fonte: la Jornada La natura dell’orrore che vive il Messico Stiamo in un momento di estremo pericolo ma si sono aperte anche grandi opportunità, scrive Gustavo Esteva. Gli avvenimenti e i comportamenti sono sfuggiti al controllo. I potenti esercitano ancora un’immensa capacità distruttiva ma non possono più fare quello che vogliono. L’orrore attuale, che in Messico arriva all’estremo, è una condensazione combinata, brutale e atroce, delle quattro forme di violenza che hanno storicamente definito la costruzione del capitalismo: la violenza dell’espropriazione e della separazione della gente dalle sue terre; quella della trasformazione delle persone in manodopera; quella dello sfruttamento lavorativo stesso e la violenza della repressione. Il terrore che accompagna queste violenze è indispensabile tanto per la spoliazione come per la criminalizzazione ma si usa anche per provocare l’oblio, la negazione. È necessaria una immensa forza repressiva perché la gente dimentichi un passato che può tornare. In fondo, una videoconferenza (in spagnolo) di straordinario interesse: come passare dall’educazione alternativa alle alternative all’educazione Hanno perso il nostro rispetto. Hanno dato prova di incompetenza, irresponsabilità e immoralità. Però sarebbe un errore credere che tutto nei loro atti sia cecità e torpore. Il governo federale ha tentato di lavarsi le mani su Ayotzinapa fin dal primo momento. Per una intera settimana, quella che ora ora pesa sul presidente come un’omissione irresponsabile, hanno sostenuto che si trattasse di un problema strettamente locale. Quando si è reso inevitabile l’intervento federale, hanno cercato di apparire come meri coadiuvanti e perfino come la forza capace di portare verità e giustizia a un caso che continuavano a considerare strettamente locale. “Iguala non è lo Stato”, insistevano. Volevano andare avanti così. In termini mediatici la manovra non ha funzionato. Non sono riusciti a coprire il sole con un dito. Il risveglio cittadino è profondo. Abbiamo ormai aperto gli occhi e non siamo disposti a chiuderli di nuovo. C’è confusione e sconcerto nelle nostre file perché non è facile ammettere la condizione criminale dei governanti e accettare che gli stessi apparati statali siano corrotti, e non solo coloro che li guidano. Abbiamo bisogno di esaminare con rigore il significato delle nuove minacce. Chi dirige il governo vuole approfittare del momento Ayotzinapa per rinforzare le sue risorse legali e istituzionali nella guerra che conduce contro di noi. Il suo dipartimento legislativo, che occupa San Lazzaro come se fosse il Congresso, prima di andarsene in vacanza approverà leggi che faranno parte del repertorio della contro-insorgenza. Spaventate, le classi politiche cercano armi addizionali per affrontare l’insurrezione civile e vincere la resistenza popolare che si leva da tutte le parti. Potranno forse essere approvate disposizioni che cercano di proteggere le strade dall’ira popolare e dalla libera manifestazione delle idee. Però sicuramente saranno approvate quelle che fanno parte della guerra. Il municipio non è mai stato libero come stabiliva la Costituzione e in buona parte del paese è strumento di oppressione e controllo o arena del conflitto. Però è anche spazio in cui la gente si esprime con vigore, afferma la sua resistenza e in molti casi governa la propria vita, con autorità che comandano obbedendo. La lotta per la difesa dei territori si dispiega soprattutto su scala municipale. Con il pretesto dei vari “Iguala” del paese, i casi in cui il governo municipale è in mani criminali, si vuole smantellare questa forza della resistenza. Buona parte dei municipi più sicuri del Messico si trovano in aree in cui la gente li ha presi nelle sue mani. Gli Stati su cui oggi gravano le maggiori minacce sono quelli in cui è diffusa la resistenza a miniere, dighe e megaprogetti, agli investimenti che ora si annunciano come “soluzione”. Vogliono portare al “Sud” le condizioni che al Nord hanno creato alcuni dei municipi più insicuri del paese. Per comprendere la natura dei dieci punti del Presidente, dobbiamo metterli in prospettiva. L’orrore attuale, che in Messico arriva al suo estremo, è una condensazione brutale e atroce delle quattro forme di violenza che hanno definito storicamente la costruzione del capitalismo: la violenza dell’espropriazione, della spoliazione, della separazione della gente dalle sue terre e dai possedimenti ancestrali; la violenza della trasformazione delle persone in manodopera; la violenza dello sfruttamento lavorativo stesso, e la violenza della repressione. Tutte e quattro sono oggi ferocemente combinate. Come hanno osservato brillantemente Peter Linnabaugh e Marcus Rediker, il terrore che accompagna queste violenze è indispensabile tanto per la spoliazione come per la criminalizzazione, perché i lavoratori rimangano separati dalla loro sussistenza. Il terrore si utilizza anche per provocare l’oblio, la negazione. È necessaria una immensa forza repressiva per cancellare la conoscenza delle alternative, perché la gente dimentichi ciò che una volta ha avuto e che può avere di nuovo. Non siamo più sotto uno stato di diritto. Non sono irrilevanti, però, le leggi che danno a governanti e polizie la capacità legale di reprimere e, soprattutto, quella di cercare di smantellare le capacità autonome di resistenza e trasformazione che abbiamo creato dal basso. Nella lotta attuale, nei nostri impegni di organizzazione e resistenza, dinanzi alla crescente aggressività della spoliazione, abbiamo bisogno di avere chiare la natura e le condizioni della guerra che si combatte contro di noi. Dobbiamo anche sapere che siamo in un momento di estremo pericolo. E di opportunità. Sotto la tempesta perfetta, nessuno è in salvo. Avvenimenti e comportamenti sono sfuggiti al controllo di quelli che fino a qualche anno fa li governavano. I “potenti” hanno ancora un’immensa capacità distruttiva e la stanno esercitando, però adesso non possono più imporre la loro volontà e fare quello che vogliono. Domina, adesso, la tendenza inerziale delle forze in gioco. È ora di agire.
Titolo originale: Naturaleza del horror
|
|