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12   Dic 2014

Il ritorno della barbarie
di Bernard Guetta
Traduzione di Andrea Sparacino

Accade negli Stati Uniti, in Iraq e anche (per di più) in Francia. Accade in tre paesi così diversi e lontani, ma dove emerge lo stesso abominio, la stessa barbarie. Negli Stati Uniti accade che il direttore della Cia, John Brennan, nominato da Barack Obama, non coinvolto nella generalizzazione della tortura dopo l’11 settembre e senza aver ricevuto accuse si senta obbligato a difendere la sua agenzia. “Lascio agli altri l’incombenza di definire queste attività”, ha dichiarato ieri rifiutando di pronunciare la parola “tortura”.

Brennan ha sottolineato che non possiamo sapere se altri metodi avrebbero prodotto gli stessi risultati. Insomma ha evitato di condannare un fatto accertato e ha voluto sottintendere che la tortura può essere giustificata se produce risultati.

Anche se ha negato di averlo fatto, Marine Le Pen ha sostanzialmente ribadito questo concetto il 10 dicembre. In Francia la leader del primo partito alle scorse elezioni europee ha giustificato la tortura nonostante tutto quello che è successo nella guerra d’Algeria. Sempre in Francia le dichiarazioni processuali degli aggressori di una coppia ebrea (in realtà ebraico-cattolica) rivelano che si può ancora pensare che gli ebrei sono tutti ricchi e nascondono i soldi in casa.

Tutto questo accade nel 2014 in un paese come la Francia, ma non è niente se confrontato agli avvisi che i “teologi” del gruppo terrorista Stato islamico hanno pubblicato a proposito di ciò che è lecito fare alle donne empie (ovvero non musulmane) e ridotte in schiavitù. Sono parole che non possiamo citare tanto sono sessualmente esplicite, ma i “teologi” parlano della schiavitù come della cosa più naturale del mondo (al pari della tortura) e spiegano la differenza di comportamento permessa con le giovani nubili e con quelle che non lo sono.

Tutto questo accade nel ventunesimo secolo in Europa, negli Stati Uniti e in Medio Oriente. Di fronte alle parole che abbiamo letto e ascoltato, pronunciate da persone di spicco come una politica francese e un direttore della Cia la cui nomina è stata confermata dal congresso, restiamo sconvolti.

È incredibile che accadano ancora cose del genere dopo l’illuminismo, la caduta delle dittature, il progresso della democrazia, il genocidio nazista e la condanna internazionale della tortura, all’epoca delle ong e della giustizia internazionale.

Ma davvero è stato tutto inutile? Tutti questi progressi, tutte queste persone morte per la libertà, tutte queste leggi e trattati per poi ritrovarci a questo punto?

Fortunatamente no. L’umanità ha progredito. Abbiamo testi che definiscono queste barbarie come crimini. Eppure non possiamo dare nulla per scontato. Lo stato di diritto, il rispetto dell’altro e la civilizzazione sono una battaglia quotidiana, una lotta permanente alla quale il genere umano non potrà mai sottrarsi.

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