Originale: Aljazeera
http://znetitaly.altervista.org/
11 novembre 2014

Il Messico ad un punto critico
di Alice Driver
Traduzione di Maria Chiara Starace

 “Messico, svegliati, i Narcos governano!”

“La Scuola di Musica ripudia i crimini e la violenza del Narco-stato!”

“Potete seppellirci e farci sparire  ma non potete uccidere la lotta o le nostre idee!”

Gli studenti portavano questi cartelli mentre partecipavano ad alcune tra le più vaste proteste della storia del Messico svoltasi il mese scorso. Il 26 settembre, 43 allievi della Scuola Rurale Ayozinapa di Iguala stavano andando a una manifestazione quando sono spariti. Successive rivelazioni asseriscono che ci fosse il coinvolgimento del sindaco, che aveva ordinato alla polizia di consegnare gli studenti ai Guerreros Unidos, una banda locale di spacciatori. Questo indicava lo stretto rapporto tra i funzionari di governo e i “narcos”, un rapporto che è stato documentato in tutto il paese e nelle violazioni dei diritti umani che coinvolgono l’esercito e la polizia in casi di sparizione e di assassinio.

Le autorità, con una serie di  passi falsi,  hanno annunciato la scoperta  dei corpi degli studenti in una narcofosa (sepolture di vittime di bande di spacciatori), soltanto per trovare che la fossa comune conteneva corpi diversi. E poi altre fosse dello stesso tipo  sono state scoperte nella zona, ma nessuna conteneva i corpi degli studenti. Le sepolture hanno reso impossibile da ignorare il vasto problema della sparizione.

Problema di immagine

Quando il Presidente Enrique Pena Nieto si è insediato nella sua carica nel dicembre 2012, ha iniziato a far accettare la violenza solo come problema di immagine (come dire, non esiste, sono i media che lo fanno vedere troppo). Ha esercitato pressione sugli organi di stampa perché non riferissero o mostrassero le foto degli omicidi, e si è messo subito al lavoro falsificando le cifre degli omicidi e le statistiche sulle sparizioni.

Tre mesi dopo una conferenza stampa plateale in cui il suo governo annunciava un calo drastico delle scomparse, lo stesso governo è stato costretto a rivedere le cifre he aveva fornito.

Ma Pena Nieto ha fatto un lavoro sufficientemente buono, tanto che la rivista Time

Lo ha messo sulla copertina del numero di febbraio con il titolo “Sta salvando il Messico”. Le organizzazioni per i diritti  umani stimano che dal 2006 sono sparite 200.000 persone, sebbene il governo ammetta soltanto 26.000 sparizioni. La verità è che non ci sono statistiche affidabili perché il governo non ha nessun interesse a tenerne traccia.

Quando ho intervistato il giornalista della città di Juarez, Julian Cardona, nel 2013 per un film sulla violenza nei media messicani, ha sostenuto che: “I media possono essere intesi come una società che fa accordi taciti o sottobanco con i governi per controllare come i giornali coprono queste entità governative. Non si sa chi c’è dietro la violenza.”

Gli stretti legami di Nieto con Televisa, il più grosso gruppo radio-televisivo dell’America Latina sono stati ampiamente documentati e gli hanno perfino guadagnare il soprannome di “candidato di Televisa” durante le elezioni.

Per creare confusione, l’amministrazione di Pena Nieto ha seguito la strategia di fare arresti clamorosi di narcos di alto profilo e di dare la colpa di tutta l’attività criminale, comprese uccisioni e sparizioni, al fatto che tutti quelli coinvolti  facevano  parte delle attività del narcotraffico. Questo approccio rende le vittime responsabili della violenza che subiscono, e viene presentato sui media in modo tale da far diventare sospette tutte le vittime. La gente quindi ha paura di informare sulle sparizioni o su altri tipi di violenza, perché sanno che saranno indagati e forse torturati e costretti a confessare proprio i crimini di cui hanno riferito.

Il 7 novembre, il Procuratore Generale messicano Generale Jesus Murillo Karam, ha continuato a seguire questa strategia nella sua conferenza  stampa riguardante i 43 studenti scomparsi. Ha dato la colpa alla banda di spacciatori Guerreros Unidos, e ha descritto come  hanno fatti a pezzi i corpi e come li hanno bruciati su un mucchio di rifiuti. Far sembrare disumane e barbare le bande di spacciatori è una strategia per deviare l’attenzione dal fatto che le bande di spacciatori operavano apparentemente con la polizia e con il sindaco per trattare con gli studenti che dimostravano. Opportunamente per il governo, la banda di spacciatori non ha lasciato dietro nessun resto che potesse essere identificato.

Domande senza risposta

Molte domande rimangono senza risposta: perché il sindaco ha ordinato alla polizia di arrestare gli studenti e di consegnarli alla banda? Perché il governatore dello stato ha omesso di indagare sulle scomparse? Questo è ulteriore esempio delle molte violazioni di diritti umani che sono state documentate in Messico sotto Pena Nieto, nelle quali i narcos sembrano operare insieme per organizzare l’uccisione e la sparizione dei dimostranti e di altri dissidenti.

Alla conferenza stampa, Murillo Karam è stato sprezzante quando gli hanno fatto delle domande e ha cercato di mettere fine alla conferenza dicendo: “Sono stanco.” Questo ha fatto esplodere l’indignazione su Twitter che è diventata di tendenza in  tutto il mondo con l’hashtag#Ya MeCanse (#Sonostanco): “Come possono dichiarare morte 43 persone quando hanno soltanto sacchi di spazzatura e non hanno nessun DNA?#YaMeCanse?” ha chiesto Mariano Castillo.

Il punto principale è che l’incidente non è il primo di questo tipo in Messico; è uno di una serie di massacri documentati in cui  c’è la prova che il governo e il crimine organizzato hanno lavorato insieme per far scomparire i dimostranti (madri che protestano per la scomparsa delle loro figlie, lavoratori che protestano per il trattamento inumano, studenti che protestano per la mancanza di opportunità di educazione). Poiché esiste un  controllo dei media così stretto da parte del governo, e poiché il paese continua a essere uno dei posti più pericolosi del mondo per i giornalisti, di questa violenza estrema non si fa parola sui media.

Quando ho intervistato il giornalista messicano Sergio Gonzalez Rodriguez nel 2010

per sapere come era staro rapito, picchiato e lasciato sul bordo della strada dopo aver riferito circa l’uccisione delle donne a Juarez, ha detto che crede che i narcos formano “una rete di enorme portata che arriva fino alla più importante carica pubblica in Messico. Controllano il settore bancario e ogni altra cosa perché hanno invaso la società. Questo è il problema che ha il Messico, l’ascesa del crimine organizzato che è molto potente ed è essenziale per le istituzioni. Non è una forza esterno fatta di trafficanti di droga che si nascondono per evitare le pallottole. Niente affatto…Sono intrinsecamente collegati al sistema politico ed economico.”

Durante una manifestazione del 22 ottobre, i dimostranti a Città del Messico reggevano dei cartelli che dicevano: “Tuo figlio è mio figlio.”

Il paese ha raggiunto un punto critico, ma è sufficiente smantellare il narco-stato?


Alice Driver è una scrittrice che analizza problemi di genere, di diritti delle donne e di diritti umani incentrati sul Messico.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/mexico-a-country-at-breaking-point

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