattica si chiama “controllo del danno.” Così, per esempio, il giornale di opposizione “Tal Cual” ha pubblicato un articolo di Sebastián Boccanegra che criticava i portavoce chavisti perché sostenevano che c’era l’opposizione dietro l’assassinio di Otaiza (un’ipotesi che il Ministro degli Interni Rodríguez Torres ha addotto sulla base di un’analisi delle circostanze della sua morte). Boccanegra ha poi difeso l’ipotesi che era stato opera di delinquenti, senza però offrire alcuna prova. Analogamente i messaggi pubblicati on line dall’opposizione completamente privi di prova, attribuivano l’assassinio di Otaiza alle lotte interne tra fazioni chaviste. Analogamente, la richiesta dell’opposizione di liberare gli studenti prigionieri serve ad allontanare l’attenzione dalle azioni violente dei dimostranti. Il 13 maggio, la coalizione dell’opposizione, la Tavola di Unità Democratica (Mesa de la Undidad Democratica MUD) ha sospeso un incontro sul “dialogo di pace” molto atteso, con la motivazione che il governo non era riuscito a liberare gli studenti prigionieri. La dichiarazione del MUD, come quelle dell’opposizione in generale, mancano di qualsiasi ammissione che molti dei prigionieri, se non la maggior parte, ha partecipato a ad atti di violenza. Ovviamente, determinare se i singoli prigionieri sono colpevoli di attività illegali spetta ai tribunali e non all’esecutivo nazionale. La richiesta di liberazione degli studenti è diventata un importante slogan dell’opposizione e delle proteste nelle strade. Recentemente il commentatore della televisione chavista Miguel Pérez Pirela ha fatto appello ai colleghi di usare la parola “terrorismo” invece del termine “guarimba” che è una parola di slang locale che si riferisce alla violenza urbana condotta in base alla teoria/tattica dei focolai guerriglieri. (ideata da Che Guevara, n.d.t) * La lista di azioni che la caratterizzano come terrorista, è ampia. Uno dei settori più colpiti è stata la metropolitana dei Caracas. Le stazioni della metro nella parte orientale della città, controllata da sindaci dell’opposizione, sono state devastate (così come quella nel Parco Carabobo vicina al centro della città), 90 vagoni della metro sono stati danneggiati, e 200 passeggeri sono stati feriti. Il 13 maggio, i lavoratori della metropolitana hanno fatto una marcia di protesta fino alla sede centrale del Procuratore Generale (che è stata anche essa pesantemente danneggiata da dimostranti dell’opposizione vari mesi prima) per domandare una ferma risposta del governo. La lista terrorista comprende anche l’uccisione di sei guardie nazionali e di tre poliziotti, la completa demolizione del campus della scuola militare UNEFA nella città di San Cristobal, la distruzione di edifici pubblici tra i quali il Ministero per lo sviluppo edilizio, l’incendio di un camion che distribuisce il gas della compagnia di stato PDSVA-Gas comunale nello stato di Tachira e anche e anche di veicoli che operano per la catena statale che distribuisce alimenti, la PDVAL (Produzione e Distribuzione Venezuelana di Alimenti), casi di attacchi a 162 medici cubani che lavorano per Misión Sucre sponsorizzata dallo stato, e la lista continua. Le dichiarazioni che vengono i dal Congresso degli Stati Uniti e dall’amministrazione Obama a condanna delle violazioni dei diritti umani, mancano di riconoscere che dei settori dell’opposizione sono stati coinvolti in atti di terrorismo. Per ironia lo stesso governo che giustifica una massiccia sorveglianza in tutto il mondo e che interviene in numerose nazioni del Medio Oriente e dell’Africa in nome dell’anti-terrorismo, chiude un occhio sull’attività terrorista in Venezuela e finisce in realtà per incoraggiarla. La revoca del Dipartimento di Stato dei visti del Presidente dell’Assemblea Nazionale Diosdado Cabello (per l’assurdo motivo che presumibilmente abbia raccolto e consegnato del denaro a Osama bin Laden) tenta di screditare proprio il chavista che rappresenta la linea dura nella lotta contro il terrorismo in Venezuela. Il terrorismo non può essere definito come azioni realizzate soltanto dal proprio nemico. Se succede così, il termine perde tutta la sua credibilità. http://www.academia.edu/4102793/The_Cuban_Revolution_Past_Present_and_Future Steve Ellner insegna all’Universidad de Oriente a Puerto La Cruz, in Venezuela e ha curato il libro: Latin America’s Radical Left:; Challenges and Complexities of Political Power in the Twenty-First Century da poco pubblicato dalla presso la casa editrice Rowman and Littelefiled [La sinistra radicale del dell’America Latina: sfide e complessità del potere politico nel ventunesimo secolo]. www.znetitaly.org Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/terrorism-in-venezuela-and-its-accomplishes
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