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Messico: la ricerca della verità sulla scomparsa degli studenti? L’analisi della redazione del giornale messicano ‘La jornada’ sulla situazione politica in Messico, dopo la scomparsa di 43 studenti di cui non si sa ancora niente Dal 26 settembre scorso, dalla scomparsa dei 43 giovani studenti, in Messico e nel mondo non cessano le mobilitazioni d’indignazione e le azioni di protesta di fronte all’apatia e al disinteresse del governo messicano per il ritrovamento dei desaparecidos. Tre settimane dopo le aggressioni dei poliziotti e dei criminali contro gli studenti non è stato ancora catturato alcun responsabile né qualcuno è stato in grado di fornire una spiegazione solida e credibile delle ragioni di questi atti. Solo il sindaco della città di Iguala Velàzquez è stato messo sotto indagine perché sospettato di essere colluso con il crimine organizzato, ma a parte questo non è emerso molto altro. Nello stesso tempo bisogna sottolineare che il contesto attuale è legato a delle pratiche governative ormai vecchie, che risalgono a quel periodo noto come ‘la guerra sporca’, ossia un programma di terrore messo in atto dai governi dell’America Latina dagli anni ’60 agli anni ’80. Con i governi di José Lopez Portillo, dal 1970 al 1982, il governo messicano si è servito infatti di istituzioni civili e militari per tutelare la sicurezza della popolazione e del paese, annientando di fatto qualsiasi forma di opposizione politica- organizzazioni armate di sindacalisti, contadini e studenti- nella totale impunità che è durata fino ai nostri giorni. Così lo Stato messicano lungi dall’essere il garante dell’ordine è diventato un violatore sistematico della legge, rendendosi responsabile di pesanti crimini contro l’umanità e ha distrutto il diritto e la giustizia del Messico: cose di cui continuiamo ancora a soffrire. Aggiungiamo a tutto ciò che le autorità federali hanno adottato come progetto politico la riduzione dello strumento statale alla sua più semplice espressione: la privatizzazione a oltranza della cosa pubblica, l’apertura dei mercati senza alcun tipo di criterio e l’abdicazione dell’autorità politica rispetto all’iniziativa privata e, ancora più grave, di fronte alle organizzazioni criminali. Il ritorno di questi gruppi criminali non si spiega solo attraverso le loro strategie di corruzione e d’infiltrazione delle forze di polizia e delle istituzioni governative, ma è dovuto al ritorno di una logica neo liberale che ha condotto lo Stato a rinunciare alle prerogative più elementari, cioè la garanzia della sicurezza, l’integrità fisica e la vita della popolazione. Questa logica ha partorito nuove forme di criminalità, di povertà, di disoccupazione e di marginalità. Insomma non è affatto un caso se le azioni repressive dello stato sono condotte sempre sugli strati più deboli della popolazione e questo in modo congiunto da
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