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Dal Fiscal Compact al Social Compact: per un’Europa dei lavoratori e dei cittadini “Noi pensiamo che l’Italia dovrebbe liberarsi del ‘fiscal compact’ e sostenere in Europa un ‘social compact’, mettendo la centro il lavoro, l’inclusione e la coesione sociale, i diritti”. E’ così che il deputato Giulio Marcon ha presentato oggi alla Camera, come primo firmatario, la mozione di SEL per la revisione dei vincoli derivanti dal Trattato noto come “fiscal compact”. Un Trattato che secondo l’esponente del partito guidato da Nichi Vendola si è dimostrato, insieme alle politiche di austerità, non solo “fallimentare, ma drammaticamente nefasto per le economie europee e per le condizioni sociali di decine di milioni di persone in Europa”, aggravando la crisi, impoverendo i lavoratori, “aumentando la disoccupazione”. Alla base della crisi italiana ed europea, ha sostenuto Marcon, non ci sarebbe il debito pubblico, ma la cupidigia dei mercati finanziari e un “corposo groviglio di interessi materiali” che ha portato a una “enorme redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto, dai valori ai profitti, dai redditi alle rendite”. Per questo, ha continuato il deputato di SEL, sarebbe “ora di farla finita con questa ‘caccia alle streghe’ a danno dei pensionati, dei lavoratori, della scuola e della sanità pubblica. Tagliate da altre parti: le spese militari, le grandi opere, gli sprechi di molti, inutili incentivi alle imprese. E andate a prendere i soldi dove si trovano: nei paradisi fiscali, nelle rendite finanziarie, nelle grandi ricchezze”. La mozione presentata da SEL sollecita dunque il governo a rivedere le sue politiche economiche e gli accordi di bilancio, assumendo un ruolo di protagonista in Europa per rifondarla all’insegna di “lavoro, democrazia, giustizia sociale, sostenibilità del modello di sviluppo”. Per Marcon, sono diversi i passi concreti che vanno compiuti in direzione di un’“altra Europa”: la “radicale modifica del trattato sulla convergenza del bilancio, il cosiddetto fiscal compact”; l’applicazione della golden rule, che escluda dalle regole di spesa, introdotte dal Patto di stabilità, “gli investimenti degli enti territoriali per il lavoro, la messa in sicurezza delle scuole, gli interventi per il risparmio energetico, la salvaguardia dell’assetto idrogeologico del territorio”; la ridefinizione del ruolo della Banca centrale europea, “trasformandola in soggetto prestatore di ultima istanza”; “l’emissione di eurobond e project bond a livello europeo per finanziare e promuovere l’occupazione giovanile e la riconversione ecologica del sistema produttivo”; per l’Italia, un “rientro più morbido e graduale del debito sovrano”. L’obiettivo, ha concluso Marcon, è “battere il populismo e rilanciare il progetto democratico di un’Europa dei cittadini”, facendo in modo che l’Europa risponda “ai lavoratori e ai cittadini, non ai tecnocrati e ai banchieri”.Per accertare la legittimità giuridica del “Fiscal Compact”, SEL presenterà anche un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
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